ECONOMIA, Nadef. I numeri del Governo Draghi

Diffusa la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che Palazzo Chigi ogni anno è tenuto a presentare in vista del varo della legge finanziaria: dalle «rappresentazioni illusionistiche» dei passati governi si è passati alle previsioni attendibili dell’esecutivo presieduto da Mario Draghi. Tuttavia le prospettive non sono del tutto rosee, poiché dal 2023 la crescita economica potrà subire un rallentamento, che allungherà il cammino verso il recupero delle medie dei redditi europei. Ne hanno discusso l’economista Mario Baldassarri e il giornalista Claudio Landi

Tutti e sette gli esecutivi che hanno preceduto quello attualmente in carica, presieduto da Mario Draghi, hanno sempre annunciato tagli di spesa poi non attuati, incrementando invece la spesa corrente e riducendo sensibilmente gli investimenti pubblici. «Le tasse aumentavano – è il commento del professor Mario Baldassarri, intervenuto come di consueto alla trasmissione “Capire per conoscere” condotta da Claudio Landi a Radio Radicale -, mentre venivano contestualmente gonfiati i numeri della crescita e dell’inflazione», in questo modo si otteneva un prodotto  interno lordo nominale maggiore rispetto a quello effettivo, con la produzione dell’illusionistico effetto di una graduale, seppure minima, riduzione nel tempo del rapporto deficit/Pil, utile a far credere che il debito pubblico fosse sotto controllo.

FINE DEI VECCHI TRUCCHI DI NATURA CONTABILE

«Il primo dato positivo registrato nella Nadef di quest’anno –prosegue l’ex viceministro dell’Economia oggi alla guida del Centro studi economia reale – è che questi vecchi trucchetti contabili non appaiono più». Cosa è, invece, che la Nadef 2021 ci dice? Una previsione di crescita economica del Paese indicata per l’anno in corso al tasso del 6% e al 4,7% per il prossimo, una previsione che secondo Baldassarri «appare abbastanza solida».

Ovviamente, nella Nadef vengono incorporati gli effetti e il profilo temporale di utilizzo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ma qui, ad avviso di Baldassarri, emerge un problema: «Dopo il rimbalzo e la ripresa del 2021-22, nel biennio seguente la crescita tende a frenare». Insomma, la Nadef di Draghi e Franco non nasconde questo i aspetto, inducendo a riflettere sul fatto che il Next Generation EU sarà un provvedimento estremamente importante per i destini dell’economia italiana, tuttavia una tantum.

IL PREVISTO RALLENTAMENTO DELLA CRESCITA ECONOMICA

Ma non tutte le stime relative al previsto rallentamento della crescita economica a partire dal 2023 collimano, poiché dopo il positivo effetto prodotto dal Next Generation EU si potrebbe registrare anche un tasso di crescita pari a meno dell’1,5%, una dinamica dalla consistenza modesta se proiettata sul medio-lungo termine. Infatti, ricorda Baldassarri, «se dopo il 2024 l’Italia continuasse a crescere a tassi dell’1,4% non verrebbe più recuperato il Pil pro capite dell’Unione europea e dell’area euro». Qualora così le cose dovessero andare, il Pil pro capite degli italiani risulterebbe inferiore del 7% a quello medio dell’Unione europea e del 14% rispetto a quello dell’area euro.

«Il nodo – ha ripetuto per l’ennesima volta l’economista ospite di Radio Radicale – permane quello delle riforme strutturali, i cui effetti, non a caso, non sono stati inclusi nelle previsioni fatte nella Nadef», riforme che dovranno trovare una definizione in sede politica nelle prossime settimane attraverso delle leggi delega, per poi divenire oggetto della Legge di Bilancio 2022.

LA GRANDE INCOGNITA

«E questa è la grande incognita – ammonisce a questo punto Baldassarri -, dato che gli effetti delle riforme strutturali, malgrado si possano misurare soltanto in maniera grossolana, mostrano come a seguito dell’esaurimento della spinta generata dal Next Generation EU il Paese potrà raggiungere livelli di crescita strutturale attestati al 3% annuo circa, una cifra che permetterà nel 2032 il recupero della media europea del Pil pro capite, mentre per quella dell’aera euro non sarà possibile farlo prima del 2035».

Si rende dunque necessario un rapido ed efficace utilizzo dei fondi europei e il contestuale varo delle riforme strutturali (Fisco, Giustizia e Pubblica amministrazione in primo luogo), affinché la crescita possa ricevere un sostegno dal consistente aumento di produttività dei fattori. Nel 2024 dovrebbe registrarsi una riduzione del deficit pubblico rispetto all’anno in corso, seppure permarrà comunque piuttosto elevato; a ridursi sarà anche il rapporto debito pubblico/Pil, che tuttavia si attesterà pur sempre al 146%; questi sono i dati della finanza pubblica previsti nella Nadef.

UNA CRESCITA «FORTE E SOSTENIBILE IN TERMINI STRUTTURALI»

«Gli effetti delle riforme strutturali – conclude Baldassarri – sosterranno  la crescita economica dopo l’impatto del Next Generation EU, fornendo altresì una maggiore solidità ai conti pubblici favorendo la discesa del rapporto debito/Pil a livelli che facciano considerare “solvibile” dello Stato italiano, quindi almeno sotto il 130 per cento».

In fondo lo ha rilevato lo stesso Mario Draghi nel corso della presentazione della Nadef, quando ha affermato che la soluzione dei problemi che affliggono la finanza pubblica italiana risiede tutta nella ripresa di una crescita «forte e sostenibile in termini strutturali». A questo punto la sfida per il Governo italiano si trasferirà al tavolo europeo dove verrà ridiscusso il Patto di stabilità e crescita: Roma si presenterà con un rapporto debito/Pil al 146% al 2024, ovvero con equo un pacchetto di riforme economiche in grado di avviare un significativo rientro dal debito?

A373 – ECONOMIA, NADEF: I NUMERI DEL GOVERNO DRAGHI. Le incertezze sul futuro della ripresa della crescita in un quadro apparentemente ottimistico proiettato oltre la fase degli aiuti finanziari europei.
Si è parlato di Nadef e delle incognite sulla crescita economica italiana nel corso della trasmissione “Capire per conoscere”, andata in onda sulle frequenze di Radio Radicale lunedì 4 ottobre 2021; MARIO BALDASSARRI (già viceministro dell’Economia e delle Finanze e attualmente presidente del Centro studi economia reale) e il giornalista CLAUDIO LANDI hanno affrontato esaminandoli i risvolti della Nota al Documento di economia e finanza recentemente presentata dal Governo presieduto da Mario Draghi.
È stata diffusa la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che l’esecutivo ogni anno è tenuto a presentare in vista del varo della legge finanziaria: dalle «rappresentazioni illusionistiche» dei passati governi si è passati alle previsioni attendibili dalla compagine governativa presieduta da Mario Draghi. Tuttavia le prospettive non sono del tutto rosee, poiché dal 2023 la crescita economica potrà subire un rallentamento, che allungherà il cammino verso il recupero delle medie dei redditi europei.

Nel corso della trasmissione è stato affrontato anche l’argomento della piaga degli incidenti sul lavoro.

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