AUTOSTRADE, viadotti. Strutture a rischio: misure cautelari nei confronti di dirigenti e tecnici di Autostrade per l’Italia e Spea Engineering

L’attività investigativa di magistratura e Guardia di Finanza ha preso avvio dall’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi di Genova e ha portato all’emersione di numerose falsificazioni e omissioni concordate, finalizzate all’occultamento al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti della criticità nella quale versavano i manufatti e del loro reale stato di conservazione

I militari del I Gruppo della Guardia di Finanza di Genova, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno eseguito una ordinanza comprendente nove misure cautelari emesse dalla magistratura a carico di dirigenti e tecnici di Autostrade per l’Italia s.p.a. e Spea Engineering s.p.a..

Tre persone sono finite agli arresti domiciliari, sei invece sono destinatarie di misure interdittive dal pubblico servizio e divieti temporanei di esercizio dell’attività professionale a favore di soggetti pubblici o privati.

I militari delle Fiamme gialle hanno contestualmente proceduto alle perquisizioni degli uffici dei soggetti inquisiti.

L’attività ha preso avvio dall’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi (evento verificatosi il 14 agosto 2018), nell’ambito della quale sono emersi numerosi elementi indiziari relativi a presunte attività di falso.

Falso commesso nelle relazioni concernenti condizioni e criticità di altri viadotti autostradali, un titolo di reato  per il quale la Procura della Repubblica di Genova ha avviato un nuovo procedimento penale che ha successivamente interessato i dirigenti e i tecnici delle due società per azioni attive nel settore della viabilità autostradale.

Dai successivi approfondimenti sono poi emersi gravi indizi di colpevolezza in ragione di atti pubblici redatti da pubblici ufficiali e afferenti i controlli effettuati sui viadotti Pecetti (A26 Genova Voltri-Gravellona Toce) e Paolillo (A16, Autostrada dei Due mari Casoria-Canosa di Puglia), attività illecite reiterate anche dopo il crollo del Ponte Morandi e per le quali la magistratura genovese ha quindi emesso le ordinanze cautelari.

In alcuni casi sono venute alla luce falsificazioni e omissioni concordate, finalizzate a occultare agli ispettori del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti importanti elementi indice della criticità nella quale versavano i manufatti, nonché riguardo al loro stato di conservazione, impedendo di risulta la reale verifica delle condizioni di essi che, invece, attraverso le attività ispettive condotte dalla vigilanza ministeriale, avrebbero dovuto portare a una verifica globale dell’opera e all’assunzione di altre misure di natura precauzionale.

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