STORIA, ambiente e catastrofi. Sessant’anni fa il disastro del Vajont

NGN TV, per il ciclo “Speciale XX Secolo” ha trasmesso un reportage su quel drammatico avvenimento. Tra i testimoni intervistati anche lo scultore montanaro Mauro Corona, che a quel tempo era bambino e si salvò «per miracolo» dall’onda devastatrice venuta giù dalla diga del monte Toc

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Il 9 ottobre 2023, in occasione del sessantesimo anniversario del disastro del Vajont la trasmissione “Speciale XX Secolo” riproporrà il reportage sul disastro del Vajont prodotto dal Nuovo Giornale Nazionale (NGN TV). La trasmissione, curata Gamma Multimedia Italia, verrà introdotta dal giornalista Giuseppe Castellini, che di NGN è il direttore.

SESSANT’ANNI FA IL DISASTRO DEL VAJONT

Il disastro viene ripercorso grazie ai documenti, ai video e alle testimonianze meno note, tra cui quella dello scrittore e scultore, oltreché personaggio televisivo, Mauro Corona, che allora era bambino e viveva con la propria nonna nei pressi di Longarone. Egli ricorda perfettamente quella notte con grande suggestione e commozione, poiché si è trattato di una veneto che lo ha segnato profondamente. Nel corso della intervista rilasciata a NGN TV, Corona muove anche precise accuse. Fu una tragedia che scosse l’Italia e gran parte del mondo, che portò in seguito alla chiusura o a grossi lavori di modifica di varie dighe allora in funzione, questo alla luce dei controlli che vennero effettuati.

LE RESPONSABILITÀ E I RISARCIMENTI ALLE VITTIME

La tormentata vicenda giudiziaria durerà sette anni e al suo termine, sul filo della prescrizione delle accuse, vennero comminate soltanto due condanne piuttosto lievi. Nel frattempo, una delle persone imputate nel processo si era suicidato, mentre un’altra era stata colpita da un grave esaurimento nervoso, in conseguenza del quale la sua posizione venne stralciata; infine, altri due accusati decedettero. La Giustizia, insomma, ebbe la mano leggera. Occorrerà attendere addirittura il 1997 per la sentenza relativa alla causa civile per i risarcimenti alle vittime, con un braccio di ferro tra la Montedison (che aveva acquistato la Sade, società che aveva realizzato la diga), Enel e le parti civili. La chiusura definitiva avrà luogo tre anni dopo, nel 2000, con l’accordo tra Montedison, Enel e lo Stato italiano sul pagamento di un terzo ciascuno dei danni quantificati in sede giudiziaria.

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