CULTURA, pittura. Orazio Borgianni, un «caravaggesco» di gran valore

Nacque a Roma nel 1576 e iniziò il suo apprendistato presso botteghe di pittori manieristi, all'inizio del Seicento aderì alla corrente caravaggesca pur avendo forti contrasti di natura personale con Michelangelo Merisi

di Roberto Filippi – Presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini è stata presentata una mostra dedicata a Orazio Borgianni, un valente pittore operante tra gli ultimi decenni del Cinquecento e l’inizio del secolo successivo sbrigativamente definito un «caravaggesco».

L’artista nacque a Roma nel 1576 e iniziò il suo apprendistato presso botteghe di pittori manieristi. In seguito lavorò il Sicilia e in Spagna, maturando e raffinando il suo stile ispirandosi anche a El Greco, con il suo violento luminismo e le caratteristiche figure allungate.

Rientrato a Roma all’inizio del Seicento aderì alla corrente caravaggesca, pur avendo forti contrasti di natura personale con Michelangelo Merisi.

La sua pittura evidenzia una tecnica libera e pastosa, con effetti di luce e vivi contrasti.

Borgianni morì a Roma nel 1616. La mostra prende in considerazione il periodo di attività romano attraverso l’esposizione di alcune sue opere accompagnate da altre di pittori suoi contemporanei.

La mostra si articola in due parti: diciotto dipinti sono di sua mano, mentre gli altri diciassette sono invece di altri artisti, più precisamente di suoi contemporanei, quali Carlo Saraceni, Antiveduto Grammatica, Giovanni Lanfranco, Simon Vouet, Giovanni Serodine.

Questi, se si esclude il Lanfranco, fanno riferimento più o meno marcato allo stile del Caravaggio.

Le opere sono state scelte al fine di fornire una visione complessiva di come fosse la vita culturale a Roma nei primi due decenni del Seicento.

Altri dipinti appartengono a pittori di poco successivi, che tuttavia mostrano di aver assorbito la lezione del Borgianni. Si tratta di artisti valenti, seppure non di primissimo piano, ma che aprirono egualmente la strada all’arte barocca.

Si tratta di Marcantonio Bassetti, Carlo Bonomi, Guido Cagnacci, Tanzio da Varallo, Loris Tristan, Claude Vignon e Gian Francesco Guerrieri.

Tra i dipinti del Borgianni ne spiccano due inseriti nelle collezioni di Palazzo Barberini: l’autoritratto dell’artista e una splendida Sacra Famiglia con un notevole inserto di natura morta, consistente in una culla con panni di vari colori; seguono una visione di San Francesco (proveniente da una chiesa di Sezze), un Cristo fra i dottori (ora ad Amsterdam) e un San Carlo Borromeo, quest’ultima opera da sempre conservata a Roma nella chiesa borrominiana di San Carlino alle Quattro Fontane.

Tutti questi dipinti risentono di una impronta caravaggesca caratterizzata dall’uso della luce e sono eseguiti con una tecnica pastosa, realistica e ricca di colore.

Le opere dei pittori degli anni successivi seguono invece, sia pure in maniera differenziata, l’impostazione di stile suggerita dal Borgianni.

La mostra è collegata a vari eventi, tra i quali una giornata di studio sull’artista in calendario per il 28 maggio e quattro visite guidate (incluse nel prezzo del biglietto), calendate in giorni che, nella fase di attuale emergenza, potrebbero però subire variazioni, infine anche due appuntamenti riservati ai bambini.

“Orazio Borgianni un pittore nella Roma di Caravaggio”

Palazzo Barberini, Via Quattro Fontane 13;

dal 6 marzo al 30 giugno; orario: da martedì a domenica 8,30/19,00

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