30 aprile 2025 – Mercoledì scorso le autorità di sicurezza degli Emirati Arabi Uniti (EAU) hanno reso noto l’avvenuta interruzione di una operazione illegale di traffico di armi dirette alle Forze armate sudanesi (SAF), impegnate nella guerra civile che continua a piagare quel paese africano. Il procuratore generale emiratino Hamad Saif Al Shamsi ha al riguardo specificato che i servizi di sicurezza degli EAU hanno smantellato una organizzazione dedita al commercio illegale delle armi arrestandone diversi componenti, definendo l’attività criminale da essi posta in essere come una «grave minaccia recata alla sicurezza nazionale».
TRAFFICO D’ARMI: ARRESTI A DUBAI
L’inchiesta ha preso avvio a seguito del ritrovamento di un ingente quantitativo di munizionamento a bordo di un velivolo privato proveniente da un paese estero che aveva fatto scalo nella monarchia del Golfo. Inoltre, è stata posta sotto sequestro anche una ingente somma di denaro rinvenuta in una camera d’albergo a Dubai dove alloggiava un soggetto riconducibile alla citata organizzazione. Le autorità emiratine sono risalite alla organizzazione composta da diversi elementi legati all’apparato militare sudanese, tra i quali figura l’ex direttore dell’intelligence Salah Gosh, un altro ufficiale già appartenente ai servizi di sicurezza e un consigliere dell’ex ministro delle finanze. È inoltre trapelato che nell’affaire sarebbero coinvolti anche uomini d’affari sudanesi.
KALASHNIKOV E MILIONI
A seguito dello svolgimento delle loro attività, gli investigatori hanno portato alla luce un accordo relativo alla fornitura di sistemi armi per un valore di milioni di dollari, concernente, tra l’altro, fucili d’assalto automatici Kalashnikov, mitragliatrici e granate. Si ritiene che i fondi destinati alla copertura finanziaria dell’operazione siano transitati attraverso una società avente i propri uffici negli EAU, gestita da un personaggio definito come «vicino» alle Forze armate sudanesi, che allo scopo si sarebbe coordinato con un alto funzionario della difesa sudanese. Sempre sulla base della ricostruzione effettuata dagli investigatori emiratini, l’operazione, dell’ammotare di almeno 2,6 milioni di dollari, sarebbe stata autorizzata dal Comitato per gli armamenti presieduto dal generale Abdel Fattah al-Burhan e dal suo vice, Yasser al-Atta.
LA GUERRA CONTINUA
Si tratta di una vicenda che ha luogo mentre le violenze nella regione del Darfur sono in aumento. Il campo per sfollati di Abu Shouk, nei pressi di El-Fasher, è stato bombardato per tre giorni dalle Rapid Support Forces (RSF), e a seguito di questa azionie hanno perso la vita più di venti civili, mentre quaranta sono rimasti feriti. Ulteriori attacchi sono stati compiuti questo mese nei campi di El-Fasher e Zamzam, dove sono stete uccise centinaia di persone. Dall’aprile del 2023 la guerra vede contrapposti l’esercito regolare del generale Abdel Fattah al-Burhane e le Rapid Support Forces al comando del generale Mohamed Hamdan Daglo, un conflitto che finora ha provocato decine di migliaia di morti fatto divenire sfollati oltre tredici milioni di persone, aggravando una crisi umanitaria di per sé già senza precedenti.