ECONOMIA, ICT. Crisi Italtel: interrogazione parlamentare urgente sul futuro della società

«Necessario salvaguardare azienda e connesse competenze, professionalità e asset in un settore strategico, scongiurandone lo smembramento a discapito dei lavoratori e nell’interesse industriale del Paese», ma per l’intanto si prende tempo col Tribunale di Milano sul concordato

Le prospettive indicate soltanto tre anni fa in quello che fu il piano strategico 2018-2023 di Exprivia Italtel erano rosee, infatti, il gruppo industriale delle tecnologie digitali allora guidato dall’amministratore delegato Domenico Favuzzi, puntava a ottenere nel 2023 un ammontare di ricavi pari a 760 milioni, con una crescita media annua del 3,8 per cento.

Quest’ultima attesa principalmente sui mercati internazionali, con il 40% dei ricavi previsti all’estero, nel 2017 furono il 29 per cento.

Veniva inoltre previsto anche un miglioramento della redditività e un calo dell’indebitamento, che avrebbe consentito un incremento dell’organico di un migliaio di unità, delle quali il 70% da assumere nel Mezzogiorno e da destinare ai due centri di ricerca di Palermo e Molfetta.

Tuttavia, nel 2019 si registra un calo del fatturato del 19,3%, pari a 375,9 milioni di euro.

Oggi l’indebitamento finanziario della società ha raggiunto i 157 milioni di euro, epilogo di una fase di declino segnata dalla diminuzione delle commesse precedentemente assegnatele da Tim, Open Fiber e Telefonica, oltre ad altri operatori del settore delle telecomunicazioni.

Si tratta di una esposizione rilevante, anche considerando le potenzialità future insite nella diffusione del 5G e nelle connesse necessità di realizzazione di nuove reti, con i conseguenti riflessi sul volume delle possibili commesse.

All’inizio del mese di maggio 2020 l’impresa depositava presso il Tribunale di Milano domanda prenotativa ai sensi dell’articolo 161 VI comma della Legge fallimentare, chiedendo la concessione di un termine di centoventi giorni al fine di raggiungere un accordo relativo alla ristrutturazione dei propri debiti e alla ricapitalizzazione dell’impresa. Una decisione assunta in seguito al fallimento dell’assemblea dei soci, che era stata indetta per il giorno 31 di marzo ma alla quale nessuno aveva partecipato, questo quando anche un’altra precedente assemblea convocata per la metà di febbraio era andata deserta.

Information Communication Technology (ICT). Il comparto Information Communication Technology (ICT) rappresenta un settore trainante per l’intera economia che è previsto incida positivamente sui Pil nazionale e mondiali anche nei prossimi anni.

Questo poiché la sua portata innovatrice interesserà tutti i settori produttivi, con le le imprese operanti nel settore che per mantenere  propria competitività dovranno necessariamente approvvigionarsi di componenti ICT allo scopo di migliorare la loro efficienza, diffusione e capacità di soddisfare i crescenti bisogni e le sempre maggiori specifiche espresse dalla clientela.

Il settore ICT si articola in due principali segmenti: il Network Element Provider (NEP) e quello delle telecomunicazioni (TLC), con Italtel attiva nel primo (NEP), mentre nel secondo si collocano i suoi clienti. Il segmento NEP comprende quelle imprese che progettano, producono, commercializzano e installano prodotti ed equipaggiamenti di rete per il settore specifico.

Italtel. Italtel è una società con una storia risalente a un secolo fa e una comprovata esperienza nelle telecomunicazioni. Nata come sede Siemens in Italia, la società conta oggi oltre mille dipendenti in Italia, distribuiti principalmente nelle sedi produttive di Carini, Roma e Settimo Milanese.

Nel 1960 venne denominata «Società italiana per le telecomunicazioni Siemens S.p.A.», un periodo nel quale venne avviato il processo di specializzazione nel settore dell’elettronica e delle telecomunicazioni, anche per effetto di una politica di cessioni di altri rami aziendali alla Siemens Elettra S.p.A., processo che comportò una notevole espansione e la relativa realizzazione o acquisto di stabilimenti produttivi, quali quello di Santa Maria Capua Vetere, di Carini, dell’Aquila e di Catania, raggiungendo nei primi anni Settanta un organico di circa 30.000 unità.

Nel 1980-81 assunse l’attuale denominazione di «Italtel», una fase di successi contraddistinta dalla figura di Marisa Bellisario nel corso della quale vennero sviluppati i primi sistemi di commutazione elettronica digitale TDM.

La manager socialista prese la guida del mastodontico gruppo industriale parastatale – che allora contava trenta aziende elettromeccaniche – quando questo versava in grave crisi, fatturando 500 miliardi di lire all’anno e perdendone allo stesso tempo una cifra quasi cinque volte tanto.

La crisi. L’andamento positivo dei risultati aziendali cessò nel 2008 con l’inizio della crisi economico-finanziaria globale, che comportò gravi perdite influenzando pesantemente la gestione dell’impresa, obbligandone nel 2012 i vertici ad avviare un ennesimo difficile processo di risanamento, incentrato sulla ristrutturazione dei debiti, sulla ottimizzazione del personale e sul sostegno fornito dal partner commerciale (Telecom Italia), che assicurò un impegno minimo di acquisto per il periodo 2013-2016.

Il processo di risanamento indirizzò l’impresa verso una diversificazione del proprio portafoglio clienti, oltre a un’apertura verso l’estero attraverso la stipula di alleanze con grandi player internazionali.

Nel frattempo però, il mercato mondiale di riferimento dell’ICT venne interessato da una fase di consolidamento al termine della quale alcuni major player si divisero di fatto la maggior parte del mercato, potendo essi fruire di economie di scala e, grazie alle loro grandi dimensioni, furono in grado di offrire a prezzi contenuti una elevata gamma di prodotti.

Una dinamica che precipitò ulteriormente nella crisi Italtel, provocandone la modifica dell’azionariato e l’ingresso nel proprio capitale sociale di Unicredit.

Nel dicembre 2017, nel corso di un incontro avvenuto presso il Ministero dello sviluppo economico (Mise) i rappresentanti della società aggiornarono i partecipanti in merito all’esito positivo dell’operazione con Exprivia S.p.A.; la compagine azionaria Italtel a quel punto risultava quindi composta da Exprivia per l’81% e da Cisco Sistemi Italy per il restante 19 per cento.

Il concordato preventivo. Il 6 aprile 2020 Italtel chiese al tribunale di Milano il concordato preventivo; il 23 giugno a seguito di diverse interlocuzioni con la società si svolse una riunione avente a oggetto la situazione della società.

All’incontro, presieduto dal sottosegretario allo Sviluppo economico Mirella Liuzzi e dal Capo di Gabinetto del Mise, presero parte tutte le parti coinvolte, quali i rappresentanti delle Regioni Lombardia, Lazio e Sicilia, della SACE, di Exprivia, di Italtel e delle segreterie nazionali e territoriali delle sigle sindacali, nonché delle Rsu.

La conclusioni furono che «con il Tribunale di Milano era in essere una interlocuzione costruttiva, poiché i giudici avevano fissato in 120 giorni il termine per la presentazione della domanda definitiva di concordato preventivo o di una domanda di ristrutturazione dei debiti».

Nel frattempo, un gruppo finanziario internazionale aveva acquistato una parte del credito della società, mentre erano in corso offerte di accordo per una ristrutturazione del debito, oltreché verifiche nei confronti di eventuali investitori interessati all’acquisizione.

Vennero inoltre segnalati i tavoli di confronto, rispettivamente nelle Regioni Lombardia e Lazio, riguardanti la società.

Incertezze sul futuro. Nell’interpellanza parlamentare urgente nr. 2/883, presentata alla Camera dei Deputati il giorno 7 agosto 2020 da vari firmatari, concernente iniziative volte a riconvocare il tavolo di crisi su Italtel al fine di garantire le tutele dei lavoratori, dell’azienda e del relativo know how, ha risposto la sottosegretaria per lo Sviluppo economico Alessandra Todde.

«Il vertice di Governo – ha affermato il membro dell’esecutivo – ha concluso l’incontro ribadendo sia l’importanza del settore e del know how delle aziende italiane che in esso lavorano, che la propria disponibilità a operare per favorire soluzioni di promozione e salvaguardia. A tale vertice sono seguite continue interlocuzioni tra Mise e Italtel, che ha comunicato di aver già presentato al tribunale competente l’istanza di proroga di sessanta giorni del termine per la presentazione del piano concordatario, attualmente in scadenza il giorno 8 settembre 2020.La società ha altresì precisato che la cassa integrazione guadagni Covid è prevista fino alla fine del mese di settembre, salvo ulteriori proroghe normative dello strumento».

All’inizio del mese di maggio Italtel ha depositato presso il Tribunale di Milano domanda prenotativa ai sensi dell’articolo 161 VI comma della Legge fallimentare, chiedendo la concessione di un termine di centoventi giorni al fine di raggiungere un accordo relativo alla ristrutturazione dei propri debiti e alla ricapitalizzazione dell’impresa.

Il 23 giugno ha poi avuto luogo un tavolo di crisi presso il Ministero dello sviluppo economico (Mise), nel corso del quale è stato rappresentato come il Governo stia studiando eventuali possibili interventi a salvaguardia dell’azienda. In quella occasione, l’esecutivo ha assicurato che sarebbe rimasto in contatto con l’azienda e con i suoi investitori per le vie brevi in vista della riconvocazione del tavolo per i successivi aggiornamenti.

«Risulta necessario – è stata la conclusione – salvaguardare tale azienda con le connesse competenze, professionalità e asset in un settore strategico, scongiurandone lo smembramento a discapito dei lavoratori e nell’interesse industriale del Paese».

Nelle prossime settimane sarà forse più chiaro il quadro delle prospettive, allo stato dei fatti oltremodo caratterizzate da incertezza – della società e dei suoi dipendenti, con tutto quello che implica per loro e per il Paese.

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