DIRITTI UMANI, pena di morte. Usa: le multinazionali farmaceutiche restringono sulle iniezioni letali

Un articolo di “The Intercept” pubblicato lo scorso 14 settembre riporta che quattro grandi produttori di forniture mediche si sarebbero rifiutati di vendere le loro attrezzature laddove sia fondato il sospetto che queste vengano poi utilizzate nelle esecuzioni con iniezione letale di detenuti condannati a morte dai tribunali

a cura di Nessuno tocchi Caino – Si tratta di una limitazione in grado di ostacolare ulteriormente la capacità degli Stati americani nei quali vige la pena capitale di eseguire le condanne, poiché numerose società farmaceutiche hanno già imposto restrizioni alla vendita dei farmaci ritenuti letali che le amministrazioni penitenziare utilizzano per uccidere i condannati. Alle società che non forniscono più questo genere di farmaci ora si sono aggiunte la Baxter International Inc., la B. Braun Medical Inc., la Fresenius Kabi e Johnson & Johnson. Questi grandi gruppi industriali, che sono anche produttori di farmaci letali, sviluppano e poi fabbricano anche forniture mediche tra cui cateteri, sacche per flebo e siringhe, materiali sovente utilizzati anche nei protocolli di iniezione letale.

I «NO» DELLE CASE FARMACEUTICHE

Secondo la portavoce della Johnson & Johnson, Joshina Kapoor, «J&J sviluppa innovazioni mediche per salvare e migliorare vite umane, ma non consentiremo l’uso dei nostri prodotti per iniezioni letali durante la pena capitale». Fresenius Kabi, una società con sede in Germania focalizzata sulla produzione di dispositivi endovenosi, ha riferito alla stampa che avrebbero richiesto il sequestro di tutti i dispositivi acquistati dalle amministrazioni penitenziarie sospettate di condurre esecuzioni. B. Braun Medical, anch’essa avente la propria sede in Germania, ha proibito ai suoi distributori negli Stati Uniti d’America di commercializzare prodotti per le esecuzioni alle carceri. Baxter International, società sanitaria negli Usa, ha confermato che la sua dichiarazione del 2017 che vieta l’uso dei loro prodotti nell’iniezione letale si estende alle loro apparecchiature mediche e non soltanto ai farmaci che producono.

SABBIA NEGLI INGRANAGGI DELLA MACCHINA DELLA MORTE

Nel 2011, Hospira, un’azienda farmaceutica ora parte di Pfizer, unico produttore di sodio tiopentale (barbiturico utilizzato per l’anestesia nelle esecuzioni), ha cessato la fabbricazione di questo farmaco, indicando tra i motivi della chiusura della linea di produzione anche la preoccupazione per il suo impiego nelle esecuzioni in America. Lo stesso anno l’Unione europea votò per vietare la vendita e il trasporto di tutti i farmaci utilizzati per le iniezioni letali negli Stati Uniti d’America, inclusi il sodio tiopentale e il pentobarbital, altro barbiturico comunemente usato. Ciò ha reso difficile per molti Stati dell’Unione procurarsi farmaci per le esecuzioni e, a causa di questa difficoltà, molti di questi hanno tentato di acquistare farmaci altrove o di produrli per proprio conto.

IL BOIA CERCA DELLE ALTERNATIVE

Nel 2013, l’amministrazione penitenziaria del Missouri ha donato a un proprio dipendente la somma di 11.000 dollari allo scopo fargli acquistare  in Oklahoma un quantitativo di pentobarbital, mentre diversi altri Stati si sono rivolti a farmacie o piccoli laboratori nel tentativo di replicare i farmaci utilizzati per l’iniezione letale. Fresenius Kabi ha già contestato l’uso improprio dei suoi prodotti da parte dello Stato, facendo causa al Nebraska nel 2018 per aver acquistato i suoi farmaci da utilizzare nell’iniezione letale. All’epoca l’acquisto era avvenuto dopo l’avvertimento lanciato nel 2012 dall’azienda secondo cui eventuali tentativi di aggirare le restrizioni avrebbero costretto l’azienda a porre limitazioni anche nelle vendite agli ospedali per gli usi consueti.

IL DIFFICOLTOSO TRACCIAMENTO DEI PRODOTTI LETALI

Matt Kuhn, portavoce di Fresenius Kabi, ha dichiarato che la sua società non è a conoscenza di alcuno Stato che utilizzi i loro prodotti in esecuzioni capitali con iniezioni letali e che, se mai fosse necessario, intraprenderebbe le azioni necessarie. Estendere il divieto dell’uso dei loro prodotti alle apparecchiature mediche potrebbe essere una strada più difficile da percorrere, come pensa Lawrence Gostin, direttore dell’O’Neill Institute for National and Global Health Law della Georgetown University, infatti, «sarà difficile per le aziende tenere traccia di tutti i passaggi commerciali dei propri prodotti e avere una mappa aggiornata di chi ha accesso ai suoi prodotti».

Fonte: DPIC, 15/09/2023

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