STRATEGIA, NATO. Le riformulazioni degli orientamenti in atto a Bruxelles

La NATO riconsidererà il proprio Concetto strategico per la quarta volta dalla sua istituzione, lo ha già fatto nel 1949, nel 1991 e nel 2010). Ma esiste un consenso al riguardo tra gli Stati membri?

Si tratta di un aspetto di interesse esaminato dal professor Tiberio Graziani, presidente dell’istituto di analisi internazionali Vision & Global Trends, nel corso di una intervista rilasciata ieri al periodico russo “Interaffairs” (https://en.interaffairs.ru/article/interview-with-tiberio-grazziani/)

INTERAFFAIRS – Fino a oggi le varie riformulazioni del concetto strategico della NATO hanno avuto quale obiettivo prioritario quello di salvaguardare gli interessi geostrategici degli Usa, cioè il «principale azionista del club»

TIBERIO GRAZIANI – Questi interessi permarranno di fondamentale importanza anche nella nuova ridefinizione, tuttavia, va però considerato che la situazione internazionale è molto mutata negli ultimi dieci anni. La presenza della Cina quale attore globale, sia in termini economici che geopolitici, pone nuove sfide all’egemonia di Washington nel Pacifico e in Europa, grazie al progetto della Nuova Via della Seta.

A ciò va aggiunta anche la capacità di resistenza dimostrata dalla Federazione Russa nel contrastare, almeno in termini politici e diplomatici, l’espansionismo occidentale verso i suoi confini europei e nel Caucaso.

La Francia e la Germania, per ragioni diverse, soprattutto interne, sembrano tenere in grande considerazione le opportunità offerte dal mutato quadro internazionale. Infatti, malgrado i consigli e le pressioni esercitate dagli Stati Uniti, i due principali Paesi europei hanno mantenuto relazioni positive con Mosca e Pechino.

Quindi, per rispondere alla tua domanda, Berlino e Parigi cercheranno di affermare il loro punto di vista nel ridefinire il nuovo Concetto strategico della NATO. Un altro paese importante che molto probabilmente cercherà di far sentire la sua voce nella ridefinizione del Concetto strategico sarà la Turchia, un paese che gli Stati Uniti considerano inaffidabile.

Il Concetto strategico riveduto evidenzia la necessità di un budget maggiore: gli altri membri della NATO sono d’accordo?

La richiesta degli Stati Uniti di aumentare il budget ha due scopi, ugualmente essenziali per la sopravvivenza dell’Alleanza:

  1. a) una maggiore assunzione di responsabilità da parte dei paesi membri, in particolare, ovviamente, quelli europei;
  2. b) un aumento delle operazioni NATO in campo militare e diplomatico.

Credo che i paesi membri della NATO, ognuno per conto proprio, cercheranno di negoziare la propria partecipazione economica e ridurre le pretese di Washington.

Nel nuovo Concetto, qualora venisse adottato, la Russia viene considerato «l’avversario numero uno»: questo significherà una nuova guerra fredda?

In realtà è almeno dal 2014, cioè da quando è esplosa la crisi in Crimea, che i principali think tank statunitensi hanno promosso con una certa insistenza l’idea di una nuova guerra fredda.

Inoltre, è almeno da quell’anno che una forma di russofobia si è gradualmente sviluppata ed è aumentata sui principali media del cosiddetto sistema occidentale.

La russofobia ha lo scopo di suscitare nelle popolazioni occidentali le necessarie precondizioni psicologiche di sfiducia, utili per la loro mobilitazione verso il presunto «avversario» russo e l’accettazione di potenziali «crociate», anche militari, contro la Federazione Russa.

Gli Stati Uniti promuovono quindi gli ingredienti essenziali di una guerra ibrida (comunicazione, persuasione, soft power) contro la Russia da oltre sei anni. Attraverso il nuovo concetto strategico della NATO, Washington sta semplicemente condividendo la sua strategia nazionale contro la Russia con i membri del club della NATO. L’idea statunitense dell’avversario russo, attraverso il nuovo concetto strategico è per così dire istituzionalizzata e globalizzata.

Presumibilmente, uno degli argomenti delle discussioni della CNA era il cambiamento del clima. La NATO intende includere l’Artico nella sua agenda e confrontarsi con il ruolo della Russia nella regione?

Durante la guerra fredda l’Artico era un’area di costante tensione tra la NATO e l’Urss, la tensione durò fino al 1987, quando con l’Iniziativa di Murmansk, voluta da Gorbaciov, si tentò di trasformare l’area artica in un’area di pace e cooperazione.

Tuttavia, nonostante la costituzione del Consiglio Artico (1991), che ha indubbiamente accompagnato e aiutato il processo di de-escalation tra la NATO e la Federazione Russa nell’Alto Nord, la regione è rimasta un’area strategica per l’agenda occidentale. Questa importanza dell’Artico nella strategia della NATO è stata ribadita, ad esempio, al Vertice di Varsavia del 2016.

La presenza di Cina e India come osservatori permanenti (2013) nel Consiglio Artico ha probabilmente portato la NATO a ridefinire la propria strategia nell’Alto Nord anche con una funzione anti-russa.

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