UCRAINA, conflitto. Fare tesoro degli errori di calcolo per dare una nuova missione alla NATO

La guerra nasce spesso da rivendicazioni inconciliabili sullo stesso pezzo di territorio o da atteggiamenti reciprocamente ostili sull’identità nazionale e, per quanto la si voglia considerare irrazionale, come mezzo estremo per risolvere gravi controversie, oppure per ribaltare un quadro geo-politico ritenuto poco vantaggioso da una delle parti.
Avrebbe dovuto essere abbastanza evidente che l’elemento della partecipazione dell’Ucraina alla NATO poteva essere interpretata come minaccia dal Cremlino e c’è più di un motivo per pensare che una maggiore chiarezza su questo aspetto avrebbe potuto cambiare il corso della storia. Ma così non è stato.
IL REALISMO DI ZELENSKY
Si tratta di un aspetto colpevolmente sottovalutato che trova una conferma nelle parole di Zelenzky: “L’Ucraina si rende conto che non è nella NATO. Siamo persone ragionevoli. Abbiamo sentito per anni parlare di porte aperte, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci, e dobbiamo riconoscerlo”.
Credere, dunque, che il conflitto Russia-Ucraina sia il risultato di decisioni irrazionali, significa considerare tutte le guerre come tali, ma chi conosce la storia sa che non è così. Con il crollo del blocco sovietico, la NATO è stata percepita come l’organizzazione che conferiva lo status di unica superpotenza del mondo agli Stati Uniti.
LA NATO GENDARME
Conclusa vittoriosamente la “guerra fredda” la NATO è stata la piattaforma militare utilizzata per condurre la guerra in Kosovo, intervenendo negli affari di un paese terzo. Dal punto di vista occidentale, una guerra “giusta” volta a rivendicare interessi importanti e oggettivi della “comunità internazionale”.
Nell’ultimo ventennio, sia che alla Casa Bianca sedesse un presidente democratico, sia che ci fosse un repubblicano, la NATO ha visto incrementare il proprio ruolo finendo coinvolta in progetti di cambio di regime e di maldestri tentativi di costruire nuove entità statali in luoghi come Libia e Afghanistan.
L’ANOMALIA TRUMP
L’unico inquilino della Casa Bianca a mettere in discussione questo assetto è stato Donald Trump, per il quale la NATO a trazione statunitense era esattamente ciò che impediva all’Europa di spendere nella propria difesa, perché protetta dal grande arsenale convenzionale e nucleare americano.
La stessa visione è stata adottata da diversi paesi dell’Europa orientale, i quali hanno abbracciato il libero mercato e si sono allineati agli interessi politici ed economici degli Stati Uniti, chiedendo contestualmente l’adesione alla NATO o bussando alla sua porta, come ha fatto l’Ucraina di Zelensky.
Sia chiaro, se una nazione sovrana intende aderire ad un alleanza militare per proteggersi da un paese come la Russia, deve essere libera di poterlo fare. Ma il club al quale si chiede l’iscrizione si deve riservare la possibilità di valuare le conseguenze di quell’adesione ed eventualmente non incoraggiarla.
NUOVI EQUILIBRI, NUOVO RUOLO
La guerra Russia-Ucraina impone che la NATO cominci a sviluppare una comprensione più chiara del suo ex avversario e del rinnovato ruolo che è chiamata ad assumere. In un contesto geo-politico che non ha più nell’Europa il suo fulcro e in cui si vanno affermando nuovi equilibri di potenza, questo deve essere l’imperativo.
Come sta dimostrando l’aggressione russa all’Ucraina, la storia della guerra è piena di errori di calcolo e possono commetterli anche coloro che pure sono animati delle migliori intenzioni. Soprattutto se quest’ultime sono figlie di una “visione” oggi inadeguata e proveniente dal secolo scorso.

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