Egli era intervenuto recentemente commentando la possibilità di un accordo per un cessate il fuoco in Libano, ritenendo che «essendo Hezbollah ancora forte in diverse parti di quel paese, Israele non si dovrebbe precipitare a stipularci una tregua», mentre, a suo avviso, «qualsiasi cessate il fuoco dovrebbe[…]

MEDIO ORIENTE, conflitti e scenari. Proteiformità o il verdetto è già scritto?

L’ayatollah Khamenei, guida suprema della Repubblica Islamica dell’Iran, attende pazientemente. Il successo dei negoziati tra lo Stato ebraico e Hamas per il rilascio degli israeliani sequestrati convincerà la leadership di Teheran ad astenersi dal compiere un grave attacco quale vendetta per l'eliminazione di Ismail Haniyeh avvenuta a Teheran alcune settimane fa. La visita del capo di stato maggiore americano nella regione, generale Lloyd James Austin, alla vigilia dell’attacco israeliano in Libano, è comunque indice dello stretto coordinamento tra gli Stati Uniti d’America, Israele e gli alleati arabi sunniti, teso a prevenire la diffusione di crisi e l’escalatione verso una guerra totale, con il coinvolgimento diretto dell’Iran. L’articolo di stampa che riportiamo di seguito, a firma del professor Ely Karmon, è stato pubblicato da “Maariv” un’ora dopo l’inizio del massiccio attacco preventivo dell’aeronautica militare israeliana (IAF) contro l’arsenale missilistico di Hezbollah nel Libano meridionale, nella mattinata del 25 agosto. Quest’ultimo è stato un attacco limitato, poiché Hezbollah attraverso il lancio di trecento razzi Katyusha e l’impiego di venti droni contro il nord di Israele, ha cagionato soltanto limitati danni in termini umani così come alle infrastrutture. Tuttavia, nel suo discorso serale l’attacco è stato presentato da Hassan Nasrallah, leader del movimento sciita libanese, nelle forme di «un enorme successo militare», in quanto avrebbe «distrutto parte del territorio israeliano»; egli ha poi concluso annunciando che «l’attacco della vendetta» ha chiuso questo capitolo. Tuttavia, secondo lo stesso Karmon, «è forse troppo presto per ritenere l’attacco preventivo di Israele e la risposta parziale di Hezbollah davvero la fine di questa fase della campagna»