ISRAELE, attacco di Hamas. L’organizzazione armata islamista bombarda con i razzi lo Stato ebraico: due donne uccise ad Ashkelon

Decine i feriti a causa dei ripetuti lanci di ordigni dalla striscia di Gaza contro gli insediamenti civili nel sud di Israele, Hamas ne ha rivendicato il lancio di 137 in cinque minuti. Tsahal richiama i riservisti per l’operazione « Guardiani del muro », mentre l’area inclusa nel raggio di ottanta chilometri dal confine con Gaza è stata dichiarata zona militare

Hamas ha nuovamente fatto ricorso al terrore bombardando indiscriminatamente il territorio dello Stato ebraico, in particolare la regione meridionale a ridosso della striscia di Gaza, il territorio palestinese dove l’organizzazione islamista filiazione dei Fratelli musulmani detiene da anni il potere.

Dopo gli attacchi e le violenze di piazza della giornata di ieri, che hanno interessato anche la città di Gerusalemme, i bombardamenti sono ripresi e si contano le prime vittime tra i civili israeliani di questo nuovo conflitto che segna il culmine di una pericolosa escalation di tensione e scontri.

Morte ad Ashkelon

Al momento il bilancio dei morti si è fermato a due, si tratta di due donne residenti nella città costiera di Ashkelon uccise dall’esplosione dei razzi che hanno colpito le loro due abitazioni. Una di esse era una signora anziana che viveva assistita da una badante, è morta perché nella sua abitazione non disponeva di una “stanza protetta”, cioè di quei locali dal soffitto e le pareti corazzate in grado di annullare, o quantomeno limitare, gli effetti degli ordigni che ormai da anni con sempre maggiore frequenza vengono lanciati dalla striscia di Gaza. La donna non ha avuto il tempo di raggiungere il rifugio pubblico che distava  un minuto di cammino dalla sua casa.

Il locale presidio medico nel primo pomeriggio ha emesso un bollettino sanitario dal quale si è appreso che le persone che hanno fatto ricorso alle cure dei sanitari fino a quel momento ammontavano a 74, delle quali due versanti in condizioni gravi; numerosi inoltre i casi di crisi psicologica e di stati ansiosi.

Data la scarsità di rifugi privati protetti in città, le autorità militari hanno imposto ai residenti di restare nei rifugi antiaerei, una restrizione revocata poco dopo, tuttavia seguita da un ennesimo allarme segnalato dal suono delle sirene. Al riguardo, il sindaco Tomer Glam, lamentando l’inerzia dei decisori politici e dei funzionari del ministero del Tesoro, ha reso noto che il 25% dei residenti ad Ashkelon non ha accesso a un’area protetta quando i razzi vengono sparati contro la città.

L’intenso bombardamento di Hamas

L’elevato numero di razzi lanciati da Hamas contro Israele, oltre allo scopo di terrorizzare la popolazione, rinviene una ragione nel tentativo dei capi militari dell’organizzazione islamista di saturare lo spazio sovrastante il territorio dello Stato ebraico per vanificare almeno in parte la capacità difensiva anti-razzo e anti-missile di Tsahal, che schiera in linea sia i sistemi Patriot (di produzione americana) che l’Iron Dome, sistema concepito e realizzato localmente che entra in azione quando un vettore assume una traiettoria diretta contro aree antropizzate.

Infatti, sono state centinaia i razzi lanciati tra ieri e oggi, molti dei quali intercettati e colpiti dalle batterie della difesa anti-missile, mentre altri sono caduti in zone disabitate o, in alcuni casi, addirittura all’interno della striscia di Gaza, cioè dal luogo dove erano stati lanciati .

Nel pomeriggio i lanci sono stati diretti leggermente verso nord, in particolare contro la città di Ashdod, dove un razzo ha colpito un edificio residenziale, mentre nella serata di ieri era stata colpita una casa a Sha’ar Hanegev.

La reazione di Tsahal

I raid delle forze di difesa israeliani hanno avuto inizio già nella giornata di ieri, quando, nel quadro dell’operazione «Guardiani del muro», le forze di terra e l’aviazione hanno attaccato più di cento obiettivi nell’enclave costiera palestinese. Migliaia di riservisti dell’esercito sono stati richiamati in servizio.

A seguito degli attacchi condotti dalle forze armate dello Stato ebraico risultano essere stati eliminati alcuni elementi apicali delle organizzazioni armate palestinesi, nonché comandanti di livello minore sul campo. Tra questi anche uno dei maggiori capi dell’ala militare della Jihad islamica, ucciso ieri in uno strike effettuato contro un edificio nel quartiere Rimal di Gaza City da un UCAV israeliano. Notizia in seguito confermata da Hamas e dagli altri gruppi armati palestinesi attivi nella Striscia.

Secondo un comunicato ufficiale emesso da Tsahal, Sameh Abed al-Mamluk, capo dell’unità speciale missilistica della Jihad islamica, sarebbe stato ucciso nel corso di un’operazione condotta dai militari in collaborazione con lo Shin Bet, il servizio segreto interno israeliano.

Gli effetti dei raid su Gaza

Sempre secondo i militari, gli obiettivi militari hanno includevano anche l’abitazione di un alto comandante di Hamas, il quartier generale dell’intelligence dell’organizzazione islamista palestinese nel sud di Gaza, due tunnel di attacco presso la linea di frontiera con Israele, siti di produzione e di stoccaggio di razzi, posti di osservazione, installazioni militari e postazioni di lancio dei razzi.

Secondo il portavoce del ministero della sanità di Hamas, Ashraf al-Qidra, i palestinesi rimasti uccisi nei raid israeliani sarebbero ventotto, tra i quali nove bambini e 125 sarebbero i feriti nell’escalation in corso con Israele, Quindici cittadini di Gaza hanno riportato gravi ferite, mentre secondo Israele più della metà delle persone uccise erano combattenti di Hamas.

Il portavoce di Tsahal, Hidai Zilberman, ha dichiarato che un certo numero di persone uccise a Gaza, tra le quali almeno tre bambini, «sono stati colpiti da razzi erranti sparati da terroristi palestinesi e non dagli attacchi aerei israeliani».

Egli ha poi aggiunto che «Israele ha preso le necessarie misure di prevenzione al fine di evitare effetti collaterali sui civili palestinesi, ma questi erano suscettibili di verificarsi comunque, perché Hamas opera deliberatamente all’interno di una zona densamente popolata utilizzando i residenti della Striscia come scudi umani».

L’unica centrale elettrica della Striscia ha quasi esaurito il gasolio dopo che le forze israeliane hanno bloccato tutti gli accessi alla Striscia. L’enclave costiera normalmente riceve la maggior parte del suo combustibile attraverso il valico di  Kerem Shalom. A causa della carenza di carburante verrà ridotta notevolmente la produzione di corrente elettrica con conseguenti ripercussioni sull’erogazione alla popolazione civile, incluse le strutture del sistema sanitario di Gaza.

Rinforzato il dispositivo militare

I militari della brigata di fanteria Golani  e quelli della 7ª Brigata corazzata sono stati schierati lungo la linea di frontiera con la striscia di Gaza, mentre aliquote di truppe in rinforzo sono state richiamate in servizio dalle unità della difesa aerea, dell’intelligence e dall’Israel Air Force, mentre otto compagnie di riserva della polizia di frontiera sono state affiancate al resto del personale del Corpo attualmente in servizio per lo svolgimento delle attività di repressione dei disordini in tutto il paese.

Particolare attenzione è stata concentrata sulla difesa aerea dell’area metropolitana di Tel Aviv, densamente popolata, finora risparmiata dai razzi palestinesi, tuttavia a rischio poiché nel raggio di azione dei loro vettori.

Il ministro della difesa Benny Gantz ha dichiarato che «le forze armate israeliane continueranno a colpire Hamas e gli altri terroristi nella Striscia fino a quando, sul lungo termine, verrà completamente ristabilita la tranquillità».

A seguito degli attacchi missilistici l’area di territorio israeliano inclusa entro gli ottanta chilometri dalla Striscia di Gaza è stata dichiarata sotto controllo militare, conseguentemente, Tsahal avrà il potere di emanare direttive con vigore anche nei confronti della popolazione civile in essa presente, come ad esempio la chiusura delle scuole.

Le imprese industriali e commerciali sono invece autorizzate a esercitare le proprie attività soltanto nei casi in cui sono facili gli accessi ai rifugi antiaerei. Limitati i raduni e gli assembramenti di persone nell’area metropolitana di Tel Aviv e nella regione di Shfela, intorno a Beit Shemesh: al massimo potranno restare trenta persone all’aperto e cinquanta persone al chiuso.

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