La controversia che oppone il colosso minerario canadese Barrick Gold e il governo di Bamako ha conosciuto un nuovo capitolo della escalation. Infatti, martedì scorso le autorità fiscali del Paese africano hanno chiuso gli uffici della società nella capitale, motivando il provvedimento con il mancato pagamento delle tasse.
LA CONTROVERSIA SUL GIACIMENTO DI LOULO-GOUNKOTO
Si tratta dell’ennesimo episodio di una intensificazione dell’annosa disputa che rinviene quale oggetto il complesso minerario di Loulo-Gounkoto, situato nell’ovest del paese, uno dei giacimenti d’oro più grandi del mondo che viene sfruttato all’80% dal gruppo canadese, con lo Stato del Mali che detiene il restante 20% delle quote. A seguito della riforma del Codice minerario maliano del 2024, Bamako ha chiesto alla Barrick il pagamento di diverse centinaia di milioni di dollari di tasse arretrate, ricorrendo a un’azione presentata nelle forme di un’acquisizione sovrana delle risorse naturali del Paese, pretendendo la sostanziale applicazione in maniera retroattiva delle nuove disposizioni, aspetto critico nella controversia in atto.
BLOCCO DELLE ATTIVITÀ NEL SITO ESTRATTIVO
In una dichiarazione diffusa martedì scorso, la Barrick Gold ha denunciato «una escalation di misure coercitive», sostenendo come alcuni dipartimenti governativi «non soltanto abbiano chiuso i propri uffici nella capitale, ma anche minacciato di porre il complesso di Loulo-Gounkoto sotto la propria amministrazione temporanea». Nel frattempo, le attività minerarie restano ferme dal mese di gennaio a seguito del sequestro di tre tonnellate di oro nel sito da parte delle autorità di Bamako. L’esportazione del metallo prezioso è stata bloccata, mentre da novembre quattro dipendenti della Barrick si trovano agli arresti. Il mese seguente, dicembre, sono stati addirittura emessi mandati di cattura con l’accusa di riciclaggio di denaro a carico del CEO della società (manager di cittadinanza sudafricana) e del direttore generale maliano del sito.
ORO, MILITARI E CORPORATIONS
Barrick Gold sostiene che nel febbraio 2025 è stato negoziato e accettato un accordo con il Ministero dell’Economia e delle Finanze maliano, che prevede la risoluzione della controversia nei termini fiscali. Ad avviso della società canadese, lo scorso ottobre è stato effettuato un pagamento di ottantacinque milioni di dollari quale compromesso. L’oro è la materia prima che costituisce all’incirca il 25% delle fonti economiche che alimentano il bilancio nazionale del Mali, aspetto che rende tale risorsa una questione strategica di primaria importanza. Dopo i colpi di stato del 2020 e del 2021, le giunte militari al potere a Bamako hanno dichiarato che il Paese africano avrebbe fatto della sovranità economica e della lotta alla corruzione le sue priorità.