AFRICA, Sahel. Tra l’incudine e il martello: il terrorismo jihadista e gli abusi delle forze armate nei confronti dei civili

Nel Sahel si registra un incremento delle attività terroristiche dei gruppi jihadisti riconducibili a Islamic State e ad al-Qaeda, che nel 2019 hanno provocato la morte di 4.000 persone tra Burkina Faso, Mali e Niger. Contestualmente, però, crescono anche gli abusi perpetrati nei confronti della popolazione civile da parte delle forze di sicurezza dei vari paesi della martoriata regione. Un report di Amnesty International illustra l’escalation di esecuzioni extragiudiziali, sparizioni, torture e trattamenti disumani

Allo specifico riguardo un resoconto dettagliato della situazione ci perviene dall’articolo dell’inviata a Ouagadouogou (Burkina Faso) del periodico “Osservatorio Diritti” Franca Roiatti, reportage pubblicato il 22 Giugno scorso su –Le violazioni dei diritti umani nel corso delle operazioni militari hanno come conseguenza di alienare le popolazioni locali, mettendo a repentaglio qualsiasi risultato ottenuto. Quando queste operazioni sono concluse resta un vuoto che i miliziani sono pronti a riempire, ponendosi come i veri protettori delle comunità.

Nella notte tra l’11 e il 12 maggio, dodici dei venticinque sospettati di terrorismo sono morti nel carcere di Tanwalbougou, nel Burkina Faso orientale.

Testimoni sostengono che tutte le vittime avessero un colpo d’arma da fuoco alla testa. Il procuratore della corte d’appello competente ha smentito, l’inchiesta non è ancora conclusa e molti sono i dubbi sulla dinamica dell’accaduto. Giustificati da un aumento dei casi di abusi da parte delle forze armate nella regione del Sahel.

La regione è scossa da una crescente offensiva di gruppi affiliati alla galassia di al-Qaeda nel Maghreb e allo Stato Islamico (IS), che da anni sferrano attacchi contro soldati, poliziotti e civili, assaltando commissariati e caserme, bruciando villaggi e scuole, sparando nei mercati e bloccando le strade. Un conflitto che nel solo 2019 ha causato oltre 4.000 morti in Burkina Faso, Mali e Niger.

La reazione dei militari, che faticano a riprendere il controllo della situazione, è macchiata da arresti arbitrari ed esecuzioni extragiudiziali, fatti che aggravano la posizione delle popolazioni intrappolate tra due fuochi.

Il terrorismo nel Sahel e i militari nel report di Amnesty International. Il 7 febbraio i militari «sono arrivati verso le cinque del pomeriggio, hanno sparato colpi in aria e arrestato alcuni abitanti. Molte persone sono fuggite o sono rimaste chiuse nelle loro case. Hanno passato al setaccio le abitazioni, ucciso otto persone e portato via gli altri». Questo è quanto riferito ad Amnesty International da un testimone di Massabougou, villaggio della regione di Ségou, in Mali.

L’organizzazione di difesa dei diritti umani ha appena pubblicato un rapporto che raccoglie numerosi episodi di violenze perpetrate dalle forze armate nel Sahel. In Mali i caschi blu della MINUSMA hanno censito un centinaio di esecuzioni extragiudiziali, trentadue casi di sparizione e altrettanti di tortura e trattamenti disumani avvenuti nel primo trimestre del 2020.

Lotta al terrorismo: abusi e militari impreparati nel Sahel. «Alla fine dell’anno scorso gli eserciti dei tre paesi hanno subito attacchi complessi che hanno provocato numerose vittime e hanno portato alla convocazione del summit del 13 gennaio a Pau, tra la Francia e i Paesi che compongono il G5 Sahel, e alla successiva intensificazione delle operazioni militari su vasta scala, allo scopo di riguadagnare terreno contro il terrorismo», spiega a “Osservatorio Diritti” Ousmane Aly Diallo, ricercatore di Amnesty International in Africa occidentale, autore del rapporto sulle violenze.

«La ricorrenza degli abusi in Mali, Niger e Burkina – ha aggiunto Diallo – fa pensare che questi comportamenti siano quanto meno tollerati e sicuramente solleva molte domande sulla preparazione delle forze armate in tema di diritti umani, ma anche sull’impatto del prolungato conflitto sullo stato mentale dei soldati perennemente sotto tiro – il 14 giugno in Mali almeno ventiquattro militari sono caduti in un’imboscata non lontano dalla frontiera con la Mauritania, n.d.r. – e privi di un adeguato sostegno psicologico. Tutto questo può influire sul modo di trattare le popolazioni civili».

Il rischio giustizia sommaria nella lotta al terrorismo. Un altro aspetto critico, secondo l’analista, riguarda la debolezza del sistema giudiziario. Le autorità  spesso non riescono  a compiere le indagini necessarie per convalidare gli arresti e istruire i processi, alimentando nei fatti la tentazione dei militari di ricorrere a forme di giustizia sommaria.

«Sono stati arrestati perché si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Stavano abbeverando gli animali tra le 12:00 e le 13:00 quando sono stati fermati dai soldati. […] Non abbiamo più potuto vederli – ha raccontato uno dei parenti di tredici allevatori scomparsi in Niger nei pressi Ayorou il 3 aprile -, il più delle volte le persone arrestate sono allevatori Peul e Bella».

Fulani in Burkina Faso: sospettati di essere terroristi, ma anche vittime degli attacchi di Isis e al-Qaeda. Tra marzo e aprile, nell’arco di dieci giorni, a Ouahigouya e Djibo in Burkina Faso, Amnesty International ha registrato casi di sparizioni ed esecuzioni di civili da parte dell’esercito e delle forze antiterrorismo con oltre venti vittime. Inchieste sono in corso, ma nella maggior parte anche di questi episodi a soccombere sono membri delle comunità Peul (fulani).

Pagano il fatto che tra i membri dei gruppi armati attivi in tutta la regione ci siano Peul e che Amadou Koufa, predicatore musulmano radicale, leader del jihad maliano, qualche anno fa abbia chiamato tutti i Peul d’Africa a unirsi alla sua lotta.

«Non posso neppure andare al mercato o al centro sanitario, perché tutti ci considerano terroristi», ha affermato a Radio France International uno dei partecipanti alla manifestazione contro la stigmatizzazione dei Peul, che si è svolta domenica 14 giugno a Fada N’Gourma, capoluogo della regione dell’Est del Burkina Faso. «Il tragico paradosso è che  sono anche le prime vittime degli attacchi e degli omicidi mirati di al-Qaeda e Islamic State nei villaggi», ha aggiunto ancora Diallo.

L’organizzazione Armed Conflict Location & Event Data Project (Acled) ha evidenziato in una recente analisi come in seguito al vertice di Pau si sia registrato un incremento degli episodi di abusi commessi dalle forze armate statali.

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