GIUSTIZIA, abuso d’ufficio. Gratteri: «Si neutralizza la possibilità di indagine della Corte dei Conti»

«La politica in questi anni non ha fatto nessuna legge per impedire la corruzione - sostiene il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli - e il messaggio di Papa Francesco è rimasto inascoltato rispetto agli appelli che ha fatto. Se partiamo dalla riforma Cartabia a oggi, tutte le riforme fatte fino a oggi, tranne quelle del luglio 2024 sulla cybersicurezza, sono state inutili e dannose. Abbiamo visto una sorta di doppio binario: mano di velluto per i reati della pubblica amministrazione e pugno di ferro per quelli di strada»

Roma, 10 maggio 2025 – Il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli si è espresso in questi termini intervenendo in diretta televisiva nel corso della trasmissione di Rai 3 “Un alieno in patria”, programma condotto dal giornalista Peter Gomez.

COLLETTI BIANCHI ESENTI DA PENA E POVERACCI IN GALERA

«La politica in questi anni non ha fatto nessuna legge per impedire la corruzione – ha quindi aggiunto Nicola Gratteri – e il messaggio di Papa Francesco è rimasto inascoltato rispetto agli appelli che ha fatto. Se partiamo dalla riforma Cartabia a oggi, tutte le riforme fatte fino a oggi, tranne quelle del luglio 2024 sulla cybersicurezza, sono state inutili e dannose. Abbiamo visto una sorta di doppio binario: mano di velluto per i reati della pubblica amministrazione e pugno di ferro per quelli di strada».

LA CORTE DEI CONTI HA LE MANI LEGATE

Sull’abolizione dell’abuso di ufficio ha sostenuto che nella «riforma che si sta varando si neutralizza la possibilità da parte della Corte dei conti di poter fare indagini e dimostrare il danno erariale recato da pubblici amministratori che hanno male amministrato. Addirittura, si pensa di fare uno sconto del 70% rispetto al danno erariale». Ad avviso del magistrato, «non è che la Corte costituzionale può dire al Parlamento le leggi che deve fare, o se deve introdurre o meno un reato, però, la Corte costituzionale ha stabilito che si deve, ed era prevedibile, come hanno commentato autorevoli costituzionalisti».

IL REALE COSTO (ECONOMICO) DELLE INTERCETTAZIONI

Egli è poi tornato a trattare il tema delle intercettazioni: «Il ministro Nordio – ha dichiarato – prima ancora che venisse nominato ministro, “avevo detto che le intercettazioni costano troppo”, però quando è diventato ministro, dopo tre mesi, ha firmato il nuovo listino prezzi. Perché lo ha firmato se il costo era alto? I costi sono 170 milioni di euro l’anno. E pensi che ogni giorno, quando si fanno arresti, si sequestrano oro, argento, banconote e macchine di lusso. Questi soldi entrano nel Fondo unico della Giustizia e, quando la sentenza diventa definitiva, possono essere spesi: con le intercettazioni lo Stato di guadagna, mica ci rimette».

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