CULTURA, arte. La carica dei Caravaggeschi nell’esposizione ai Musei Capitolini

Da ieri fino al 20 settembre “Il tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione di Roberto Longhi”. In mostra oltre cinquanta di dipinti provenienti dall’omonima fondazione istituita in memoria del grande studioso d'arte di Alba

   di Roberto Filippi – Dopo tre mesi da incubo alcune attività culturali vanno pian piano risvegliandosi e ai Musei Capitolini è stata presentata la mostra “Il tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione di Roberto Longhi”.

Si tratta di una cinquantina di dipinti provenienti dalla Fondazione Longhi, istituita in memoria del grande studioso d’arte e che ha sede in una pregevole villa antica nei pressi di Firenze. Essa ospita la collezione di dipinti, la biblioteca e la fototeca.

Il Longhi, nato nel 1890 e morto nel 1970, sin da giovane si distinse nei suoi studi sull’arte e insegnò in varie università; i suoi interessi spaziarono in varie epoche, toccando numerosi artisti, dal contemporaneo Morandi agli ottocenteschi Courbet e Renoir.

Tuttavia, il suo amore fu soprattutto al Caravaggio, per il quale organizzò nel 1951 la celebre mostra “Caravaggio e i Caravaggeschi”, che valse a riportare l’attenzione degli studiosi e del grande pubblico sul Merisi e i suoi seguaci.

L’arte del XVII secolo fino ai primi del Novecento era tenuta piuttosto nell’ombra, a vantaggio di altri artisti di differenti periodi storici, più apprezzati dalla storiografia nazionalista dell’epoca, che privilegiava l’arte del Medioevo e del Rinascimento in quanto ritenuta più genuinamente italiana.

Invece, il Longhi aveva interesse per la pittura del Seicento, in particolare per il Caravaggio e per i tanti artisti che, pur con infinite sfumature, a lui si ispirarono.

La raccolta longhiana iniziò nel 1928 con l’acquisto del dipinto del Merisi “Ragazzo morso dal ramarro”, poi proseguì per anni con l’acquisizione di opere di numerosi pittori italiani e stranieri, che elaborarono la lezione del grande artista riproponendola anche decenni dopo la sua morte.

Per ricordare il cinquantenario della scomparsa del Longhi, l’Assessorato e la Sovrintendenza di Roma Capitale, con il concorso della Fondazione e l’organizzazione di Zetema e Civita, avevano predisposto una mostra che a causa della pandemia da coronavirus è stata aperta soltanto il 16 giugno e che espone una cinquantina di pezzi della collezione scelti tra i più significativi in relazione al titolo .

L’esposizione si apre con il citato “Ragazzo morso dal ramarro”, appunto sostanziale “atto di nascita” della collezione, seguono quindi alcuni dipinti da autori tardo manieristi che evidenziano quale fosse il clima culturale nel quale si formò il giovane Caravaggio; si continua, infine, con tele del Saraceni, del Caroselli, del Moncalvo, del Fetti.

I caravaggeschi napoletani sono presenti con opere di Ribera, detto «lo Spagnoletto» e di Battistello Caracciolo, mentre degli stranieri sono i dipinti di Valentin de Boulogne (che espone la splendida “Negazione di Pietro”), dell’Honthorst, del Baburen, dello Storm.

Di grande fascino sono le opere di Viviano Codazzi, di Filippo Napoletano, di Bernardo Strozzi e di altri meno celebri artisti.

Il percorso museale si conclude con quattro tele, due di Mattia Preti e due di Giacinto Brandi, operanti decenni dopo la morte di Caravaggio, che mostrano quanto sia rimasto valido il messaggio lasciato dal grande artista.

Il tempo di Caravaggio. Capolavori della collezione di Roberto Longhi

Roma, Musei Capitolini

dal 16 giugno al 20 settembre 2020

orario: tutti i giorni dalle 09:30 alle 19:30

Catalogo: Marsilio Editori

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