CINEMA, conflitti e condizione femminile. Rwanda, il paese delle donne

A trent’anni di distanza da genocidio perpetrato a danno della popolazione tutsi nel Paese africano, il 16 aprile 2024 alle ore 18:00 presso la Sala Zavattini dell’Archivio audiovisivo del Movimento operaio e democratico verrà proiettato il documentario di Sabrina Varani

Esso sarà introdotto dal presidente della Fondazione AAMOD, Vincenzo Maria Vita, mentre presenzieranno all’evento la regista dell’opera, Sabrina Varani, e una delle protagoniste, Leonie Uwanyirigira. Interverrà Maria Chiara Vitucci, coautrice del libro “Lo sguardo del cinema sul genocidio dei Tutsi in Rwanda”, volume edito nel 2023 per i tipi di Editoriale Scientifica, oltre a Pietro Veronese, autore di “La Famiglia. Una storia ruandese”, pubblicato da edizioni e/o nel 2024.

GENOCIDIO E RINASCITA

Il documentario prodotto da Isabella Peretti, Progetto Rwanda Onlus, Associazione Almaterra in collaborazione con AAMOD, narra dello straordinario percorso effettuato dal Rwanda attraverso la storia della rinascita delle donne sopravvissute al genocidio perpetrato contro i Tutsi nel 1994. Allo scopo, la regista ha intrecciato le testimonianze dirette dei tragici eventi rese da tre donne ruandesi. Esse parlano anche delle azioni seguite ai massacri, contribuendo alla ricostruzione di un quadro della rinascita del Paese, che da una distruzione quasi totale, sia in termini umani che strutturali, è però riuscito a risollevarsi e a riproporsi quale un modello di sviluppo e di pace sociale per l’Africa intera.

UNA CRONACA CHE NON È MAI DIVENUTA STORIA

Il duro lavoro di elaborazione del trauma condotto in gruppo dalle donne, la solidarietà comunitaria e in generale un’illuminata politica di empowerment delle donne, fortemente sostenuta dal governo di Kigali, evidenzia un esempio vivente di cosa può fare una visione costruttiva e lungimirante che dia fiducia e strumenti alle donne. La proiezione e il dibattito presso AAMOD costituisce dunque un’occasione importante per trattare il tema relativo a un genocidio che, per quanto cruento e distruttivo, ad avviso dei promotori dell’iniziativa «è già finito negli scaffali impolverati di una cronaca che non è mai diventata storia».

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