INTELLIGENCE, terrorismo e politica internazionale. La strategia iraniana e le possibili contromisure secondo l’attuale direttore del Mossad

David «Dadi» Barnea, attuale direttore del servizio segreto israeliano, nel discorso pronunziato il 10 settembre scorso alla Conferenza mondiale 2023 dell'International Institute For Counter-Terrorism a Herzliya ha reso noto che soltanto nell'ultimo anno la struttura da lui dipendente ha operato insieme ai partner israeliani ed esteri al fine di neutralizzare ventisette squadre di terroristi che erano in procinto di compiere attacchi in Europa, Africa, Sud-Est asiatico e Sud America. DI seguito il punto della situazione fatto al riguardo dal professor Ely Karmon, della Reichman University

a cura del professor Ely Karmon della Reichman University di Herzliya, settembre 2023 – Le rare occasioni in cui l’Iran è stato dissuaso dall’utilizzare il terrorismo in Europa sono state quando i suoi leader si sono sentiti direttamente minacciati. Così è stato nel 1997, quando nel processo davanti all’Alta Corte tedesca, le massime autorità del governo iraniano furono giudicate colpevoli dell’assassinio, commesso nel 1992 nel ristorante Mykonos di Berlino, del segretario generale del Partito Democratico del Kurdistan iraniano Sadegh Sharafkandi e tre dei suoi associati.

QUINDICI ANNI DOPO L’ACCORDO SUL NUCLEARE

Quindici anni dopo, nel 2017 e nel 2018, a seguito della firma dell’accordo nucleare JCPOA nel 2015, il regime di Teheran si è sentito di nuovo sufficientemente forte da scatenare una nuova ondata di attacchi contro i leader dell’opposizione iraniana in esilio in Europa. Negli ultimi tre anni la Forza Quds delle Guardie rivoluzionarie e il Ministero dell’Intelligence della Repubblica Islamica sono tornati a fare ricorso al terrorismo e all’eversione su scala globale. Fortunatamente, la maggior parte dei loro piani sono stati sventati dall’eccellente intelligence, in molti casi fornita dal Mossad israeliano e dalla cooperazione internazionale. David «Dadi» Barnea, attuale direttore del Mossad, nel discorso pronunziato il 10 settembre scorso alla Conferenza mondiale 2023 dell’International Institute For Counter-Terrorism (ICT) di Herzliya ha reso noto che soltanto nell’ultimo anno la struttura da lui dipendente ha operato insieme ai partner della comunità dell’intelligence israeliana e mondiale per neutralizzare ventisette squadre di terroristi in procinto di compiere attacchi in Europa, Africa, Sud-Est asiatico e Sud America.

GLI ATTACCHI TERRORISTICI SVENTATI DAL MOSSAD

Poiché molti di questi attacchi sventati non sono stati pubblicizzati, la seguente analisi si limiterà a riassumere gli eventi principali riportati dai media. Dal gennaio del 2021 al dicembre del 2022 sono stati registrati tredici tentativi di attacchi da parte iraniana contro obiettivi identificati come israeliani ed ebrei, tra i quali figuravano missioni e personale diplomatico, uomini d’affari e turisti. Le azioni terroristiche erano state pianificate da agenti iraniani assieme a persone reclutate localmente, alcune risultate con precedenti penali a carico. Si trattava di cittadini colombiani, azeri e pakistani, che agivano in cambio di vantaggi finanziari o di altro tipo. È evidente che l’Iran nelle fasi di esecuzione delle operazioni ricorre ad agenti locali in possesso della doppia cittadinanza allo scopo di predisporre le condizioni a una eventuale successiva smentita pubblica delle accuse, oltre a garantirsene il coinvolgimento nelle fasi di raccolta delle informazioni e di supporto logistico.

L’AMPIO RAGGIO D’AZIONE DEGLI AGENTI DI TEHERAN

L’Europa è tornata ad essere una delle aree di attività preferite dagli iraniani, in particolare Cipro e la Turchia, ma sono stati presi di mira anche cittadini occidentali, come nel caso di un generale americano in Germania e in quello del noto giornalista ebreo francese Bernard-Henri Levy. Anche il Caucaso e la Georgia permangono aree d’azione, così come il governo azerbaigiano è divenuto un obiettivo prioritario. Nel corso del 2021, l’Iran ha tentato di effettuare sette operazioni contro Israele, principalmente in paesi dell’Africa e dell’Asia, dove gode di un facile accesso che gli consente di creare le strutture alla pratica del ​​terrorismo. Si tratta di paese nei quali i suoi agenti hanno già operato in passato, quali l’Etiopia, la Tanzania, il Ghana, il Senegal e l’India. Il caso dell’Etiopia è insolito: il 4 febbraio del 2021 è stato riferito che le autorità di Adis Abeba avevano arrestato quindici persone con l’accusa di avere ordito un complotto finalizzato all’attacco dell’ambasciata degli Emirati Arabi Uniti. Solo tre delle quindici persone arrestate probabilmente erano veri agenti iraniani, mentre gli altri soltanto membri di una rete etiope.

LE «CELLULE DORMIENTI» DI TEHERAN

Un secondo gruppo di sospetti terroristi stava progettando di attaccare la missione diplomatica degli Emirati Arabi Uniti nel vicino Sudan e, sorprendentemente, fu la Svezia a venire prescelta come piattaforma sulla quale organizzare un’operazione a tal punto sofisticata. Ahmed Ismail, il leader della rete etiope che è stato successivamente arrestato, risulta essere un cittadino eritreo residente però nel Paese scandinavo. Alla fine del 2020 ad Addis Abeba Teheran attivò anche cellule dormienti allo scopo di carpire informazioni riguardo alle ambasciate statunitensi e israeliana. Un alto funzionario della Difesa di Washington ha collegato gli arresti effettuati nella capitale etiopica al fallito piano iraniano di assassinare l’ambasciatrice americana in Sud Africa, Lana Marks, che avrebbe dovuto essere portato a termine nel settembre del 2020.

OMICIDI SU COMMISSIONE

Si tratta di fatti che evidenziano la risolutezza degli apparati della Repubblica Islamica, anche alla luce del progetto di assassinare nell’agosto 2022, sul territorio degli Stati Uniti d’America, John Bolton, l’ex capo del Consiglio di Sicurezza nazionale, oltre all’ex segretario di Stato e direttore della Central Intelligence Agency (CIA) Mike Pompeo. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha posto sotto accusa un cittadino iraniano residente a Teheran, Shahram Poursafi, membro del Corpo delle Guardie della Rivoluzione (IRGC), ritenuto responsabile di aver proposto un corrispettivo pari a 300.000 dollari per l’omicidio su commissione di Bolton e un milione di dollari per l’altro complotto ai danni Pompeo. Le forze di sicurezza della Repubblica Islamica hanno tratto in arresto alcuni cittadini stranieri provenienti da Germania, Belgio, Polonia, Italia, Francia, Paesi Bassi, Svezia e altri paesi sulla base dell’accusa di avere svolto un ruolo nelle proteste popolari di piazza seguite alla morte della giovane Mahsa Amini, dopo che la giovane di origini curde era stata fermata dalla polizia religiosa nella capitale iraniana.

DIPLOMAZIA DEGLI OSTAGGI

Secondo i capi di accusa le persone non identificate sono state arrestate «durante le rivolte o mentre complottavano nell’ombra», questo è quanto ha successivamente riferito il Ministero dell’intelligence di Teheran. Un caso emblematico è stato il vergognoso accordo del Belgio con l’Iran: un innocente operatore umanitario belga, Olivier Vandecasteele, detenuto dal febbraio 2022 nella Repubblica Islamica sulla base di false accuse di spionaggio, è stato scambiato nel giugno 2023 con un ufficiale dell’intelligence iraniana, Assadollah Assadi, condannato a venti anni in carcere per aver organizzato due anni prima assieme a due cittadini belgi un attentato dinamitardo a un importante raduno di un gruppo di opposizione iraniano nei pressi di Parigi. Questa “vittoria” del regime potrebbe riflettere ripercussioni negative su decine di altri casi di cittadini europei presi in ostaggio dagli iraniani per il loro presunto ruolo svolto nelle proteste popolari di massa e nella feroce repressione da parte delle Guardie islamiche.

IL NITRATO DI AMMONIO DI HEZBOLLAH

Gli europei e i cittadini con doppia nazionalità vengono sistematicamente utilizzati dall’Iran come merce di scambio politico. L’Europa si inserisce in questo circolo vizioso e sfortunatamente la «diplomazia degli ostaggi» funziona in quanto si continua a negoziare per la liberazione degli ostaggi. Va inoltre considerato il problema posto dall’arsenale globale di nitrato di ammonio di Hezbollah. Fino a oggi, i leader del movimento sciita libanese filo-iraniano non hanno consentito l’effettuazione di un’indagine approfondita sull’enorme esplosione verificatasi il 4 agosto 2020 al porto di Beirut, dove si trovavano stoccate 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, incidente che provocò la morte di 218 persone e il ferimento di 7.000, oltre a un danno di natura economica pari a quindici miliardi di dollari e ai 300.000 sfollati la cui casa è andata distrutta.

PRECURSORE ESPLOSIVO RINVENUTO ANCHE IN ITALIA

La competenza per la sicurezza al porto era responsabilità di Wafiq Safa, ai vertici di Hezbollah e cognato di Hassan Nasrallah, leader del movimento. È dunque possibile valutare che l’arsenale di nitrato di ammonio, noto in tutto il mondo dal 2015, rappresenti una minaccia strategica immediata per i cittadini e gli interessi di non pochi paesi. Il nitrato di ammonio commerciale, utilizzato come precursore esplosivo, è stato acquistato dall’aprile 2009 dagli agenti di Hezbollah a Guangzhou, nella Cina Popolare. Tra il 2012 e il 2017 migliaia di chilogrammi di questa sostanza sono stati rinvenuti in Tailandia (3 tonnellate), Regno Unito (3 tonnellate), Germania (800 chilogrammi), Cipro (8,2 tonnellate), Kuwait (19 tonnellate) e Bolivia (2,5 tonnellate). Da fonti americane si è appreso inoltre che tali depositi sono stati rinvenuti anche in Francia, Italia, Grecia e Spagna, paesi nei quali, tuttavia, l’opinione pubblica non è stata informata della scoperta.

LA LINEA BARNEA

Teheran non ha pagato un prezzo politico ed economico eccessivamente elevato dopo la saga degli ostaggi dell’ambasciata americana sequestrati a Teheran nel 1979, dopo i bombardamenti contro i marines americani e i paracadutisti francesi della Multinational Peace Force a Beirut nel 1979 e nel 1983, dopo il rapimento di dozzine di accademici, uomini d’affari e diplomatici occidentali in Libano negli anni Ottanta e Novanta e, financo, a seguito del lungo elenco di atti terroristici compiuti nel mondo nel corso degli anni. Le ultime ondate di terrorismo in tutti gli angoli del globo, la rinnovata strategia della «diplomazia degli ostaggi», il ricatto di governi deboli e persino di Stati potenti dimostrano come la Repubblica Islamica iraniana sia disposta a fare di tutto allo scopo di perseguire i propri interessi. Come sottolineato dal citato David Barnea nel suo discorso pronunziato all’ICT di Herzliya, Teheran «deve pagare un pesante prezzo economico, politico e legale per tutte le attività terroristiche che pone in essere, anche se alla fine gli attacchi vengono sventato. Una linea di condotta che questo autore ha fortemente sostenuto nel corso degli anni.

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