UCRAINA, conflitto. Credere che Putin sia un folle consente all’Occidente di evitare l’analisi del contesto

L’offensiva militare russa dimostra che c’era un piano per un’invasione su vasta scala e la Russia lo sta mettendo in pratica. Un piano assai simile a quello che gli americani attuarono nell’invasione dell’Iraq nel 2003. Ora come allora, il tentativo delle prime 24/48 ore è stato quello di decapitare la leadership avversaria.

Nel 2003, il tentativo di uccidere Saddam Hussein e altri leader chiave e far cadere il governo, fallì, ma dopo i bombardamenti aerei l’esercito americano era pronto a proseguire con un attacco di terra che portò alla vittoria della guerra con l’Iraq, ma inaugurò pure un lungo periodo di instabilità nel Paese.

VLADIMIR PUTIN E’ IMPAZZITO?

Quando si tratta di dare un senso a ciò che sta accadendo in Ucraina, quasi tutti sembrano concordare su una cosa: Vladimir Putin è impazzito. Così un problema politico complesso e i connessi rischi di una crisi globale vengono attribuiti ad un trauma individuale. Gli psichiatri da salotto ci dicono che tutto nel mondo andava bene finché, all’improvviso, Putin è impazzito.

Per quanto affascinante sia questa tesi, parlare di Putin come di un uomo squilibrato, illuso e irrazionale, finisce con l’ostacolare ogni analisi approfondita del contesto. Dobbiamo invece affrontare questioni geopolitiche molto più complesse che hanno plasmato le sue recenti azioni. Poiché anche i suoi atti, quand’anche fossero irrazionali, si svolgono in un contesto particolare.

COSA E’ SUCCESSO NEGLI ULTIMI 30 ANNI

La tesi dell’uomo folle, ci fa ignorare tutto ciò che è accaduto negli ultimi 30 anni. George Kennan, padre intellettuale della dottrina americana di contenimento durante la guerra fredda, già nel maggio 1998, in una intervista al New York Times, invitò a valutare i rischi connessi alla ratifica da parte del Senato USA del primo round di espansione della NATO nell’est Europa.

“Penso che sia l’inizio di una nuova guerra fredda”, dichiarò Kennan. “Penso che i russi reagiranno gradualmente in modo piuttosto negativo e ciò influenzerà le loro politiche. Penso che sia un tragico errore. Non c’era alcun motivo per questa espansione dell’Alleanza Atlantica. Nessuno minacciava nessun altro”.

LA NATO RESIDUO DELLA GUERRA FREDDA

La Russia ha sempre ritenuto la NATO uno strumento residuale della guerra fredda. La loro alleanza militare, il Patto di Varsavia, era stata sciolta mentre l’Occidente non aveva fatto lo stesso. Dunque la NATO non era ai loro occhi un alleanza difensiva, ma una minaccia al loro Paese. Giusto o sbagliato che sia, questo è sempre stato l’approccio mentale dei russi alla questione NATO.

Ciò nonostante, la NATO ha proseguito ad espandersi prima con Polonia e Ungheria (1999), poi con le tre repubbliche baltiche (2004) che avevano fatto parte dell’Unione Sovietica e dell’impero russo nell’era zarista. Così la NATO è arrivata a lambire il confine della Federazione Russa e quando si stava profilando l’adesione dell’Ucraina, Putin ha chiesto garanzie su diverse questioni di sicurezza.

MOSCA TEMEVA L’UCRAINA NELLA NATO

Il Cremlino chiedeva espressamente il ridimensionamento della presenza militare nell’Europa orientale ed un’esplicita garanzia che gli Usa non avrebbero mai accettato l’Ucraina nella NATO. Volendo ricercare un precedente, una situazione assai simile alla crisi dei missili di Cuba del 1962, ma a parti invertite.

Ricevendo risposte timide ed evasive dagli USA, Putin ha quindi deciso di spingersi più in là operando una pressione militare che si è rapidamente trasformata in un’invasione. Tutto questo non giustifica ovviamente il suo agire, ma ci aiuta a comprendere il contesto e la progressione degli avvenimenti.

LA FOLLIA E’ UN ATTENUANTE

L’incapacità di Putin di valutare la resistenza che le forze russe avrebbero dovuto affrontare, appare un clamoroso errore da parte di un leader che i media occidentali hanno per anni dipinto come un maestro di tattica. Ma ciò non appare un motivo sufficiente a considerarlo alla stregua di un folle inconsapevole delle conseguenze delle sue azioni.

Peraltro, dichiarare Putin “pazzo” è un’attenuante alla sua condotta. Per stare ad un altro precedente storico, è come dire che la bocciatura di Adolf Hitler nella prova di ammissione della Accademia di Belle Arti di Vienna, ha inciso nella sua psiche al punto da rendere possibile la Seconda guerra mondiale, più di quanto non abbia fatto il Trattato di Versailles.

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