Al momento la situazione a Goma è calma ma tesa, ma tutto può cambiare qualora i combattenti del M23 e i loro alleati ruandesi proseguiranno la loro avanzata in direzione di Bukavu. «Sarebbe una zona molto difficile da controllare per loro – afferma Mario Giro -, poiché ci vive una popolazione molto diversa. peggio ancora se addirittura decidessero di puntare su Kinshasa, cosa che, per altro, in passato hanno già fatto, nel 1996 e 1997».
LA «SPARTA AFRICANA»
«È impressionante – prosegue l’esponente della Comunità di Sant’Egidio – vedere una piccolo paese come il Ruanda assumere i connotati di una sorta di “Sparta africana”, con un piccolo ma bene organizzato esercito, conquistare il più grande e forse più ricco paese del continente. Per quanto concerne allo stato attuale la situazione essa è calma ma tesa, la popolazione è molto mista e i ruandofoni sono parecchi. L’M23 rappresenta questa confusione, questo complesso mélange causato da trenta anni di guerre».
UNA GUERRA MODERNA
«Dobbiamo guardare a questo conflitto con occhi moderni – argomenta Giro -, non come se fosse una guerra arcaica fra tribù. Si pensi al significato dell’accaparramento delle ricchezze, molto moderne, le abbiamo nei nostri telefonini, ma questo riguarda anche la popolazione e la politica. Ad esempio l’idea del Ruanda di creare uno stato cuscinetto tra sé e il Congo; inoltre, le vecchie asprezze tra congolesi e ruandesi che persistono da tantissimo tempo; la manipolazione della popolazione. E poi dobbiamo pensare che Goma è una grande città, non uno sperduto villaggio nella foresta, che non è possibile controllare facilmente».
QUESTIONI MAI RISOLTE
Un confliltto endemico, che a fasi alterne sembra placarsi, ma che poi riprende virulento, alimentato da questioni mai risolte che hanno coinvolto molti paesi africani. La recrudescenza dei combattimenti ha avuto luogo a seguito di una lunga mediazione da parte dell’Angola e dalla comunità internazionale culminata nel mancato incontro tra i presidenti dei due stati belligeranti che avrebbe dovuto essere alla metà di dicembre. «A questo punto – afferma Jean-Léonard Touadi – l’interrogativo verte sugli intendimenti degli attori in campo dopo questo fallimento negoziale, cioè dove vogliono arrivare».
POSSIBILI SCENARI
«L’eventuale conquista della città di Bukavu – sottolinea Touadi – aprirebbe la strada verso la capitale Kinshasa, questo anche alla luce della totale disfatta dell’esercito congolese, male equipaggiato e scarsamente disciplinato, unitamente alla sciagurata scelta di reclutare trecentocinquanta mercenari rumeni e all’impotenza delle Nazioni Unite. La MINUSCO, presente nella Rdc da molti anni sulla base di un mandato poco chiaro, ha dimostrato di non essere in grado di poter proteggere la popolazione, i civili». Il Ruanda di Paul Kagame sta sostenendo l’avanzata del M23 per varie motivi, uno di questo è di natura politica e va ricondotto alla volontà del presidente ruandese di proteggere la minoranza tutsi.
SCONTRO DI ETNIE E CONTROLLO DELLE MATERIE PRIME
«Ma non va dimenticato quale è la posta in gioco dal punto di vista dei minerali – egli rimarca -, dato che Ruanda e Uganda in questi ultimi decenni sono state le porte di uscita delle risorse del sottosuolo congolesi. Kigali, in particolare, ha puntato tutto sulle nuove tecnologie ed è divenuta la piazza commerciale più importante per gli scambi di tantalio, cobalto, coltan e altre importanti materie prime, al punto che la stessa Unione europea nel 2024 ha firmato un memorandum di intesa con questo Paese africano per la raffinazione di questi prodotti. Per non dimenticare la Cina Popolare, che ha anticipato tutti stipulando numerosi contratti per l’estrazione e gli Stati Uniti d’America, che tentano di recuperare terreno».
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