Herzliya, 13 ottobre 2025 – L’analista israeliano Ely Karmon, esperto di sicurezza e contrasto del fenomeno terroristico, ricercatore senior presso la Reichman University di Herzliya i Israele, ri guardo agli ultimi importanti sviluppi della situazione a Gaza e nel suo paese si dice «sì ottimista, ma cauto». Karmon ha in precedenza aderito alla Coalizione per la sicurezza regionale, sodalizio del quale fanno parte più di centoventi personalità israeliane, tra alti dirigenti dei settori della sicurezza, della diplomazia, dell’economia e del mondo accademico, tutte persone che hanno espresso il loro profondo apprezzamento nei confronti del presidente degli Stati Uniti d’America, Donald J. Trump, in ragione della sua coraggiosa leadership nell’iniziativa di promozione dell’accordo per il rilascio degli ostaggi sequestrati da Hamas e per il cessate il fuoco nella striscia di Gaza.
CAUTO OTTIMISMO
L’analista di Herzliya ha affrontato questo argomento nel corso della lunga intervista concessa oggi all’emittente sudamericana “Radiojai” – https://www.radiojai.com/index.php/2025/10/13/190107/ely-karmon-israel-vive-un-dia-muy-feliz-pero-la-segunda-fase-sera-mucho-mas-dificil/ -, dove ha commentato il rilascio degli ostaggi e il discorso di Donald Trump alla Knesset, descivendo inoltre l’atmosfera di speranza frammista a cautela che permea le coscienze degli israeliani in questa drammatica fase della storia del loro paese. Egli ha definito il momento «un giorno molto felice per Israele», sottolineando altresì che «il rilascio di tutti gli ostaggi è un evento molto importante, risultato diretto della politica del presidente Trump. La popolazione israeliana sta vivendo la notizia con emozione, le famiglie degli ostaggi liberati e, praticamente, l’intera popolazione, applaude a questo evento».
IL SUCCESSO DI DONALD J. TRUMP E LA COMPLESSA REALTÀ
Per quanto invece concerne il discorso pronunziato dal presidente statunitense Donald Trump, Karmon lo ha definito come «hollywoodiano, sionista e filo-israeliano, al pari di qualsiasi altro che abbiamo sentito negli ultimi anni», tuttavia, ha ammonito che «la realtà è molto più complessa», sottolineando come le sfide che si pongono a livello regionale, in particolare i negoziati sulla striscia di Gaza e la coesistenza con l’Autorità nazionale palestinese, – non sono ancora pervenuti a una soluzione chiara. L’analista ha anche fatto riferimento al vertice di Sharm el-Sheikh, al quale hanno partecipato i leader del mondo arabo e musulmano, tra cui i capi di Stato di Turchia, Egitto e Qatar. Egli ha evidenziato le tensioni in atto tra i paesi sunniti in merito alla ricostruzione del territorio palestinese distrutto da due anni di guerra: «La Turchia, che per anni è stata l’alleato più importante di Hamas, adesso chiede di partecipare alla forza di ricostruzione, ma non c’è unità tra i paesi sunniti».
IL PRAGMATISMO PUÒ APRIRE NUOVI SCENARI
Il ricercatore della Reichman University di Herzliya ha concluso parlando dell’esplicito sostegno fornito dal presidente americano Trump al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: «Trump ha cercato di sostenere personalmente Netanyahu nel suo discorso, chiedendo persino al presidente dello Stato ebraico (Yitzhak Herzog, n.d.t.) di concedergli l’amnistia». Egli ha quindi criticato l’esclusione delle alte cariche della magistratura dall’evento che ha avuto luogo alla Knesset, che ha descritto come «un segno di deterioramento istituzionale, quasi una mafia politica». Karmon si è detto ottimista ma cauto: «Non soltanto riguardo al rilascio degli ostaggi, ma anche perché quasi duemila palestinesi sono stati liberati dalle carceri israeliane dove erano detenuti. Comunque, si tratta di un passo che può aprire un nuovo scenario se c’è pragmatismo. Ciononostante, in assenza di un reale mutamento nella politica israeliana nei confronti dei palestinesi, la situazione di fondo non cambierà».



