ECONOMIA, scenari. Verso la fine della moneta unica europea?

Di fronte all’impennata dell’inflazione (5%), il gigantesco debito pubblico italiano è destinato a compromettere il destino della moneta unica europea? Incognite e potenzialità insite nel prossimo futuro discusse a insidertrend.it con il professor Mario Baldassarri, già viceministro della Repubblica e attualmente presidente del Centro studi economia reale

Funesti presagi stamani nelle analisi di scenario elaborate da Bloomberg, dove è stata addirittura prospettata la fine dell’era della moneta unica europea, trascinata nel disastro dal complesso degli eventi, in parte retaggio delle politiche economiche del passato e del gigantesco debito pubblico italiano, in parte dall’esplosione del fenomeno inflattivo (affatto transitorio) che in queste ultime settimane si è manifestato con una virulenza pari a quella della variante Omicron del coronavirus.

ITALIA ANELLO DEBOLE IN EUROPA

In sintesi, gli analisti della multinazionale operativa nel settore dei mass media che ha sede a New York, partendo dal dato relativo a un tasso di inflazione pari al 5% a fronte di un tasso di interesse nominale intorno allo zero, sono giunti alla conclusione che, stante questo contesto caratterizzato dalla crisi generata dalla pandemia in atto e dall’aumento vertiginoso dei prezzi delle materie prime energetiche (dovuto a varie cause), l’anello debole della catena europea, cioè l’Italia, potrebbe ben presto vedere cessare le condizioni che hanno consentito alla propria economia, gravata dal moloch del debito pubblico, di tirare avanti agli asfittici tassi di crescita pre-pandemici prima e nella situazione di grave crisi dai primi mesi del 2020.

LA CRESCITA DEL PIL RENDEREBBE IL DEBITO «MENO GIGANTESCO»

Secondo il professor Mario Baldassarri, ospite questa stessa mattina dei microfoni di insidertrend.it e di Radio Omega, la chiave di tutto risiede nella crescita, che tuttavia non può prescindere dal varo di reali riforme strutturali, cioè di sostanziali revisioni dell’architettura economica e amministrativa del Paese che consentirebbero una ripresa del prodotto interno lordo nazionale adeguata a sostenere il gravame del debito e a preservare la fiducia dei mercati (lo spread degli ultimi giorni è un segnale chiaro).

Baldassarri ha commentato le ipotesi esplorate da Bloomberg giungendo ad alcune conclusioni, in parte già note (in quanto illustrate nel suo ultimo saggio da alcuni giorni in libreria, “Italia ed Europa: si riparte, ma da dove si viene e dove si va?”), in parte meno note, che ha esposto analizzando l’inflazione che è andata ben oltre le previsioni e il quadro generale dell’economia, con un occhio agli effetti dell’aumento dei prezzi dell’energia.

INQUIETANTI INCOGNITE INCOMBONO

Con riferimento all’Italia gli analisti di Bloomberg hanno delineato tre ipotetici scenari: il primo di essi contempla una ristrutturazione del debito pubblico, che però comporterebbe delle perdite per i creditori dello Stato, cioè banche, società di assicurazione e altri investitori di vario genere; il secondo scenario potrebbe essere quello dell’uscita del Paese dalla moneta unica europea, con conseguenti perdite per le banche centrali che di esso sono creditrici; il terzo e ultimo scenario (che si afferma sia stato concordato da Draghi e Macron, ma che vede contrari i tedeschi) è quello relativo alla mutualizzazione del debito pubblico italiano mediante il trasferimento di una sua parte nelle mani di un’agenzia di gestione, con l’inevitabile ritorno dello spettro del MES, il meccanismo salva stati, il cui solo aleggiare in passato ha acceso furibonde polemiche politiche.

SE TUTTO ANDRÀ BENE…

Ma, sempre ad avviso di Baldassarri, quest’ultima ipotesi non sarebbe esplorabile, poiché ritenuta scarsamente efficace. In ogni caso i tempi stringono e ben presto si capirà se l’esecutivo in carica è davvero in grado di portare a termine le riforme di natura strutturale necessarie al Paese per avviarsi (malgrado Omicron) su un sentiero di crescita che, seppure ridotto rispetto alle previsioni dagli effetti perniciosi della recente variante del coronavirus, è necessario che si assesti ad almeno il 3% annuo fino al 2030.

Una ulteriore incognita è inoltre rappresentata dalla capacità del sistema politico e burocratico italiano, ancorché riformato da Brunetta, di rendere possibili veloci ed efficaci investimenti grazie ai fondi che l’Unione europea erogherà nei termini previsti dal Next Generation EU… se tutto andrà bene. A cominciare proprio dalle politiche in campo energetico, che oggi scontano le scelte non del tutto lungimiranti del passato, e che, purtroppo, nei fatti non potranno fare totale affidamento al potere salvifico e miracoloso delle fonti rinnovabili, almeno per i prossimi decenni.

A406 – ECONOMIA, SCENARI: VERSO LA FINE DELLA MONETA UNICA EUROPEA? Incognite e potenzialità insite nel prossimo futuro discusse a insidertrend.it con il professor MARIO BALDASSARRI, già viceministro della Repubblica e attualmente presidente del Centro studi economia reale.

Ad avviso di Baldassarri la chiave di tutto risiede nella crescita, che tuttavia non può prescindere dal varo di reali riforme strutturali, cioè di sostanziali revisioni dell’architettura economica e amministrativa del Paese che consentirebbero una ripresa del prodotto interno lordo nazionale adeguata a sostenere il gravame del debito e a preservare la fiducia dei mercati (lo spread degli ultimi giorni è un segnale chiaro).
Egli ha quindi commentato le ipotesi esplorate da Bloomberg giungendo ad alcune conclusioni, in parte già note (in quanto illustrate nel suo ultimo saggio da alcuni giorni in libreria, “Italia ed Europa: si riparte, ma da dove si viene e dove si va?”), in parte meno note, che ha esposto analizzando l’inflazione che è andata ben oltre le previsioni e il quadro generale dell’economia, con un occhio agli effetti dell’aumento dei prezzi dell’energia.
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