Kinshasa, 24 luglio 2025 – Ieri il portavoce della MONUSCO, Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo, ha pubblicamente condannato fermamente gli episodi di recrudescente violenza registrati nel corso del mese di luglio nelle province di Ituri e Nord Kivu. Si tratta di scontri armati che hanno causato la morte di almeno ottantadue persone tra la popolazione civile, i dati sono stati forniti dall’Onu, che ha altresì denunciato i ricorrenti attacchi perpetrati da gruppi armati contro la popolazione e le forze di sicurezza congolesi.
VIOLENZE NELL’ITURI E NEL NORD KIVU
MONUSCO si è dichiarata «particolarmente costernata» a causa degli abusi perpetrati dagli uomini armati, azioni attribuite alle Forze Democratiche Alleate (ADF), gruppo ribelle ugandese che si ritiene abbia legami con l’organizzazione dello Stato Islamico (Islamic State). Tra il 6 e il 9 luglio nel Nord Kivu le violenze hanno causato la morte di una sessantina di civili, affermano i caschi blu. Queste violenze sarebbero una rappresaglia alle operazioni congiunte condotte contro le ADF i quelle regioni dalle forze armate congolesi (FARDC) e da quelle ugandesi (Forze di Difesa Popolare Ugandesi, UPDF). La MONUSCO ha condannato inoltre il massacro di almeno ventisette civili nel villaggio di Lopa (Ituri), perpetrato durante gli scontri tra le milizie del Fronte Popolare di Autodifesa dell’Ituri (FPAC-Zaire) e il gruppo ribelle Cooperativa per lo Sviluppo del Congo (CODECO).
NON SI FERMA L’ESCALATION
La missione di pace delle Nazioni Unite ha infine segnalato una serie di saccheggi, in particolare nella parrocchia cattolica del villaggio. L’Onu ha ribadito come gli attacchi contro luoghi di culto o infrastrutture civili costituiscano delle gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. Bruno Lemarquis, vicerappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite nella RDC e capo ad interim della MONUSCO, ha dal canto suo sottolineato che «questi atti di violenza, indipendentemente dalle loro motivazioni o dai loro autori, devono essere perseguiti dai tribunali competenti». Egli ha inoltre esortato i gruppi armati che hanno firmato gli accordi di pace di Aru II nell’Ituri a «rispettare pienamente i loro impegni, cessare immediatamente le ostilità e dare priorità a mezzi pacifici per la risoluzione dei conflitti».
I BELLIGERANTI E IL (NON RISPETTATO) CESSATE IL FUOCO
Dal 2022, diverse aree dell’Ituri sono state oggetto di un’escalation di violenza, in gran parte attribuita al CODECO, gruppo armato che si definisce appartenente alla comunità Lendu (agricoltori), apparso per la prima volta nel 2018 per contrastare (a suo dire) gli abusi dell’esercito. Questi recenti attacchi si verificano a poche settimane dalla firma di un accordo di cessate il fuoco da parte delle sei milizie operanti nell’Ituri, tra le quali figurano anche il CODECO e le FPAC-Zaire. Ma, nonostante l’assunzione di questo impegno le violenze nella provincia proseguono e la popolazione è stretta nella morsa dei diversi gruppi armati, in particolare le ADF, attive anche nel Nord Kivu, che però non hanno partecipato ai colloqui per la tregua. Dal 1998, la regione orientale della RDC è preda di un conflitto alimentato dalle milizie ribelli e dall’esercito, che prosegue nonostante la presenza della MONUSCO, che ha il compito di sostenere la stabilità del martoriato Paese africano.



