ECONOMIA, coronavirus. Effetti critici e ripartenza: quarta gamma, l’export va verso la normalità

Nei tre mesi di chiusura forzata il canale Horeca, ovviamente, ha avuto importanti ripercussioni ma anche le famiglie si sono allontanate dai prodotti servizio vegetali (insalate e ciotole, zuppe fresche e verdure cotte, frutta tagliata ed estratti), dando la preferenza in fase di acquisto a prodotti a lunga conservazione

In Italia, si sa, il contraccolpo del lockdown si è fatto sentire in modo particolare sul comparto della IV e della V gamma. Nei tre mesi di chiusura forzata il canale Horeca, ovviamente, ha avuto importanti ripercussioni ma anche le famiglie si sono allontanate dai prodotti servizio vegetali (insalate e ciotole, zuppe fresche e verdure cotte, frutta tagliata ed estratti), dando la preferenza in fase di acquisto a prodotti a lunga conservazione.

Trend che, in parte, si sono mantenuti in fase 2 anche se, da maggio, qualche piccolo segnale di ripresa c’è stato e gli operatori contano di riprendere la piena attività dal prossimo settembre.

Con più di 350 ettari in produzione tra Veneto, Lombardia e Campania, 260 dei quali condotti in regime biologico, l’Insalata dell’Orto di Mira di Venezia esporta il 55-60% della propria produzione. “Il 20-25% del nostro export viene inviato in Germania – afferma Sara Menin dell’ufficio marketing – Con i clienti tedeschi stiamo lavorando bene, abbiamo ripreso l’attività prima con la Germania che con l’Italia e siamo in linea con gli anni passati. In questo periodo il calo delle vendite è fisiologico, perché subentra la loro produzione interna. Ma a settembre dovremmo ripartire a pieno regime. Perlopiù esportiamo prima gamma evoluta, quindi confezionata, e moltissimo prodotto biologico con le più importanti catene tedesche. Non dovrebbe esserci nulla di diverso tra le altre annate”.

Il 95% del prodotto inviato in Germania dall’Insalata dell’Orto è rappresentato dagli sfalciati (o baby leaf: rucola, lattughino e spinacino). “Ci chiedono prodotto italiano e non lavato, che mantiene meglio la freschezza e le caratteristiche organolettiche, e che risciacquano prima dell’utilizzo – continua Menin – Noi abbiamo organizzato tutto nell’ottica che non succeda più nulla. Per esempio, abbiamo già prenotato lo stand a Fruit Logistica, anche se le postazioni saranno confermate a settembre e pure gli hotel ancora non accettano prenotazioni. Insomma, diciamo che la situazione in generale è in alto mare”.

Un aspetto interessante messo in evidenza da Sara Menin riguarda il packaging: “Prima del lockdown c’era richiesta di packaging compostabile, ma ora sono tutti tornati al polipropilene 100% riciclabile e, nel caso di vassoi, di Rpet 100 per cento”.

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