CULTURA, narrativa. Paul Lynch, “Grace”

Un’epica e intima avventura nel cuore di uno dei periodi più bui della storia irlandese, sostenuta da un ritmo incalzante, dal nitore stilistico e dal talento immaginifico dell’autore

All’alba di una mattina d’ottobre, a Blackmountain, nell’Irlanda dell’Ottocento, una donna strappa dal letto la figlia Grace, la trascina all’aperto e le taglia i capelli con un coltello. Poi la veste con abiti maschili e la caccia di casa, mentre la fame già insidia i villaggi e le terre circostanti. Accompagnata dalla voce impertinente e imprevedibile del fratellino Colly, questa ragazza quattordicenne intraprende un’odissea che cambierà per sempre la sua vita: un viaggio rocambolesco attraverso un paesaggio cupo e disperato, tra incubi diurni e scorci di travolgente splendore. Per sopravvivere in un paese devastato dalla Grande Carestia, che spinge in strada milioni di persone alla ricerca di cibo, Grace sarà costretta a farsi ragazzo, poi bandito, razziando i ricchi come «la regina dei pirati» insieme a una curiosa coppia di compari.

Dovrà salvarsi dalla febbre e dalle grinfie di un santone ciarlatano per diventare, infine, una donna. Meditazione sull’amore e sul destino, romanzo picaresco e insieme coming-of-age novel, a metà tra Furore di Steinbeck e La strada di McCarthy, Grace è un’epica e intima avventura nel cuore di uno dei periodi più bui della storia irlandese, sostenuta da un ritmo incalzante, dal nitore stilistico e dal talento immaginifico di Paul Lynch.

Nato a Limerick nel 1977, Paul Lynch è considerato tra i migliori scrittori irlandesi della sua generazione. Dopo Cielo rosso al mattino (2017), accolto dalla stampa come un caso letterario, e Neve nera (2018), Grace è l’ultimo volume della «trilogia irlandese» pubblicato da 66thand2nd.

Peter Lynch, Grace, traduzione Riccardo Duranti, editore 66thand2nd, collana  bookclub, pagine 448, prezzo 20 euro

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