CONFLITTI, Africa. “Guerre nere”: la guerra si privatizza e assume ruoli diversi, divenendo un «mestiere» dentro al caos della globalizzazione

Al pari di tutte le altre guerre di oggi, anche quelle combattute sul continente africano hanno radici politiche ed economiche, seppure spesso la loro natura venga considerata nel migliore dei casi «etnica», se non addirittura «selvaggia». Nel suo ultimo saggio, Mario Giro affronta l’argomento, gettando una luce sui meccanismi che trasformano di volta in volta degli uomini armati in banditi, soldati, trafficanti, provider di sicurezza, ribelli o jihadisti

Al pari di tutte le altre guerre di oggi, anche quelle combattute sul continente africano hanno radici politiche ed economiche, seppure spesso la loro natura venga considerata nel migliore dei casi «etnica», se non addirittura «selvaggia».

Infatti, come illustra Mario Giro nel suo ultimo saggio “Guerre nere: guida ai conflitti nell’Africa contemporanea”, pubblicato da Guerini e Associati, i conflitti africani non sono incomprensibili e barbari, bensì ma conflitti politici moderni legati alle condizioni socio-economiche e ambientali, che utilizzano molteplici registri culturali e sono connessi alle trasformazioni imposte dalla globalizzazione, quali la resilienza degli Stati, il disordine etnico, l’effervescenza religiosa e l’urbanizzazione.

Globalizzazione e mutamenti antropologici.

«Esse – sottolinea l’autore – assumono infatti in sé tutti i caratteri propri dei conflitti contemporanei, naturalmente con un loro proprio stile».

Queste guerre evidenziano al contempo sia la debolezza della globalizzazione che i mutamenti antropologici in atto, che le condizionano.

Definite sovente come «rivalità etniche», rivelano al contrario la lacerazione e il declino del sistema delle etnie, causato dell’urto con le profonde trasformazioni di oggi.

Si impone un nuovo modello di violenza, ed ecco allora che la guerra si frammenta e si privatizza, favorendo l’emersione della figura dell’imprenditore armato, pronto a mimetizzarsi all’interno del sistema mondiale delle reti di contrabbando, speculazione e traffici, che continua a vivere di guerra senza o dopo la guerra.

Tuttavia, la privatizzazione, che è un portato dell’era contemporanea, con il moltiplicarsi degli attori nell’universo militare e della sicurezza diventa un grosso problema.

Gli imprenditori del mestiere delle armi e il processo di ibridazione.

Nel suo saggio, l’autore afferma che «si può vivere di guerra senza la guerra, del mestiere delle armi divenendo imprenditori in questo settore, così come ci sono imprenditori religiosi che si inventano le sette e anche in molti altri settori».

Infatti, si assiste a fenomeni – come avviene nel Sahel o nel Congo – dove i miliziano si trasformano in jihadisti nel giro di una settimana, per poi divenire trafficanti di droga o di esseri umani e, magari ancora, assumere le forme dei malviventi comuni o dei ribelli etnici, ricominciando infine questo perverso giro.

Si assiste dunque a un processo di ibridazione nel quale non conta più, tanto il motivo per il quale l’individuo imbraccia un’arma, quanto l’obiettivo del momento.

Non va in ogni caso omesso di considerare la realtà dello scenario, poiché tutto questo accade in un contesto di indebolimento degli Stati, dell’indebolimento dei già carenti sistemi di welfare e assenza delle istituzioni.

Privatizzazione della guerra: non più «mercenari» bensì «contractors».

Il “mercenario di Lucera” resta ormai soltanto un ricordo nelle menti di coloro che sono più avanti con l’età, infatti, oggi non bisogna più pensare alla vecchia figura degli affreux e alle terribili gesta che compirono nell’Africa post-coloniale degli anni Sessanta e Settanta, poiché i nuovi «operatori della guerra» attivi al giorno d’oggi fanno spesso parte di affermate corporations del settore della sicurezza.

«A differenza dei vecchi mercenari – spiega Giro -, personaggi politicamente impresentabili ai quali venivano affidati i lavori più sporchi che neppure agli eserciti delle ex potenze coloniali  conveniva svolgere, i nuovi provider di sicurezza di oggi sono stati “sdoganati” e non hanno i problemi di immagine dei loro antenati. Adesso ai contractors si appalta la sicurezza di intere aree di città, come la “zona verde” di Baghdad, oppure attività un tempo di competenza di strutture istituzionali, con la differenza che i nuovi mercenari sono degli operatori privati a tutti gli effetti e, ameno formalmente, oltre ai termini del contratto stipulato, non sono vincolati da linee di dipendenza dai loro committenti, dunque questi ultimi non si ritengono responsabili delle modalità del loro comportamento durante le operazioni».

Mutatis mutandis, sulla base di questa dinamica anche le milizie africane spesso si trasformano in provider di sicurezza.

Nelle pagine di Guerre nere: guida ai conflitti nell’Africa contemporanea l’autore intende riavvolgere i molteplici fili di alcuni emblematici conflitti allo scopo di gettare una luce sui meccanismi che trasformano di volta in volta degli uomini armati in banditi, soldati, trafficanti, provider di sicurezza, ribelli o jihadisti.

L’autore.

Mario Giro è docente di Storia delle relazioni internazionali presso l’Università per Stranieri di Perugia; già viceministro degli Esteri con delega alla Cooperazione internazionale dal 2013 al 2018, è un autorevole esponente della Comunità di Sant’Egidio di cui è stato responsabile delle relazioni internazionali dal 1998 al 2013; da anni opera nel campo delle mediazioni e della cooperazione internazionale; collabora a numerose riviste e pubblicazioni tra cui l’Espresso, Limes, il Mulino e Domani.

Tra le sue pubblicazioni vanno ricordate: Globalizzazione difficile. Ridisegnare la convivenza al tempo delle emozioni (Milano 2018); Algeria in ostaggio; Tra esercito e fondamentalisti: storia di una pace difficile (1997); Gli occhi di un bambino ebreo; Storia di Merzoug, terrorista pentito (2005); Noi terroristi. Storie vere dal Nordafrica a Charlie Hebdo (2015) ); Global Africa; La nuova realtà delle migrazioni: il volto di un continente in movimento (2019).

autore: Mario Giro

titolo: Guerre nere: guida ai conflitti nell’Africa contemporanea

editore: Guerini e Associati

collana: SMA

anno di pubblicazione: 2020

pagine: 280

ISBN: 9788862507981

prezzo: 22,50 euro

Di seguito è possibile ascoltare l’audio integrale dell’intervista con Mario Giro, registrata il 28 novembre 2020

A282 –  CONFLITTI, AFRICA: LA GUERRA SI PRIVATIZZA E ASSUME RUOLI DIVERSI, divenendo un «mestiere» dentro al caos della globalizzazione. Al pari di tutti gli altri conflitti, quelli di oggi, anche quelli combattuti sul continente africano hanno radici politiche ed economiche, seppure spesso la loro natura venga considerata nel migliore dei casi «etnica», se non addirittura «selvaggia».
Nel suo ultimo saggio, Guerre nere: guida ai conflitti nell’Africa contemporanea, MARIO GIRO affronta l’argomento, gettando una luce sui meccanismi che trasformano di volta in volta degli uomini armati in banditi, soldati, trafficanti, provider di sicurezza, ribelli o jihadisti.
I conflitti africani non sono incomprensibili e barbari, bensì ma conflitti politici moderni legati alle condizioni socio-economiche e ambientali, che utilizzano molteplici registri culturali e sono connessi alle trasformazioni imposte dalla globalizzazione, quali la resilienza degli Stati, il disordine etnico, l’effervescenza religiosa e l’urbanizzazione.
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