STRATEGIA, cooperazioni bilaterali in Europa. Il Trattato del Quirinale: un testo per rafforzare l’autonomia strategica del continente

Dalla firma del Trattato del Quirinale (26 novembre 2021), da parte dei Presidenti della Repubblica francese Emmanuel Macron e italiano Sergio Mattarella (allora Presidente del Consiglio dei ministri italiano era Mario Draghi), sono trascorsi tre anni e nove mesi. Un’attenta gestazione, dato che il rafforzamento della cooperazione tra Parigi e Roma appariva, di fatto, soltanto una lontana prospettiva. Ora, con lo «spegnimento» del motore franco-tedesco, la cooperazione transalpina assume una dimensione strategica ai fini del futuro dell'Europa

Pubblicato il 1 maggio 2023 da “Conflits. Revue de Géopolitique”, https://www.revueconflits.com/le-traite-du-quirinal-un-texte-pour-renforcer-lautonomie-strategique-europeenne/, a cura di Edoardo Secchi (presidente del Gruppo Italia-Francia e fondatore del Club Italia-Francia) con Emmanuel Dupuy (presidente dell’Istituto per la prospettiva e la sicurezza in Europa – IPSE) – Mentre la guerra in Ucraina è entrata nel suo tragico e sanguinoso secondo anno, la cooperazione strategica franco-italiana dovrebbe d’ora in poi assumere, de  jure, il ruolo decisivo di impegno, perpetuazione, formazione e sviluppo della politica estera e del sistema di sicurezza comune (PESC) a lungo ricercato successivamente dai ventisette Stati membri dell’Unione europea.

COOPERAZIONE MILITARE EURO-ATLANTICA E AUTONOMIA EUROPEA

Questa giusta e coerente ambizione, in particolare nei confronti di molti dei nostri partner europei, che talvolta hanno avuto la tendenza a favorire il “mare aperto” della cooperazione militare euro-atlantica, all’interno di un pilastro europeo a discapito dell’autonomia strategica europea, intesa come rafforzamento della cooperazione industriale e dell’interoperabilità militare. In questo contesto, la saggia e attesa decisione volta a mettere in comune l’acquisto di munizioni tra europei illustra questa nuova realtà strategica, volta a produrre, immagazzinare, equipaggiare, più velocemente e più a lungo, non solo le forze armate francesi e italiane, ma anche quelle dei nostri partner, quali l’Ucraina oggi e, forse anche altri paesi in futuro, come la Moldavia e la Georgia.

LA «BUSSOLA STRATEGICA» DI BRUXELLES

Ciò è peraltro confermato dall’ambiziosa Bussola strategica adottata in occasione del Consiglio europeo del marzo 2022, il cui scopo iniziale era quello di consolidare la resilienza militare e diplomatica comune fino al 2030. Mentre gli europei possono essere stati intrappolati dalla loro stessa pusillanimità, prima dell’invasione russa della Georgia nel 2008, in Ucraina già nel 2014 e ancora il 24 febbraio 2022, la nostra sicurezza collettiva dipende soprattutto da come ci lasciamo preparare e prevedere (insieme, come alleati ma nel rispetto della nostra sovranità e indipendenza condivise) la nostra architettura europea di sicurezza e fiducia, d’ora in poi uniti e determinati ad affrontare l’arroganza di Vladimir Putin.

IL RINVIO DELLE AMBIZIONI DI MACRON

Tuttavia, nonostante la notevole unità europea in termini di incrollabile sostegno militare e la promessa di solidarietà e aiuti duraturi a Kiev per la titanica ricostruzione del Paese, è chiaro che l’ambizione comunitaria portata avanti da Emmanuel Macron ha conosciuto un clamoroso rinvio. Quest’ultima, in vista di un’Europa più sovrana, unita e democratica, è stata espressa in diversi discorsi, tra i quali quello pronunziato alla Sorbona nel settembre del 2017, e quello di Strasburgo del 9 maggio 2022 in occasione della chiusura della Conferenza sul futuro dell’Europa. D’ora in avanti l’inquilino dell’Eliseo intenderà sostenere il patto di cooperazione strutturata permanente (PESCO), che lega venticinque dei ventisette Stati membri dell’Unione europea, rafforzato nel dicembre 2017 da un ambizioso progetto di ritiro, volto a creare una Comunità europea forte politica (CEP) dei quarantaquattro Paesi che si sono incontrati per la prima volta il 6 ottobre 2022 a Praga, a margine del vertice europeo sotto la presidenza ceca del Consiglio dell’UE.

LA RI-STIMOLAZIONE LATINA DEL PROGETTO EUROPEO

Nel contesto delle sorprese strategiche, l’inconciliabile indebolimento in particolare sul piano militare (almeno per il momento) della coppia franco-tedesca, così come l’esponenziale armamento della Polonia, evidenziano un ritorno dell’agenda della ostpolitik, che sembra aver spostato inesorabilmente il centro gravitazionale europeo verso  la Mitteleuropa. È in questo contesto di necessario riequilibrio geopolitico che si richiede una certa meridionale, ri-stimolazione latina del progetto europeo. Diciamo più banalmente, è il petrolio franco-italiano che potrebbe rimettere in moto il motore grippato dell’Europa. La prossima presidenza spagnola del Consiglio europeo dell’Unione, dal prossimo 1 luglio sarebbe  peraltro un certo acceleratore.

INTESE TRA FRANCIA, ITALIA E SPAGNA

Che splendida occasione infatti per riunire e portare frutto sia il Trattato del Quirinale che lega Parigi e Roma con il Trattato di Barcellona ​​che lega Parigi e Madrid, fin dalla sua firma il 19 gennaio. Ne risulterebbe un’evidente convergenza diplomatica, militare e culturale, che permetterebbe di richiamare i fondamenti latini sia dell’Unione europea che della NATO, mentre è appunto nell’area del Mediterraneo e in quella, contemporaneamente, del Mar Nero, dove un buona parte del sistema militare euro-atlantico si trova, con i suoi 3,2 milioni di militari (dei quali 300.000 disponibili nell’ambito del sistema di allerta precoce dell’Alleanza atlantica), i 9.800 carri armati, 6.100 aerei e 140 tra navi di superficie e sottomarini a disposizione della NATO nel Mediterraneo.

LA «NUOVA ERA» PROMESSA DAL CANCELLIERE TEDESCO SCHOLZ

Mentre alcuni si interrogano, giustamente, sulla realtà della «nuova era» promessa dal cancelliere tedesco Olaf Scholz durante il suo discorso sullo Zeitenwende al Bundestag del febbraio 2022, è opportuno salutare ed evidenziare, al contrario, le promesse non ancora mantenute dalla Germania. Il netto rafforzamento e consolidamento dei bilanci della Difesa francese (43,9 miliardi di euro nel 2023) e italiano (28,3 miliardi nel 2023) alla luce delle leggi di programmazione militare che verranno discusse e votate a Monte Citorio e al Palazzo Borbone di Parigi. In definitiva, l’obiettivo è raggiungere il 2% del prodotto interno lordo (Pil) allocandolo alla voce “Difesa”, entro il 2025 per la Francia ed entro il 2028 per l’Italia.

L’INSEDIAMENTO DI UN ESECUTIVO DI DESTRA A ROMA

Tuttavia, sia che questa realtà di iato tra Berlino e Parigi sia sovra interpretata, o che si tratti di un temporaneo rallentamento del motore franco-tedesco, questa è una straordinaria opportunità per Parigi e Roma per portare, finalmente, il rapporto bilaterale in sintonia con quanto previsto dal Trattato del Quirinale. Da quando la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, è la Presidente del Consiglio non ha commesso errori, né in termini di rigore di bilancio (su cui grava il beneficio per Roma di ben 191,5 miliardi di euro registrati sui 750 miliardi di euro del Recovery Plan europeo, il Next Generation EU del 2020), ancor meno sull’impegno instancabile e determinato dell’Italia a favore dell’Ucraina, sia sul piano militare che umanitario e diplomatico. Inoltre, la fedeltà italiana all’impegno assunto in favore dell’Ucraina permane l’argomento più forte nel moto di convergenza, oltreché rispetto alle aspirazioni comuni di Parigi e Roma, per una soluzione del conflitto che non vada a scapito di Kiev.

ZELENSKY A PARIGI

È però particolarmente deplorevole su questo punto che Giorgia Meloni non si sia potuta esprimere a fianco del cancelliere tedesco e del presidente francese, quando questi ultimi due hanno accolto a Parigi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky lo scorso 8 febbraio. Occasione persa per posizionare la diplomazia europea da una prospettiva indipendente, come accadde nel giugno 2022, quando i presidenti francese e rumeno, nonché il cancelliere tedesco e il predecessore della signora Meloni, Mario Draghi, si recarono a Kiev per incontrare il presidente ucraino. Tanto più che la Meloni nel corso della sua visita nella capitale ucraina che ha avuto luogo tredici giorni dopo, ha singolarmente rilanciato il piano di pace proposto da Zelensky lo scorso settembre.

SUPERARE LE INCOMPRENSIONI

Il governo Meloni vuole andare oltre la fase iniziale dell’incomprensione con la Francia, poiché ci sono questioni strategiche importanti sul piano economico, energetico e della Difesa da affrontare. Ricordiamo a questo proposito la recente visita a Roma del ministro della Difesa francese Sébastien Lecornu, che ha incontrato il suo omologo italiano Guido Crosetto, confermando la sintonia e il comune impegno nel sostegno dell’Ucraina e nella difesa del fianco orientale della NATO, ribadendo ancora una volta che l’obiettivo primario è sempre il raggiungimento di una pace giusta. A tal proposito, i due ministri hanno confermato l’accordo per l’invio in Ucraina del sistema di difesa aerea Samp/T. Italia e Francia, inoltre, riconoscono l’importanza vitale del Mediterraneo per la sicurezza e gli interessi comuni.

L’IMPORTANZA VITALE DEL MEDITERRANEO

Questa regione, al confine con l’Europa, è interessata dalla maggior parte delle questioni geopolitiche internazionali: l’intensificarsi della competizione strategica, la libertà di navigazione e il rischio di conflitti ad alta intensità potrebbero mettere a repentaglio le rotte commerciali, gli approvvigionamenti energetici e le principali vie di comunicazione. All’inizio del mese di marzo, a seguito dell’incontro tra il ministro dell’Industria e del Made in Italy, Adolfo Urso, con quello francese dell’Economia, Bruno Le Maire, Parigi e Roma hanno emesso una dichiarazione congiunta in sedici punti per la cooperazione industriale tra i due Paesi, redatta sulla base delle disposizioni contenute nel Trattato del Quirinale. Il documento vede i due Paesi impegnati nelle transizioni verde e digitale, nella cooperazione in campo spaziale e nella fornitura di materie prime critiche essenziali. La Francia ha invitato l’Italia a partecipare a un fondo di investimento pubblico-privato, attivato da Parigi attraverso lo stanziamento di 500 milioni, e destinato all’approvvigionamento di materie prime critiche. Giorgia Meloni si recherà presto in Francia per incontrare Emmanuel Macron, si tratterà di un evento importante ai fini del rilancio dell’intesa bilaterale e, soprattutto, per procedere insieme su questioni strategiche comuni.

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