DIFESA, armamenti. Golfo Persico, le esportazioni delle industrie italiane al vaglio del Parlamento: le armi negate a Riyadh e quelle autorizzate a Doha

Il «focus» della Commissione parlamentare Difesa della Camera è stato concentrato su Qatar, Arabia saudita, Emirati Arabi Uniti e Sud Africa. Audito oggi Alberto Cutillo, direttore dell’Autorità nazionale UAMA della Farnesina. I recenti nuovi orientamenti del Qatar in politica estera e l’accordo in materia di cooperazione nel settore Difesa precedentemente stipulato con Roma

L’Italia è il decimo paese esportatore di armi al mondo. Proprio in concomitanza con l’esposizione internazionale di sistemi per la Difesa IDEX 2021, attualmente in corso ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, a Monte Citorio vengono esaminati alcuni accordi internazionali in materia di cessione di armamenti da parte di imprese italiane attive nello specifico settore industriale.

Le armi negate a Riyadh…

In precedenza Roma aveva revocato le commesse di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, paesi coalizzati nella guerra in Yemen. Questo non ha comunque precluso all’AIAD (Federazione aziende italiane del settore Difesa), membro di Confindustria che annovera la quasi totalità delle imprese nazionali di settore e che rinviene nel Medio Oriente un importante mercato.

Qualcuno ha sottolineato che tale presenza ad Abu Dhabi assuma anche le forme del messaggio inviato dagli imprenditori del settore alle Istituzioni dopo la vicenda della RWM Italia, società che nel frattempo ha annunciato ricorso contro il Governo.

Una negazione – nelle forme della sospensione prima e della revoca poi delle sei licenze di esportazione all’Arabia Saudita e agli EAU precedentemente concesse alla RWM Italia -, che ha rinvenuto i suoi fondamenti nelle numerose violazioni da parte delle forze armate di Riyadh, che non hanno esitato a impiegare ripetutamente nella guerra in Yemen bombe e missili contro obiettivi di natura non militare colpendo la popolazione civile.

I rapporti delle Nazioni Unite relativi alla situazione in Yemen riferiscono che nel solo 2020 le vittime civili dei bombardamenti effettuati dall’aviazione sauditi sono state più di duecento, in aperta violazione del diritto umanitario internazionale.

…e quelle che invece arriveranno a Doha

Negli ultimi tempi il Qatar si è andato sempre più affermando quale uno dei principali mercati di destinazione delle esportazioni di sistemi d’arma prodotti in Italia, infatti, negli ultimi cinque anni sono state autorizzate licenze di esportazione verso Doha pari a 6,7 miliardi di euro, ammontare che pone l’emirato al secondo posto nella graduatoria dei Paesi clienti dell’industria italiana, immediatamente dietro un’altra petromonarchia del Golfo Persico, il Kuwait.

L’audizione del direttore dell’UAMA

Ebbene, quest’oggi la Commissione parlamentare Difesa della Camera dei Deputati ha audito da remoto il ministro plenipotenziario Alberto Cutillo, attuale direttore dell’Autorità nazionale UAMA, l’Unità formata da personale proveniente da varie Amministrazioni dello Stato che ha sede presso il Ministero degli Esteri ed è competente in materia di autorizzazioni all’esportazione, importazione e transito sul territorio italiano di materiali di armamento.

Ciò è avvenuto nell’ambito dell’esame del disegno di legge di ratifica ed esecuzione degli Accordi in materia di cooperazione nel settore della Difesa stipulati dal Governo della Repubblica italiana con quelli di Qatar e Sud Africa.

Normativa vigente in materia

Si tratta di una materia di per sé regolata dalla Legge 9 luglio 1990 nr.185 e dalle successive modifiche a essa apportate, in particolare quelle intervenute nel 2012, che hanno tenuto conto dell’evoluzione normativa nel frattempo avvenuta a livello europeo e dell’entrata in vigore nel 2014 del Trattato europeo sulla vendita delle armi.

In Italia le imprese registrate che sono autorizzate a esportare e importare materiali d’armamento sono circa 330, delle quali però lo scorso anno soltanto la metà hanno effettivamente venduto i loro prodotti all’estero e di queste le prime dieci per importanza e dimensioni hanno fatturato il 90% del totale. Le istanze di esportazione presentate all’UAMA e le procedure di autorizzazione variano a seconda dell’appartenenza dei paesi destinatari a una delle seguenti tre categorie: Paesi membri dell’Unione europea, Paesi membri della NATO, Paesi terzi.

Autorizzazioni e controlli

Una volta vistasi concedere l’autorizzazione, l’impresa ha a disposizione tre anni di tempo per concludere le trattative e stipulare il contratto con il governo del Paese estero destinatario dei sistemi d’arma. Si tratta di un’autorizzazione che, tuttavia, non fornisce automaticamente alcuna garanzia all’impresa riguardo alla concessione della successiva autorizzazione alla materiale esportazione di quei sistemi d’arma «contrattualizzati».

Quest’ultima, infatti, verrà concessa soltanto a seguito di una seconda istruttoria dell’UAMA, che al termine della quale si riserverà di concedere il nulla osta indispensabile alla successiva sottoposizione dell’istanza al Comitato consultivo interministeriale  per il previsto parere, obbligatorio seppure non vincolante.

Soltanto a questo punto, e a fronte di un parere favorevole espresso dal Comitato, il direttore dell’UAMA potrà firmare l’autorizzazione richiesta dall’impresa del settore industriale armiero.

Requisiti inderogabili

La Legge 185/1990 individua con precisione quali sono le operazioni non consentite. Allo specifico riguardo va sottolineato come detta normativa specifichi chiaramente come non possano venire movimentati materiali di armamento verso Paesi che non si conformino alla politica estera e di difesa della Repubblica italiana, un elemento di valutazione che spetta dunque al decisore politico.

Inoltre, non è possibile cedere armamenti a Stati sotto embargo internazionale decretato dall’ONU o dall’Unione europea, Stati impegnati in conflitti «non conformi» allo Statuto dell’ONU e a Stati governati da esecutivi riconosciuti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani.

Per quanto concerne invece gli accordi di cooperazione come quelli con Qatar e Sud Africa oggetto delle attenzioni della Commissione parlamentare Difesa, va rilevato che essi risultano funzionali alla costruzione di una base più solida nel quadro delle relazioni nello specifico settore, facilitando così anche l’interscambio commerciale.

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