ALBANIA, terremoto. Forte scossa di magnitudo 6.4 alle ore 03:54, l’epicentro vicino a Durazzo

Un Paese paralizzato da una prolungata stasi politica si trova a fare i conti con una grave emergenza evidenziando tutte le criticità di un sistema sostanzialmente privo di efficienti strutture di protezione civile

Una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.4 ha colpito alle ore 03:54 della scorsa notte l’Albania, l’epicentro del sisma è stato localizzato a una profondità di circa dieci chilometri sotto la costa settentrionale del Paese, non lontano dalla città di Durazzo.

Alla prima, ne sono poi seguite altre due, rispettivamente di magnitudo 5.3 e 5.4 che hanno fatto nuovamente tremare la terra fino alle otto della mattina. Il sisma è stato avvertito anche in Italia in Puglia, Abruzzo, Basilicata e Campania, regioni nelle quali non sono stati registrati danni a cose e persone.

Le località maggiormente colpite risultano essere Durazzo e Thumane, soprattutto in quella zona si sono verificati diversi crolli, mentre numerosi altri edifici hanno riportato gravi lesioni strutturali.

Il bilancio delle vittime, ovviamente ancora provvisorio, è al momento di tredici morti e oltre seicento feriti, tuttavia si tratta di cifre destinate ad aumentare.

Dala capitale Tirana, il ministero dell’interno ha comunicato che sono in fase di attivazione tre centri di accoglienza e di raccolta degli sfollati nelle località di Shijak (grosso sobborgo nell’immediato entroterra della città portuale adriatica non distante dalla superstrada SH2 per Tirana) e nella stessa Durazzo, altri tre centri nella capitale, uno a Helmës (nel distretto costiero di Kavajë, poco distante da Durazzo) e uno a Lezhë (importante nodo stradale sito a cinquanta chilometri dalla capitale e attraversato dalla superstrada SH1).

La macchina dei soccorsi albanese, seppure affannosamente, si è comunque messa in moto, tuttavia ha dovuto necessariamente affidarsi agli aiuti importanti giunti con rapidità dal confinante Cossovo, da Grecia, Italia e altri Paesi esteri.

Fortunatamente non vengono registrate interruzioni di rilievo alla viabilità stradale interna, dunque la possibilità dell’afflusso dei soccorsi sarebbe garantito (in Albania la rete ferroviaria effettivamente in esercizio è estesa per pochi chilometri di tratta e, sia l’armamento delle tratte che il materiale rotante è obsoleto).

In soccorso alla popolazione è immediatamente intervenuto l’esercito, ma in un contesto di sostanziale assenza di una efficace struttura di protezione civile che potesse fare fronte a emergenze del genere.

Anche la Caritas Albania si è immediatamente attivata mediante la propria rete nelle varie diocesi dove vivono dei cattolici – in Albania principalmente nello Scutarino e nel Sud vorioepirota, ma non soltanto -, cercando di raccogliere le prime informazioni da parrocchie e missioni al fine di contribuire alle esigenze della popolazione colpita dal sisma, che ha danneggiato anche a chiese ed edifici parrocchiali.

Le strutture sanitarie albanesi sono messe a dura prova, questo anche a causa dei deficit generati dall’esodo del personale, assunto negli ultimi anni da ospedali e cliniche tedesche, un fenomeno che ha portato all’anemizzazione del personale qualificato il già non brillante sistema sanitario pubblico nazionale.

Oggi in Albania lavora un numero di medici e di paramedici inferiore a quella che, sulla base delle oggettive necessità espresse dal Paese, dovrebbe essere la pianta organica.

Fu proprio lo Stato federale tedesco a finanziare corsi di aggiornamento e specializzazione (oltreché di lingua tedesca) per medici e infermieri allo scopo di farli poi emigrare in Germania, dove sono stati collocati nelle strutture sanitarie dei vari länder, bisognosi questi ultimi di personale qualificato nello specifico settore.

In fondo, ma con scarsissima lungimiranza, per la politica albanese si è trattato di aprire una “valvola di sfogo” del disagio interno, anche a costo di perdere cervelli e potenzialità umane, poiché quei medici e quegli infermieri difficilmente faranno ritorno in patria.

Infatti, il Paese delle aquile permane afflitto dai soliti problemi irrisolti: povertà diffusa, elevato tasso di disoccupazione (soprattutto giovanile) e forte emigrazione all’estero – l’Albania è il paese europeo con il maggior tasso di emigrazione -, conseguentemente la gente quando può lo abbandona per andare a vivere al di fuori di esso.

Alcune strutture private albanesi hanno reso noto attraverso i media che porranno a disposizione dei feriti i loro farmaci e parte delle loro strutture, un bel gesto che in ogni caso non si rivelerà risolutivo.

Il terremoto dello scorso settembre aveva lanciato un primo inequivocabile segnale ai responsabili della politica e dell’amministrazione dell’Albania, ma adesso per il Paese la prova da affrontare sarà ancora più dura.

Per il giorno 8 dicembre il presidente della repubblica, Ilir Meta, ha indetto al centro di Tirana una manifestazione di protesta contro il governo attualmente in carica presieduto da Edi Rama. Quel giorno, dalla revoca o meno di tale manifestazione di piazza, si comprenderà se la politica albanese avrà recepito o meno questo doloroso segnale e cesserà finalmente di minimizzare i rischi che corre il loro Paese.

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