ECONOMIA, scenari. Luci e ombre sulla politica del Governo

L’esecutivo attualmente in carica è davvero così responsabile come si sforza di apparire mediante l’immagine laboriosamente costruita in questi mesi, oppure il suo approccio alle scelte di politica economica sono improntate al rinvio e al temporeggiamento? Quali sono le incognite che incombono sul prossimo futuro? L’attuale clima di tranquillità, indice della momentanea assenza di presupposti alla base di turbolenze finanziarie, è destinato a durare o, invece, si profileranno agenti destabilizzatori in grado di scatenare i mercati? Come sciogliere il nodo del debito? Orientandosi a tagli di bilancio in favore di un surplus primario ovvero puntando tutto su una improbabile crescita? Per Palazzo Chigi e via XX Settembre si avvicina forse l’ora della verità, quel momento nel quale i decisori politici di questo paese non potranno più procrastinare le scelte necessarie, ma saranno costretti a prospettive pluriennali, oltre le prossime elezioni europee. Infatti, le difficili condizioni dell’economia internazionale e l’intrinseca debolezza della finanza pubblica italiana possono mettere in questione gli impegni dichiarati da questo governo, con implicazioni per la stabilità finanziaria del Paese. Di questo e di tutto il complesso di variabili in grado di incidere sulle dinamiche se ne è discusso nel corso di un webinar organizzato dall’Università Bocconi al quale sono intervenuti Stefano Feltri, Lorenzo Bini Smaghi, Silvia Merler, Guido Tabellini e Stefano Micossi (registrazione audio insidertrend.it A597)

I documenti di bilancio presentati dal Governo italiano (Nota di aggiornamento del Def o Nadef e la bozza di Legge di Bilancio) si basano su previsioni ottimistiche per quel che riguarda la crescita attesa del prodotto interno lordo (Pil), la dinamica degli oneri finanziari sul debito pubblico, le entrate connesse a privatizzazioni e quindi, conseguentemente, la discesa nel rapporto tra debito pubblico e Pil.

I RISCHI DIETRO L’ANGOLO

Sulla base di questi presupposti gli economisti partecipanti alla discussione hanno evidenziato lo scarso realismo relativo agli impegni assunti dall’esecutivo in carica nei termini di aumento dell’avanzo primario nei bilanci pubblici dei prossimi anni.  Essi aggiungono inoltre che «si accresce l’incertezza sui mercati internazionali riguardo alla capacità di collocare sul mercato, a condizioni adeguate, le ingenti emissioni di titoli pubblici implicite nell’andamento atteso del disavanzo». Tale incertezza può inoltre pesare negativamente sui negoziati per la revisione delle regole fiscali europee miranti a dare maggiore titolarità alle autorità nazionali nella definizione delle loro politiche di bilancio. In assenza di una revisione degli obiettivi di finanza pubblica contenuti nella Nadef al fine di rendere più credibile la riduzione del debito pubblico nei prossimi anni, anche alla luce del nuovo quadro macroeconomico internazionale, i rischi di instabilità finanziaria per il Paese possono notevolmente aumentare.

CALMA APPARENTE

Il Governo Meloni ha superato senza danni la scadenza dei giudizi delle agenzia internazionali di rating, che un po’ per la ragione che in una fase critica come quella attuale sarebbe un suicidio innescare una turbolenza finanziaria a seguito del declassamento a junk dei titoli italiani (in fondo, ai suoi creditori lo Stato gli interessi sul debito li ha sempre pagati regolarmente, quindi essi non nutrono certamente interesse a mettere in ginocchio chi gli deve soldi col rischio che divenga insolvente), un po’ perché, in effetti, la manovra di bilancio varata da Palazzo Chigi, per quanto in deficit, è stata apprezzata dai mercati, che l’hanno ritenuta sì espansiva, ma tutto sommato limitata nei suoi termini quantitativi, malgrado il Paese sia già in campagna elettorale. In più, a favore del governo di destra-centro ha giocato anche la chiusura dell’era delle misure espansive precedenti, che molto hanno inciso (e molto ancora incideranno) sul bilancio pubblico e il debito, qualcosa che eviterà la deriva dell’aumento della spesa.

IL DEBITO PUBBLICO: UN MOLOCH APPARENTEMENTE INSCALFIBILE

Ma è proprio quest’ultimo, il debito pubblico, il moloch apparentemente inscalfibile, anche alla luce della sua attuale traiettoria incrementale, funzione non soltanto di limitati deficit, ma soprattutto di tassi d’interesse maggiori di quelli della crescita del Pil. Una crescita asfittica molto lontana dalle ottimistiche previsioni elaborate da Palazzo Chigi soltanto qualche mese fa, prima della sua seconda Legge di Bilancio. Si tratta di aspetti di natura macroeconomica che l’esecutivo sarà necessariamente costretto a rivedere, poiché la riduzione delle entrate fiscali si sommerà alla concreta praticabilità delle annunciate privatizzazioni, che nella retorica ufficiale assumono la valenza di un apporto salvifico. Ma, se la crescita del Pil non sarà quella prevista (meglio: auspicata), allora quale potrà essere il sentiero che deciderà di percorrere questo governo?

ALLE SCELTE CORRISPONDONO ALTRETTANTE INCOGNITE

Si avvierà su quello della politica di tagli, attraverso una reale spending review che avvicini all’impegnativo obiettivo del 3% di surplus primario necessario ad aggiustare i conti pubblici, oppure, a fronte dei costi di natura politica che certamente deriveranno da una politica di austerità, il Governo rinvierà ancora la decisione? In fondo, in questi tempi effimeri non si percepisce poi così tanto una sensazione d’urgenza e puntare tutto sulla crescita pone non poche incognite, anche tenendo conto degli effetti attesi dalla messa a terra del Piano nazionale di ripresa e resilienza, del quale non si è in grado di valutare il suo effettivo effetto moltiplicatore. Tuttavia i nodi stanno venendo al pettine, e in qualche maniera con l’Europa ci si dovrà relazionare, non fosse altro per la ragione che bisognerà risolvere per tempo (e i tempi sono oltremodo stretti, al netto della ratifica del Mes) la questione della riforma del Patto di stabilità e crescita, con i suoi parametri.

L’ORA DELLA VERITÀ

Quale sarà dunque la percezione che avranno i mercati di fronte all’eventuale incapacità del Governo italiano di fare delle scelte di respiro pluriennale superando le colonne di Ercole del limitato esercizio finanziario 2024 e dei colli di bottiglia rappresentati dal mancato o incompleto varo delle previste riforme strutturali? Liberalizzazioni e contrasto di evasione ed elusione fiscale sono azioni possibili a ridosso delle elezioni europee e, forse, anche di un referendum istituzionale, col rischio di intaccare gli interessi dell’elettorato di riferimento? E infine: che accadrà se e quando la banca centrale europea si disferà della massa di titoli del debito pubblico italiano che oggi detiene in pancia? Sui mercati si metterà in moto un meccanismo di ripensamento riguardo alla sostenibilità del debito italiano? Si genererà un effetto pressorio? A tutti questi interrogativi hanno tentato di fornire una risposta gli economisti che hanno preso parte alla discussione organizzata dall’Università Bocconi, un webinar del quale di seguito è possibile ascoltare la registrazione audio integrale (A597).

A597 – ECONOMIA, SCENARI: LUCI E OMBRE SULLA POLITICA DEL GOVERNO MELONI. L’esecutivo attualmente in carica è davvero così responsabile come si sforza di apparire mediante l’immagine laboriosamente costruita in questi mesi, oppure il suo approccio alle scelte di politica economica sono improntate al rinvio e al temporeggiamento?
Quali sono le incognite che incombono sul prossimo futuro? L’attuale clima di tranquillità, indice della momentanea assenza di presupposti alla base di turbolenze finanziarie, è destinato a durare o, invece, si profileranno agenti destabilizzatori in grado di scatenare i mercati? Come sciogliere il nodo del debito? Orientandosi a tagli di bilancio in favore di un surplus primario ovvero puntando tutto su una improbabile crescita?
Per Palazzo Chigi e via XX Settembre si avvicina forse l’ora della verità, quel momento nel quale i decisori politici di questo paese non potranno più procrastinare le scelte necessarie, ma saranno costretti a prospettive pluriennali, oltre le prossime elezioni europee. Infatti, le difficili condizioni dell’economia internazionale e l’intrinseca debolezza della finanza pubblica italiana possono mettere in questione gli impegni dichiarati da questo governo, con implicazioni per la stabilità finanziaria del Paese.
Di questo e di tutto il complesso di variabili in grado di incidere sulle dinamiche se ne è discusso nel corso di un webinar organizzato dall’Università Bocconi al quale sono intervenuti STEFANO FELTRI (giornalista, già direttore del quotidiano “Domani” e attualmente curatore del sito web e della newsletter “Appunti”), LORENZO BINI SMAGHI (economista, già membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea), SILVIA MERLER (Head of ESG & Policy Research presso Algebris Investment), GUIDO TABELLINI (economista, vicepresidente dell’Università Luigi Bocconi) e STEFANO MICOSSI (economista, già direttore generale di Assonime).
Condividi: