Un operatore umanitario di cittadinanza belga, Olivier Vandecasteele, astretto a detenzione per 455 giorni in un carcere iraniano sulla base di false accuse di spionaggio, ha recentemente ottenuto la libertà a seguito di uno scambio effettuato dalle autorità di Bruxelles con quelle di Teheran che ha visto quale contro partita la liberazione di un ufficiale dell’intelligence della Repubblica Islamica, Assadollah Assadi, precedentemente condannato alla pena di venti anni di reclusione in quanto ritenuto responsabile di avere organizzato nel giugno del 2018, in concorso con due cittadini belgi, un attentato dinamitardo che avrebbe dovuto compiersi nel corso di una manifestazione indetta a Villepinte, piccola città nei pressi di Parigi, da un importante gruppo dell’opposizione alla teocrazia sciita al potere in Iran.
UN PRECEDENTE PERICOLOSO
Si tratta di un precedente pericoloso, poiché potrebbe incidere negativamente su decine di altri casi di cittadini europei presi in ostaggio in Iran sulla base delle false accuse riguardo a un loro ruolo svolto nelle proteste popolari di massa seguite all’assassinio della giovane Mahsa Amini, proteste ferocemente represse dagli apparati di sicurezza della Repubblica Islamica, in particolare dai Guardiani della Rivoluzione. L’annuncio del rilascio di Vandecasteele è stato fatto dal primo ministro belga Alexander De Croo lo scorso venerdì 26 maggio. Il quarantaduenne operatore umanitario belga era stato arrestato nel febbraio del 2022 nel corso di una sua visita in Iran e, successivamente condannato undici mesi dopo alla pena di quarant’anni di detenzione e settantaquattro frustate a seguito di un processo svoltosi a porte chiuse, che lo ha visto imputato di diversi reati, tra i quali quello di spionaggio.
IL FALLITO ATTENTATO DI VILLEPINTE
Assadollah Assadi era stato condannato a venti anni di carcere dalla Giustizia belga nel 2021 per il ruolo svolto nelle attività di pianificazione di un attentato dinamitardo che avrebbe dovuto essere compiuto in Francia ai danni del Consiglio nazionale della resistenza iraniana (CNRI), un gruppo dell’opposizione iraniana in esilio conosciuto anche come Mujahedeen-e-Khalq (MEK), che aveva indetto una manifestazione a Villepinte. (¹)
I magistrati belgi avevano posto in relazione Assadi con una coppia che era stata fermata dalla polizia belga e trovata in possesso di oltre mezzo chilo di esplosivo Tatp e un detonatore.
L’ARRESTO DI ASSADOLLAH ASSADI
Alla manifestazione di Villepinte erano presenti Rudy Giuliani (a quel tempo avvocato dell’allora presidente statunitense Donald Trump), Newt Gingrich (già portavoce conservatore della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d’America) e l’ex candidata presidenziale colombiana Ingrid Betancourt. Assadi aveva prestato servizio in qualità di terzo consigliere presso l’Ambasciata iraniana a Vienna, non era mai stato processato in Europa per casi di coinvolgimento diretto in attività terroristiche, ma poi era stato arrestato in Germania, dove non godeva dell’immunità diplomatica. Le autorità della Repubblica Federale lo avevano poi estradato in Belgio. (²)
Nel marzo 2022 Bruxelles negoziava un accordo di scambio di prigionieri con Teheran, creando uno strumento legale utile al trasferimento di una persona condannata dall’Iran al Belgio e viceversa, ponendo le basi per lo scambio dei due detenuti, Vandecasteele con Assadi.
IL CONTROVERSO TRATTATO BILATERALE
Decine di giuristi ed esperti in materia di diritti umani, sia belgi che internazionali, oltre al CNRI, che ha sede a Parigi, protestarono chiedendo l’annullamento dell’accordo. (³)
La conseguenza fu quella di un pronunciamento della Corte costituzionale di Bruxelles, che sospese l’accordo nel mese di dicembre sul presupposto la base del fatto che Assadi una volta nel suo paese avrebbe potuto essere rilasciato dalle autorità della Repubblica Islamica. La strada per lo scambio di prigionieri sarebbe stata comunque aperta non più tardi dell’aprile del 2023 grazie alla stipulazione di un trattato bilaterale, che una volta entrato in vigore ha consentito ai cittadini belgi detenuti in Iran di scontare il resto della loro pena nel proprio paese, viceversa per quelli iraniani. A quel punto, Bruxelles è stata accusata dal CNRI di aver «pagato un vergognoso riscatto per la presa di ostaggi».
UN «VERGOGNOSO RISCATTO»
Questa organizzazione dell’opposizione iraniana ha sottolineato come l’accordo intercorso tra i due paesi incoraggerà «il fascismo religioso che governa l’Iran a continuare i suoi crimini attraverso la repressione e il terrorismo regionale e internazionale». (⁴)
Al suo arrivo a Teheran, venerdì scorso, Assadi ha ricevuto un benvenuto da eroe, tra gli altri, dal portavoce del governo, Ali Bahadori Jahromi, e da Kazem Gharibabadi, numero due della magistratura iraniana e segretario dell’Alto Consiglio per i diritti umani. L’agenzia ufficiale di stampa IRNA, commentando l’evento ha titolato “Il diplomatico torna in Iran dopo cinque anni di detenzione illegale e di prigionia in Belgio”, respingendo totalmente le accuse di terrorismo mosse all’ex diplomatico dagli organi di sicurezza e dai giudici di Bruxelles. Ma, se la liberazione dei due detenuti è stata celebrata in pompa magna nei rispettivi Paesi, nessuno, tranne il Sultanato dell’Oman, ha però fatto cenno al legame tra i due casi. (⁵)(⁶)
SCAMBIO DI PRIGIONIERI
I negoziati finalizzati allo scambio di prigionieri in Belgio dal 2021 hanno incoraggiato il terrorismo iraniano aprendo la strada alla cattura di altri ostaggi europei. Recentemente le forze di sicurezza della Repubblica Islamica hanno arrestato nove persone provenienti da Germania, Polonia, Italia, Francia, Paesi Bassi, Svezia oltreché da altri paesi accusandole di avere svolto un ruolo nelle proteste popolari divampate in Iran a seguito della morte di Mahsa Amini. Queste persone, non identificate, sarebbero state fermate «nel corso dei disordini di piazza durante i disordini o mentre tramavano dietro le quinte», ha reso noto al riguardo mediante un proprio comunicato stampa il ministero dell’Intelligence di Teheran. Il 12 maggio scorso sono stati rilasciati anche due cittadini francesi, detenuti anch’essi in Iran, si tratta di Benjamin Brière e Bernard Phelan, questo mentre il Belgio stava ancora negoziando il rilascio del suo unico ostaggio, appunto Vandecasteele.
L’ARRESTO DEI FRANCESI E LA PRATICA DEL SEQUESTRO DI OSTAGGI
Brière era stato arrestato nel maggio del 2020 con l’accusa di spionaggio, Phelan il 3 ottobre 2022 per aver posto in essere presunte attività pericolose per la sicurezza nazionale. Secondo quanto afferma il ministero degli Esteri iraniano in un proprio comunicato ufficiale, i due cittadini francesi sarebbero stati rilasciati nel quadro di «un’azione umanitaria» seguita alle «richieste di Parigi effettuate a vari livelli e dopo trattative». L’attuale inquilina del Quai d’Orsay, Catherine Colonna, ha in seguito teso a rimarcare che non c’era stato alcun quid pro quo per questi rilasci. Quattro, tra uomini e donne francesi, sono tuttora detenuti nelle carceri della Repubblica Islamica. Secondo il quotidiano francese “Le Point”, l’esito del caso Assadi potrebbe facilitare la loro liberazione, però rafforzerà la tendenza di Teheran al ricorso a pratiche che riportano indietro agli anni dei ripetuti sequestri di ostaggi (in Iran, Libano e altrove, n.d.c.).
TERRORISMO IRANIANO IN EUROPA
Solo raramente i vertici della Repubblica Islamica dell’Iran sono stati scoraggiati dal ricorso al terrorismo in Europa. Si è verificato, ad esempio, quando avvertivano una minaccia diretta per loro, come nel caso del processo Mykonos in Germania nel 1997. Il 17 settembre 1992 il segretario generale del Partito democratico del Kurdistan iraniano, Sadegh Sharafkandi, e tre dei suoi associati vennero assassinati all’interno del ristorante Mykonos a Berlino. A seguito del verdetto emesso nell’aprile 1997 dal tribunale per questi omicidi, nella cui motivazione della sentenza si riteneva che il governo iraniano avesse «ispirato, sostenuto e supervisionato» l’attività terroristica, le relazioni tra Berlino e Teheran precipitarono. Entrambi gli Stati richiamarono i propri ambasciatori, si interruppe la cooperazione a livello ministeriale, vennero espulsi alcuni diplomatici da entrambe le parti e il dialogo critico con l’Europa conobbe una fase di sospensione. Gli altri Paesi europei seguirono l’esempio tedesco e l’Iran si trovò isolato dal mondo sviluppato. (⁷)
BIENNIO 2017-2018: LE CELLULE ARMATE SI RIATTIVANO
Per quasi due decenni i leader del regime iraniano vennero scoraggiati a ricorrere alla pratica del terrorismo dall’esperienza di Mykonos, tuttavia nel biennio 2017-2018, dopo una lunga sospensione della loro attività in Europa, le cellule iraniane organizzarono nuovamente una serie di attacchi, la maggior parte dei quali diretti contro elementi dell’opposizione alla teocrazia. L’attacco dinamitardo al raduno del CNRI a Villepinte sventato il 30 giugno 2018 era parte di questa campagna, potenzialmente la più letale. Nel gennaio 2018, dopo settimane di indagini e sorveglianza, le autorità tedesche fecero irruzione in diverse abitazioni di persone riconducibili ad agenti iraniani, che secondo quanto riferito stavano raccogliendo informazioni riguardo a potenziali obiettivi israeliani ed ebrei in Germania. Vennero spiccati dieci mandati di cattura a carico di altrettanti agenti iraniani, tuttavia nessuno venne tratto in arresto.
OPERAZIONI IN ALBANIA E SCANDINAVIA
Nel marzo 2018, la polizia albanese ha arrestato due agenti iraniani con l’accusa di terrorismo dopo che questi erano stati sorpresi a sorvegliare un luogo dove stavano per iniziare le celebrazioni del capodanno iraniano (Nowruz). Nel giugno dello stesso anno, un’indagine condotta dall’intelligence dei Paesi Bassi ha portato all’espulsione di due diplomatici iraniani, un atto seguito all’omicidio, verificatosi diversi mesi prima, di un attivista arabo iraniano ucciso a colpi di arma da fuoco nella capitale olandese. Alla fine di settembre, tre persone ritenute pericolose ritenute responsabili della commissione di un grave reato, venivano fermate dalla polizia danese mentre viaggiavano a bordo di un’autovettura immatricolata in Svezia; successivamente, un cittadino norvegese di origine iraniana venne arrestato in Svezia il 21 ottobre in relazione al presunto piano orchestrato dai primi. La Norvegia ha estradato in Danimarca l’uomo che era stato osservato mentre fotografava l’abitazione danese di un leader del Movimento di lotta araba per la liberazione di Ahvaz (ASMLA), organizzazione di ribelli nazionalisti arabi che sostiene uno Stato arabo separato dalla Repubblica Islamica nella provincia iraniana del Khuzestan.
LE ACCUSE EUROPEE
Dopo aver sottolineato che gli ultimi complotti terroristici iraniani dimostrano uno schema che va ben oltre i due incidenti in Francia e Danimarca, Giulio Terzi di Santagata, già ministro degli Affari esteri italiano, ha chiesto ai leader occidentali di riconoscere l’inutilità del tentativo di indurre i leader iraniani al rispetto degli standard internazionali. È molto più probabile che a costringere la classe dirigente iraniana a comportamenti più ragionevoli sia la politica della «massima pressione», ritiene il primo ministro e il capo dell’intelligence danese, rispettivamente Lars Lokke Rasmussen e Finn Borch Andersen, che hanno chiesto all’Unione europea l’imposizione di sanzioni dopo che era venuto alla luce il complotto ordito per uccidere i residenti danesi associati all’ASMLA. Nel gennaio 2019, l’Unione europea ha ritenuto l’unità di intelligence iraniana responsabile e due membri del suo staff come «terroristi», congelando conseguentemente i loro beni, questo dopo che i Paesi Bassi avevano accusato Teheran di avere organizzato due omicidi sul suo territorio, unendosi così a Francia e Danimarca nel sostenere le responsabilità dell’Iran nella pianificazione di attacchi in Europa. L’Iran continua in ogni caso a detenere in ostaggio decine di cittadini occidentali.
ENNESIMA FASE DELLA «DIPLOMAZIA DEGLI OSTAGGI»
Storicamente, l’Iran ha fatto ampio ricorso al terrorismo come strumento di ricatto, una linea di condotta resale possibile dall’assenza di resistenza e risolutezza da parte degli Stati Uniti d’America (potenza mondiale e modello di democrazia occidentale) e della Francia (attore globale, storico latore dei valori liberali dell’Occidente), durante la lunga crisi degli ostaggi nel 1979 a Teheran, e successivamente in Libano, oltre a una chiara assenza di reazione tangibile agli attentati con camion bomba a Beirut e nelle strade di Parigi negli anni Ottanta. (⁸)
Ultimamente, l’Europa si trova ad affrontare una nuova fase della cosiddetta «diplomazia degli ostaggi», tesa a tacitare qualsiasi sostegno internazionale alla rivolta popolare pacifica contro il brutale regime degli ayatollah. I leader europei direttamente coinvolti nel sostegno ai loro cittadini assediati, le Nazioni Unite e la comunità internazionale, le Ong per i diritti umani, personalità di ogni ceto sociale dovrebbero reagire con forza contro questa politica e isolare il regime teocratico iraniano. Purtroppo, la decisione del governo belga di piegarsi alla pressione e al ricatto di Teheran ha complicato i tentativi europei di contrastare le attività terroristiche e sovversive di Teheran.
(¹) https://abcnews.go.com/International/wireStory/oman-prisoner-swap-belgium-iran-underway-99622790
(²) https://ctc.westpoint.edu/irans-deadly-diplomats/
(⁴) https://www.iranintl.com/en/202305268884
(⁵) https://en.irna.ir/news/85122773/Diplomat-returns-to-Iran-after-5-years-of-illegal-detention-by
(⁸) https://ict.org.il/irans-strategy-of-terrorist-blackmail-in-a-historic-perspective/