AEROSPAZIO, velivoli da combattimento. Via i vecchi MiG-29: Varsavia guarda a Italia e Corea del Sud, ma non è chiaro se i caccia dell’era sovietica finiranno in Ucraina

È soltanto una voce fatta circolare appositamente oppure c’è un fondamento di verità? Prima di cedere a Zelensky i propri MiG-29 (così almeno taluni ventilano) i polacchi cercano rassicurazioni da Washington sulla loro sostituzione nelle linee di volo della propria aeronautica militare. Hanno già gli F-16, ma in attesa degli F-35 che hanno ordinato ben presto dovranno sostituire tutti i loro vecchi aerei dell’era sovietica, inclusi i Suchoi Su-22 da appoggio tattico. E allora ecco che si riparla anche del Leonardo-Alenia Aermacchi M-346 nella versione da combattimento. Ma, si tratta di un’alternativa reale o tutto questo «battage» ha solo la funzione di specchietto per le allodole?

«La Polonia sta valutando alternative italiane (M-346 versione combat) e coreane (KAI FA-50 Light Combat Aicraft) alla dismissione dei propri MiG-29 che verrebbero ceduti all’Ucraina», e ancora: «L’accordo sugli F-16 voluto da Varsavia sembrerebbe cassato, ma i polacchi continuano a ricevere offerte per altri caccia che gli consentano di inviare i loro MiG-29 in Ucraina»; non solo: «La polonia non sarà in grado di aiutare gli ucraini cedendo loro aerei se non potrà provvedere contestualmente a sostituirli in linea nella propria aeronautica militare». Questo si legge sempre più frequentemente sulla stampa e nei social, ma quei velivoli da combattimento sono davvero destinati a equipaggiare le disastrate forze aeree di Zelensky?

FOG OF WAR

Chissà, forse sì. O magari no, poiché tutta questa campagna di stampa potrebbe essere stata concepita ad altri scopi. Legittimi, per carità, ma diversi da quelli apparentemente rappresentati, cioè “l’immediatezza delle necessità militari di Kiev”. Già, perché anche se appare suggestivo il contrario, il conflitto ucraino non c’entra nulla con la campagna mediatica sugli aiuti militari a Kiev, semmai a entrarci sono altre vicende che con la guerra scatenata da Putin passano soltanto per la tangente. Per capirci meglio è sufficiente riferirsi alla posizione espressa ufficialmente dal governo di Varsavia alcune settimane fa, quando venne ribadita inequivocabilmente la disponibilità alla cessione dei MiG-29 agli Stati Uniti d’America (dunque non all’Ucraina) in cambio di velivoli della medesima categoria in sostituzione (cioè altri Lockheed Martin F-16).

SEMPLIFICARE IL MESSAGGIO È LA PRIMA REGOLA

Semplificare il messaggio è la prima regola alla quale deve attenersi il buon comunicatore, un aspetto che tuttavia rende complicata la vita a coloro i quali, invece, si vedono costretti (volenti o nolenti) a tentare di spiegare gli arcana misteri di un dato avvenimento all’opinione pubblica distratta. Proprio come la vicenda degli aerei polacchi, con Varsavia posta di fronte alla prospettiva di rinnovare parte della propria linea caccia e supporto tattico in attesa degli F-35 Block IV, i cui primi sei esemplari dovrebbero venire consegnati a partire dal 2024. Quali ipotesi stanno dunque davvero esplorando sulla Vistola? Non è chiaro. E non è chiaro neppure se davvero ne stiano esplorando ipotesi alternative agli F-16 americani. Fatto sta, che sempre più frequentemente si sottolinea come Varsavia stia considerando altre opzioni nel caso in cui si procedesse davvero alla spedizione dei MiG a Kiev.

LE RAGIONI DI TUTTO QUESTO BATTAGE

Ma allora, quale può essere la ragione di tutto questo battage? La risposta non è difficile: in questo momento può risultare utile riaccendere i riflettori sulla questione dei jet fighters allo scopo di ricordare ai decisori politico-militari investiti del problema che sarebbe bene riflettere speditamente sui processi di sostituzione della linea di volo, magari accelerando la pratica relativa agli F-16. Tornando al Bjelik (denominazione polacca dell’addestratore avanzato M-346), va rilevato che esso è in linea nella forza aerea di Varsavia e che costituisce il secondo quantitativo per importanza a venire esportato dal gruppo industriale italiano, poiché dopo i trenta esemplari forniti all’aeronautica israeliana figurano i sedici dei polacchi, numero sufficiente alla dotazione di due squadroon. Non poca cosa dunque, infatti, se si riflette sulle cifre si comprendono bene le dimensioni del contratto, anche alla luce della commessa assegnata dall’Aeronautica militare italiana, che ne ha ordinati diciotto esemplari.

LA VALIDITÀ DEL M-346 ITALIANO

Ora semmai, l’interrogativo da porsi è se la versione combat di questo eccellente addestratore avanzato (cioè l’M-346FA, da Fighter Attack) abbia delle effettive chances nella competizione internazionale per la sostituzione dei MiG-29 e dei Su-22 di Varsavia, velivoli che per quanto gli si possa tirare il collo presto dovranno essere ritirati dal servizio. L’M-346 nella versione da addestramento avanzato è molto apprezzata dai piloti e dai tecnici polacchi, che ne conoscono perfettamente le caratteristiche. La campagna promozionale condotta in Polonia da Leonardo fa leva proprio sulla potenziale rispondenza del M-346FA ai requisiti specifici espressi dalla Difesa polacca per i sostituti sia dei MiG-29 che dei Su-22, qualcosa che risale ad almeno un paio di anni fa, quindi molto prima che i russi invadessero l’Ucraina.

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