QATAR, Mattarella a Doha. Il presidente in missione «business oriented»

L’incontro con l'emiro Tamim bin Hamad al-Thani e la colazione con gli amministratori delegati delle principali imprese italiane. La collaudata collaborazione nel settore degli armamenti

La visita ufficiale ha avuto luogo nella giornata di ieri, poi il Presidente della Repubblica ha lasciato Doha per l’Iraq, importante paese fornitore di petrolio per l’Italia.

Un viaggio, quello compiuto nel Golfo Persico da Sergio Mattarella, che non a torto è stato definito «business oriented», in quanto finalizzato al perseguimento, oltre che di importanti obiettivi di politica estera, anche alla tutela degli interessi del sistema Italia.

Nel 2018 l’interscambio commerciale tra i due Paesi è stato pari a 2,6 miliardi di euro, facendo registrare un incremento rispetto ai 2,3 miliardi dell’anno precedente.

Infatti, nella capitale dell’emirato l’inquilino del Quirinale era accompagnato da una schiera di amministratori delegati delle principali imprese italiane, tra i quali quelli di Leonardo, Fincantieri, Eni, Saipem, Elettronica e Cassa depositi e prestiti.

Questi ultimi, dopo il colloquio avuto da Mattarella con l’emiro Tamim bin Hamad al-Thani, hanno partecipato assieme a loro alla colazione di lavoro che ha seguito le discussioni politiche.

Si tratta di una visita rilevante sotto numerosi aspetti, alla luce del fatto che l’emirato svolge un ruolo da protagonista sull’intero scacchiere mediorientale e nordafricano.

Esso negli ultimi tempi ha assunto una posizione ben precisa: al fianco della Turchia e in non certo ottimi rapporti con il potente vicino saudita.

Oltreché nel complesso scenario del Golfo, Doha costituisce dunque un referente imprescindibile anche nella spinosa questione libica, per non parlare di quella palestinese, visto che interviene direttamente nel finanziamento di Hamas sotto forma di aiuti umanitari (in dollari Usa) alla popolazione della Striscia di Gaza.

E, ovviamente, poi ci sono le relazioni di natura economico-commerciale, non soltanto nel settore degli idrocarburi – il Qatar è un grande produttore di gas naturale -, ma anche in quello degli armamenti, poiché in questo specifico settore il ricco e attivo emirato del Golfo è cliente delle imprese italiane.

Queste ultime stanno sostanzialmente “creando” la flotta militare dell’emirato attraverso la vendita di sette unità navali (quattro fregate leggere, due pattugliatori e una nave anfibia) e sempre l’Italia provvede anche all’addestramento del personale arabo destinato al loro impiego.

Cessioni di materiali d’armamento sono in atto – o saranno comunque possibili – anche nei settori terrestre e aeronautico, date le forniture di ventotto elicotteri militari NH-90 della Leonardo (prime contractor insieme ad Airbus e Fokker) e di batterie per l’artiglieria costiera, mentre sono in atto le trattative per l’eventuale vendita del velivolo M-346 e per altri sistemi d’arma e veicoli tattici.

Una serie di affari non indifferenti, in quanto l’ammontare di essi supera i sei miliardi di euro.

Per quanto concerne la Libia, il Qatar – escluso dalla Conferenza di Berlino di domenica scorsa – sostiene apertamente il governo di Tripoli, internazionalmente riconosciuto e presieduto da Fayez al-Serraj, che è anche uno stretto alleato della Turchia di Erdoğan.

Doha ha tutto l’interesse a rafforzare le proprie relazioni con i Paesi europei, soprattutto alla luce del relativo isolamento nel quale da due anni viene costretta a causa della politica estera saudita, alla quale – volenti o nolenti – si sono allineate anche le altre petromonarchie del Golfo.

L’accusa – per la verità non del tutto infondata – mossale da Riyadh è quella di sostenere i Fratelli musulmani (Ikwan al-Islami) in Egitto e Hamas nei Territori palestinesi, nonché quella di non contrastare le ambizioni iraniane nella regione.

Nell’incerto teatro operativo iracheno, Mattarella è stato accompagnato dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini nella sua visita ai contingenti militari italiani in missione.

Tra i mesi di gennaio e settembre dello scorso anno l’Italia ha importato dal Paese arabo petrolio per 3,8 miliardi di euro, un ammontare superiore a quello del 2018, mentre sempre nel 2019, il greggio iracheno ha pesato complessivamente per il 20% sul complesso delle importazioni italiane di tale materia prima energetica.

Al riguardo, Baghdad si pone al primo posto tra i fornitori dell’Italia davanti alla Russia e alla Libia, questo alla luce della drastica riduzione delle forniture iraniane e, ora, anche di quelle libiche.

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