TURCHIA, storia e attualità politica. Costruire una nazione – La Turchia di Mustafa Kemal Ataturk nel saggio di Emanuela Locci

   Per quanto il nome di Ataturk venga frequentemente evocato , se non altro per contrapporlo più o meno correttamente ad Erdogan , il pubblico italiano  non ne sa granché. Anzi , abbastanza spesso si ingenerano confusioni che inevitabilmente si riflettono sui giudizi che si esprimono sulla Turchia e che nella maggior parte dei casi sono ingenerosi proprio perché basati sulla scarsa conoscenza di un Paese che geograficamente e non solo ci è vicino.

di Carlo Marsili, ministro Plenipotenziario già ambasciatore italiano ad Ankara, pubblicato da meridianoitalia.tv il 25 luglio 2020 – Per quanto il nome di Ataturk venga frequentemente evocato , se non altro per contrapporlo più o meno correttamente a Erdogan , il pubblico italiano  non ne sa granché. Anzi , abbastanza spesso si ingenerano confusioni che inevitabilmente si riflettono sui giudizi che si esprimono sulla Turchia e che nella maggior parte dei casi sono ingenerosi proprio perché basati sulla scarsa conoscenza di un Paese che geograficamente e non solo ci è vicino. Il libro di Emanuela Locci “Costruire una nazione – La Turchia di Mustafa Kemal Ataturk” sopperisce brillantemente a questo diffuso vuoto di conoscenza approfondendo con chiarezza e dovizia di particolari il periodo storico che va dalla fine della prima guerra mondiale al 1938 , anno della morte di Ataturk . Vale a dire lo straordinario periodo di storia turca che vede la fine dell’Impero ottomano , la guerra d’indipendenza , la nascita della Repubblica e le grandi riforme che l’hanno caratterizzata e senza le quali non si comprenderebbe la Turchia moderna con le sue contraddizioni .

L’autrice approfondisce le complicate vicende delle trattative di pace a conclusione della prima guerra mondiale e la logica punitiva dietro il Trattato di Sèvres che non si limitava a condannare a morte l’Impero Ottomano ma ogni residua ambizione di una qualsiasi entità statuale turca .  Da cui – per inciso – nasce la “ sindrome di Sèvres” , la convinzione , ancor oggi diffusa tra i Turchi , che le Potenze straniere puntino a dividere la Turchia : il che spiega l’altrettanto diffuso nazionalismo turco e la conseguente validità di quel che essi imparano fin da bambini e cioè che “ L’unico amico di un Turco è un altro Turco “.  Logico , quindi , che il Trattato fosse per molti inaccettabile e che si formasse un nucleo di resistenza guidato dallo stesso Ataturk , che dopo una sanguinosa guerra di indipendenza costrinse nel 1923  le Potenze vincitrici all’onorevole Trattato di Losanna.

Segue quindi un accurato “ritratto” di Ataturk , dalla nascita fino alla vittoriosa conquista dell’Anatolia , nonché della sua infaticabile e radicale azione di Governo dalla proclamazione della Repubblica nell’ottobre 1923 fino alla morte nel 1938. In questo quadro, molto interessante anche  la parte dedicata alla partecipazione femminile alla guerra d’indipendenza e al ruolo delle donne nella nuova Turchia di Ataturk , culminato con la concessione del diritto al voto nelle elezioni del 1934,  dodici anni prima che in Italia.  Di almeno altrettanto interesse è la lucida indagine che l’autrice effettua sull’identità nazionale turca , che obbligò i kemalisti – dopo la rottura con il passato imperiale – a legittimare le origini in un mitico passato originatosi nell’Asia Centrale .

Certo , un così drastico processo di riforme che prevedeva il cambio dell’alfabeto dall’arabo al latino, la secolarizzazione della costruzione statale con l’abolizione del califfato e la laicizzazione dell’istruzione , l’abolizione della sharia , non poteva non incontrare resistenze anche violente . E su queste l’autrice si sofferma con l’attenzione che meritano , anche perché spesso trascurate dalla storiografia , e che invece contribuiscono a spiegare la rifioritura del mai sopito spirito religioso  in Turchia in questi ultimi quindici anni grazie all’abile lavoro di statista  di Erdogan,  interprete di un islam politico che la metà vincente dell’elettorato turco ha fin qui sostenuto .

La riconversione di questi giorni in moschea di Santa Sofia, che Ataturk trasformò in museo nel 1934 contro il sentimento di molti suoi connazionali – come ricorda Emanuela Locci – rappresenta simbolicamente tante cose ma , se vogliamo , anche una sorta di vendetta postuma di Erdogan sul più illustre dei suoi predecessori . Questo libro ha quindi , tra gli altri indiscutibili pregi , quello di un’estrema attualità , nel momento in cui la Turchia si ricollega ad un passato ottomano che la Repubblica aveva silenziato ma è ancora in cerca di un futuro che non potrà auspicabilmente separarsi da quell’Occidente europeo che la stessa Repubblica aveva individuato.

Costruire una nazione. La Turchia di Mustafa Kemal Ataturk, di Emanuela Locci, Franco Angeli Editore, collana Temi di Storia, pp.149, prezzo euro 20.

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