CORONA VIRUS. Un laboratorio di ricerche a Wuhan di cui si è parlato poco. E se il virus fosse sfuggito da lì?

Si tratta del primo di cinque centri che verranno costruiti in Cina entro il 2025

Dalla fine del 2017, a Wuhan, è operativo un laboratorio in grado di gestire gli agenti patogeni più pericolosi del mondo.

L’Accademia delle scienze cinese ne ha approvato la costruzione nel 2003 e l’epidemia di SARS (sindrome respiratoria acuta grave), scoppiata nello stesso periodo, ha dato impulso al progetto.

Si tratta del primo centro di questo tipo nell’ambito di un progetto con il quale, in tutta la Cina, entro il 2025, si intendono costruire almeno altri cinque laboratori di biosicurezza di livello 4 (BSL-4). 

Ci sono già due laboratori BSL-4 a Taiwan, ma quello di Wuhan è il primo operativo nella Cina continentale e gli investimenti in questo tipo di laboratori sono anche un modo per dimostrare al mondo che la nazione è competitiva.

COSTRUITO CON L’AIUTO DELLA FRANCIA

Il laboratorio è stato progettato e costruito con l’aiuto della Francia che ha sviluppato la tecnologia di contenimento, nell’ambito di un accordo di cooperazione del 2004 per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive emergenti. 

Nel gennaio 2017, il laboratorio è stato certificato come conforme alle norme e ai criteri di BSL-4 dal China National Accreditation Service for Conformity Assessment (CNAS), aprendo la strada all’approvazione ministeriale che l’ha reso operativo. 

Il laboratorio è nato con l’intenzione di offrire opportunità per la ricerca cinese nella convinzione di fornire contributi allo studio degli agenti patogeni che rappresentano la più grave minaccia biologica al mondo.

UN LABORATORIO AD ALTO LIVELLO DI CONTENIMENTO

Il laboratorio di Wuhan è uno di quelli che prevedono il massimo livello di biocontenimento.

Prevede docce all’entrata e all’uscita; una camera a vuoto; una camera con luce ultravioletta più altre misure di sicurezza volte a distruggere ogni rischio biologico.

I varchi di accesso sono a tenuta stagna e sigillabili, protetti elettronicamente per evitare che due o più porte vengano aperte contemporaneamente.

Tutta l’aria e acqua utilizzata è oggetto di procedure di decontaminazione e di sicurezza per evitare la possibilità di un rilascio accidentale.

Risulta che l’attività principale fin qui svolta dal centro di ricerca di Wuhan, sia stata volta al controllo delle malattie emergenti e alla conservazione di virus purificati. 

LA PREOCCUPAZIONE DEL MONDO DELLA RICERCA 

Quando venne diffusa la notizia della sua apertura, non pochi scienziati, fuori dalla Cina, si mostrarono preoccupati del fatto che agenti patogeni potessero fuoriuscire dall’impianto per la mancanza di esperienza in questo tipo di laboratori.

In coincidenza con la diffusione del Corona virus, sembra che i laboratori di Wuhan stessero studiando l’agente del patogeno della SARS. Una ricerca che non avrebbe richiesto procedure BSL-4.

E’ dunque possibile che l’agente Covid-19 possa essere fuoriuscito da questo laboratorio, esattamente come, il virus della SARS è riuscito a fuoriuscire, in passato, da altri laboratori  cinesi.

I LIMITI CULTURALI DEL SISTEMA CINESE

Per garantire la massima sicurezza ai laboratori BSL-4, il mondo della ricerca ritiene sia fondamentale la presenza di una cultura aperta.

Esattamente ciò che manca in Cina, dove invece la società conferisce grande importanza alla gerarchia.

Privilegiare la diversità di punti di vista e promuovere strutture orizzontali dove ognuno si sente libero di esprimersi, garantisce, infatti, trasparenza nelle informazioni.

Anche a prescindere da questi diversi modelli culturali, strutture come quella nella regione di Wuhan, rimangono controverse anche al di fuori dei confini cinesi. 

STRUTTURE CHE NON SEMBRANO NECESSARIE

L’espansione delle reti di laboratori BSL-4 negli Stati Uniti e in Europa – in ciascuna area ce ne sono una dozzina tra operativi o in fase di realizzazione – ha incontrato resistenze, sollevando perplessità anche nella comunità scientifica sulla necessità di così tante strutture. 

In molti sospettano che la proliferazione di questi laboratori sia di ausilio allo sviluppo di armi biologiche, poiché ne risulta facile il doppio utilizzo.

Comunque sia, anche infettare animali con agenti patogeni per studiare antivirali può comportare un rischio, poiché un animale può sempre scappare, graffiare, mordere e infettare un essere umano.

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