TERRORISMO, strage di Mosca. Crocus City Hall: bisogna guardare a Kiev oppure a Idlib?

L'attacco terroristico all’auditorium della capitale russa è stato compiuto durante il mese del Ramadan, sacro agli islamici. Un periodo affatto insolito per il compimento di questo genere di azioni da parte di Islamic State. non solo: la strage è stata perpetrata alla vigilia del 23 marzo, giorno del quinto anniversario della perdita da parte del califfato della sua ultima roccaforte in Siria, Baghouz. In fondo, questa organizzazione jihadista in passato ha rivendicato più volte la paternità di azioni terroristiche compiute durante il mese di Ramadan, soltanto nel 2016 durante questo mese vennero effettuati attacchi in Arabia Saudita, Bangladesh, Iraq, Israele, Libano e Turchia. Nell’esclusiva intervista rilasciata alla testata online “RBC”, due esperti della materia (il professor Ely Karmon, della Reichman University di Herzliya e il professor Rohan Gunaratna, docente presso la Nanyang Technological University di Singapore) si sono confrontati allo scopo di fare maggiore chiarezza riguardo alle caratteristiche e alle reali responsabilità relative alla strage del Crocus City Hall

L’attacco terroristico all’auditorium moscovita Crocus City Hall è stato ben pianificato e non lo si sarebbe potuto portare a termine senza una lunga preparazione a opera di una grande organizzazione. Questa è l’opinione di alcuni esperti della materia recentemente interpellati dalla testata giornalistica russa “RBC” riguardo alla strage perpetrata lo scorso 22 marzo nella capitale della Federazione Russa, https://www.rbc.ru/politics/29/03/2024/6604580a9a7947d71c50a528. Essi, inoltre, rilevano come sia la prima volta che in azioni del genere i terroristi ricorrano anche a un incendio doloso.

UNA SERIE DI ARRESTI IN POCHI GIORNI

Lo stesso giorno dell’attentato, il 22 maggio, nel quartiere moscovita di Basmanny, noto per i locali alla moda e le gallerie d’arte all’avanguardia, erano state tratte in arresto otto uomini sospettati di avere preso parte all’azione terroristica al Crocus, nella quale erano rimaste uccise 143 persone. Il giorno seguente, 23 marzo, il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin dichiarò che in totale erano state arrestate undici persone riconducibili alla strage, mentre la cattura di ulteriori tre non venne ancora resa nota. Il 24 marzo nella regione di Bryansk a venire arrestati erano stati quattro cittadini del Tagikistan: Shamsidin Fariduni, Saidakrami Rachabalizoda, Dalerjon Mirzoev e Muhammedsobir Fayzov, ritenuti essere gli autori materiali dell’attacco terroristico sulla base di numerose fotografie e video, inclusi quelli pubblicati su profili vicini all’organizzazione jihadista Islamic State.

ESECUTORI MATERIALI E FINANZIATORI

Il 25 marzo anche Isroil Islomov e i suoi due figli adulti, Aminchon e Dilovar, sono stati arrestati, poiché, sulla base degli elementi che gli inquirenti russi hanno reso noti, si sarebbe appurato che Dilovar Islomov aveva ceduto al gruppo di terroristi un’autovettura marca Renault. L’ottavo presunto terrorista catturato, Alisher Kasimov, è stato arrestato il 26 marzo; egli, che tuttavia si dichiara innocente, secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, avrebbe affittato un appartamento agli autori dell’attacco terroristico. Il 28 marzo, il comitato investigativo riferiva che in relazione all’attacco terroristico era stato arrestato un altro individuo, sospettato di aver contribuito «al finanziamento del piano terroristico».

TERRORISTI TAGIKI

Al momento non sarebbero disponibili informazioni certe sulle modalità relative all’incontro delle persone che in seguito avrebbero dato vita al gruppo di fuoco che ha poi perpetrato la strage a Mosca. Nel corso di un interrogatorio da parte degli inquirenti russi del quale è stata effettuata  una videoregistrazione, una delle persone arrestate, Shamsidin Fariduni, ha riferito che «l’assistente del predicatore» lo ha contattato tramite Telegram e gli ha offerto 500.000 rubli «per uccidere le persone, non importa chi fossero queste ultime». Allo specifico riguardo, rispondendo ai giornalisti della testata online “RBC”, il professor Ely Karmon, analista presso la Reichman University di Herzliya, esperto in materia di terrorismo e forme di contrasto, ha evidenziato come sia tutto sommato facile reclutare delle persone per fargli compiere un attentato.

UNA CELLULA STRUTTURATA

«La questione però – afferma Karmon -, è prepararli per un attacco terroristico ed elaborare un piano per un azione in occasione di un evento specifico. Attualmente il reclutamento avviene principalmente su Internet, mediante Telegram e varie chat, forum aperti e chiusi. Allo scopo di organizzare e portare a termine un attacco terroristico come quello del Crocus City Hall, si è resa necessaria un’attenta preparazione e un coordinamento delle attività, e il fatto che due membri del gruppo fossero contemporaneamente in Turchia indica che abbiamo a che fare con una cellula terroristica, dunque non soltanto un’aggregazione di sconosciuti reclutati uno per uno sul web».

IL «BUCO NERO» DI FARIDUNI E RACHABALIZODA

Durante il citato interrogatorio, Fariduni ha dichiarato di essersi recato in Turchia perché i suoi documenti, riferendosi egli al suo visto di ingresso in Russia, erano scaduti. Il portale turco di informazione e approfondimento “Yetkin Report”, citando fonti delle forze di sicurezza di Ankara, ha reso noto che «Fariduni era volato a Istanbul da Mosca il 20 febbraio e, il giorno successivo, aveva fatto il check-in in un hotel sito nel quartiere di Fatih». Tre giorni dopo, il 23 febbraio, ha pubblicato su Instagram (social di proprietà della società Meta del quale è vietato l’uso nella Federazione Russa) otto immagini geolocalizzate ad Aksaray (Istanbul). Il 27 febbraio Fariduni ha quindi lasciato l’albergo dove alloggiava e quattro giorni dopo, il 2 marzo, si è imbarcato all’aeroporto di Istanbul su un volo per la Russia. Tuttavia, nel periodo intercorrente dal giorno 27 febbraio al 2 marzo su di lui c’è un buco nero, poiché non si è a conoscenza di dove sia stato e cosa abbia fatto.

LA BASE IN TURCHIA

In Turchia, Fariduni ha trascorso buona parte del suo soggiorno assieme a Saidakri Rachabalizoda, quest’ultimo giunto a Istanbul alcune settimane prima, il 5 gennaio. Lo stesso giorno aveva fatto il check-in nel medesimo albergo del quartiere di Fatih dove poi avrebbe alloggiato anche Fariduni. Rachabalizoda lasciò l’albergo lo stesso giorno di Fariduni, il 27 febbraio per volare a Mosca sullo stesso aereo. Neanche riguardo a Rachabalizoda si conoscono le attività prima dell’arrivo a Istanbul di Fariduni e del suo incontro, così come non si sa dove sono stati e cosa hanno fatto dal 27 febbraio fino al momento del decollo per la Russia. «L’intera operazione è stata suddivisa in cinque fasi – afferma al riguardo il professor Rohan Gunaratna, docente presso la Nanyang Technological University di Singapore e ricercatore sul fenomeno dei gruppi jihadisti -, quelle del reclutamento e della radicalizzazione, del finanziamento, dell’approvvigionamento delle armi necessarie all’azione terroristica organizzazione e degli aspetti logistici (trasporti e alloggi), infine delle attività propagandistiche, cioè la pubblicazione di fotografie e video successive all’attentato.

CELLULE SEPARATE E TEMPI DI ORGANIZZAZIONE

Ad avviso di Gunaratna, anch’egli interpellato da RBC, ciascuna fase potrebbe venire ascritta alla responsabilità di una cellula separata. «In generale – sottolinea a questo punto Karmon -, per preparare questo tipo di attacchi terroristici si rendono necessarie almeno alcune settimane, in alcuni casi addirittura anni, questo a seconda del tipo di organizzazione terroristica che li pianifica e delle risorse a sua disposizione», questo mentre l’addestramento dei membri del gruppo di fuoco che ha partecipato all’azione stragista potrebbe avere richiesto anche un tempo minore. Afferma il professor Gunaratna che «la formazione dura solitamente dalle quattro alle dodici settimane, ma questo non è soltanto una preparazione fisico, ma anche un indottrinamento sul lungo termine».

L’AZIONE TERRORISTICA: ATTACCO E DISIMPEGNO

Il 22 marzo alle ore 18:54 i quattro criminali a bordo dell’autovettura Renault si sono avvicinati all’edificio del Crocus City Hall dove era in programma un concerto di musica pop della band Picnic. Hanno atteso l’afflusso degli spettatori all’interno dell’auditorium, poi, alle ore 19:58 sono scesi dall’autovettura e hanno iniziato ad aprire il fuoco sulla gente che in quel momento si trovava per la strada, dopodiché sono entrati nella sala e hanno continuato a fare fuoco sulle persone che si trovavano al suo interno. I terroristi recavano al seguito delle bottiglie di plastica piene di benzina, con le quali hanno appiccato il fuoco al locale, quindi, alle ore 20:11, hanno abbandonato la zona dell’edificio oggetto del loro attacco. È opinione del professor Karmon che «l’azione coordinata dei terroristi evidenzia come essi fossero in possesso di informazioni sul servizio di sicurezza preposto alla protezione della struttura, se e quante guardie armate erano presenti in essa».

ACCURATA PIANIFICAZIONE E MASSIMO DANNO INFERTO

«A quanto pare – osserva l’esperto israeliano – i terroristi hanno anche studiato la disposizione dei locali, poiché erano a conoscenza dei punti maggiormente vulnerabili in caso di incendio, che si è propagato così rapidamente da non consentire neppure agli elicotteri dei vigili del fuoco di domare rapidamente il rogo che ha avvampato l’edificio». È possibile che un membro del gruppo dei terroristi, oppure un loro complice, abbia lavorato in precedenza al Crocus City Hall, magari nel settore interno all’auditorium che si occupava della logistica interna del sito. Al momento è noto che almeno uno dei presunti stragisti, Shamsidin Fariduni, si era recato nel complesso del Crocus City Hall prima dell’attacco, dato che il giorno 7 marzo era stato ripreso dalle telecamere di sicurezza della struttura. «A mia memoria – aggiunge Gunaratna – non ricordo attacchi del genere. Sì, si sono verificati casi nei quali gli edifici oggetto di attacco da parte dei terroristi hanno preso fuoco, però, di solito a seguito di esplosioni e non perché i militanti avevano versato una miscela infiammabile per provocare un incendio doloso. Quest’ultima è una delle tattiche alle quali fa ricorso Islamic State, perché è molto efficace, economico e anche estremamente letale». Al momento del loro arresto, avvenuto nella regione di Bryansk, i presunti terroristi si trovavano nella stessa autovettura con cui si erano recati ​​al Crocus, «un aspetto – suggerisce Karmon – che induce a ritenere che essi non si aspettassero di uscire vivi da lì». Infatti, concorda Gunaratna, «hanno avuto problemi di natura logistica poiché sono partiti con la stessa macchina con cui sono arrivati. Ovviamente era un rischio, avrebbero potuto cambiare autoveicolo, ma per qualche motivo non lo hanno fatto».

PUTIN E LA PISTA UCRAINA

Il presidente russo Vladimir Putin il 25 marzo ha pubblicamente dichiarato che «il crimine è stato commesso per mano degli islamisti radicali, la cui ideologia lo stesso mondo islamico combatte da secoli, tuttavia – ha poi egli aggiunto -, la traccia di Kiev non può essere ignorata, perché gli Stati Uniti, attraverso vari canali, stanno cercando di convincere i propri satelliti e altri paesi del mondo che, secondo i loro dati di intelligence, gli ucraini siano estranei al sanguinoso attacco terroristico di Mosca, che è stato compiuto da seguaci dell’Islam, membri dell’organizzazione Islamic State». Nei giorni scorsi, gli investigatori che indagano sulla strage hanno riferito che, lavorando sui terroristi arrestati, studiando i loro dispositivi tecnici e analizzando le informazioni sulle loro transazioni finanziarie, «hanno ottenuto le prove del loro legame con i nazionalisti ucraini, che gli avrebbero fornito denaro e criptovalute per compiere l’attentato».

I «POST» DI AMAQ E LE SEGNALAZIONI DELL’INTELLIGENCE USA

Venerdì 22 marzo sul canale Telegram dell’agenzia Amaq, emanazione di Islamic State, è apparso un breve messaggio mediante il quale l’organizzazione jihadista si assumeva la responsabilità dell’attentato al Crocus City Hall. Successivamente, sulla medesima piattaforma è stata pubblicata la fotografia di quattro persone che indossavano gli stessi vestiti che avevano addosso i terroristi che avevano agito a Mosca. Amaq ha anche pubblicato filmati ritraenti un gruppo di uomini armati mentre aprono il fuoco sulla gente nel foyer e nei corridoi dell’auditorium oggetto dell’attacco, immagini che hanno consentito altresì l’identificazione dei quattro terroristi arrestati. Secondo l’agenzia stampa Reuters e il quotidiano “New York Times”, i servizi di intelligence statunitensi avrebbero trasmesso alcune informazioni in loro possesso relative a un imminente attacco che sarebbe stato effettuato in Russia, pianificato dal ramo afghano di Islamic State, Vilayat Khorasan, noto anche come ISIS-K. secondo quanto scritto al riguardo dal quotidiano newyorkese, in realtà, Washington potrebbe non aver fornito ai servizi segreti russi tutte le informazioni in suo possesso sull’imminente attacco terroristico, questo nel timore di rivelare le proprie fonti o i propri metodi di intelligence.

IL BACINO DI RECLUTAMENTO È STATO IDLIB?

Sottolinea quindi il professor Karmon che «la natura dell’attacco e il fatto che il gruppo ne abbia rivendicato la responsabilità mediante l’agenzia di stampa affiliata a Islamic State, indicherebbero il coinvolgimento di quest’ultimo nella strage di Mosca». Una conclusione coerente sulla quale, ad avviso del professor Gunaratna, deporrebbe a favore «l’accurata raccolta di informazioni che ha preceduto l’attacco terroristico unitamente al desiderio di uccidere quante più persone possibile, tutti tratti distintivi propri di Islamic State». Tuttavia, sottolinea Karmon, «nessuno dei messaggi diffusi da Amaq conteneva indicazioni riguardo a un coinvolgimento diretto di un’unità afghana, quindi non si può escludere che l’attacco sia stato organizzato da gruppi islamici presenti a Idlib, in Siria. Una possibilità avvalorata dal fatto che due dei quattro terroristi prima della strage perpetrata a Mosca si erano recati in Turchia e che, dopo l’attacco terroristico, le autorità di Ankara hanno arrestato 147 persone sospettate di legami con Islamic State. Ma in questo caso i due esperti di terrorismo interpellati da RBC non concordano, poiché Gunaratna sostiene che quest’ultima organizzazione in passato si sia già resa responsabile di questo tipo di attacchi a lungo raggio, «e, ovviamente, adesso cercherà di portare a termine un numero maggiore di operazioni lontano dalle proprie basi».

UN ATTACCO COMPIUTO DURANTE IL RAMADAN

L’attacco terroristico è stato compiuto durante il mese del Ramadan, sacro agli islamici, e il professor Karmon non ritiene affatto insolito il periodo prescelto per l’azione stragista: «Ciò che è più significativo – egli conclude – è il fatto che l’attacco sia avvenuto alla vigilia del 23 marzo, cioè il giorno del quinto anniversario della perdita da parte di Islamic State della sua ultima roccaforte in Siria, che era Baghouz. In fondo, Islamic State nel passato ha rivendicato più volte la paternità di azioni terroristiche compiute durante il mese di Ramadan. Al riguardo va ricordato che soltanto nel 2016, durante questo mese vennero effettuati attacchi in Arabia Saudita, Bangladesh, Iraq, Israele, Libano e Turchia.

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