ECONOMIA, Italia. Patrimonio archeologico, artistico e culturale: un’industria da valorizzare

Si attende un incremento dei flussi turistici dall’estero, in particolare dalle nuove classi medie dei Paesi emergenti. L’Italia ha molto da offrire, ma molto dovrà valorizzare. Come? La partnership tra pubblico e privato può essere una risposta. Cultura come industria, attrazione di investimenti e creazione di occupazione lavorativa: se ne è dibattuto ieri a Roma

«In Italia col nostro patrimonio artistico, architettonico e culturale, oltreché enogastronomico, potremmo vivere di rendita senza far nulla per tutta la vita, sdraiati sulla spiaggia a prendere il sole…»

Ovviamente l’incipit è un luogo comune, uno di quelli che spesso si sente quando si è in ascensore o mentre si fa la fila alla posta per spedire una raccomandata.

Già, poiché in realtà non è così, infatti neppure Venezia campa soltanto di turismo, tuttavia, come spesso accade un luogo comune esprime anche sostanziali parti di verità.

È il caso citato del patrimonio artistico, architettonico e culturale, che non viene adeguatamente valorizzato e che invece potrebbe esserlo dando cospicui frutti nei termini della sua godibilità, dell’accrescimento della persona e, financo, del ritorno economico e dell’occupazione lavorativa.

L’idea è dunque quella di utilizzare questo immenso patrimonio, oggi ancora sottoutilizzato, anche al fine di alimentare la crescita economica, trasformando le idee e i progetti in attività concrete.

Ma per farlo è in primo luogo necessario attrarre investimenti, magari attraverso la forma della partnership tra soggetti privati (non soltanto italiani) e strutture pubbliche.

Steven Wolff, dell’AMS Planning & research Corporation for the Arts and Entertainment Industries, nel pomeriggio di ieri ha esposto le sue proposte nel corso dell’incontro-dibattito “Partnership4Growth2020”, partnering to boost economic growth and create jobs through the promotion of the cultural industry, evento che ha avuto luogo presso la sede dell’Associazione Civita in Piazza Venezia a Roma.

A esso sono intervenuti esponenti delle Istituzioni, come il MiSE e il MiBAC, dirigenti di Cassa Depositi e Prestiti, manager di fondi di investimento privati.

Arte e cultura – ha affermato Wolff – sono un’industria che rende possibili benefici non solo economici ma anche sociali, dato che la razionale valorizzazione del patrimonio architettonico, artistico e culturale è in grado di far conseguire vantaggi di sistema e vantaggi comparati.

Come quello della messa a frutto dei cosiddetti asset inamovibili, cioè il patrimonio archeologico, che possono divenire oggetto di piani di co-investimento e condivisione nel quadro di una partnership tra il settore pubblico e quello privato.

Secondo Wolff, la cultura è un’industria che non dovrebbe essere approcciata in maniera filantropica, ma attraverso la realizzazione di una piattaforma normativa e regolamentare che possa favorire in tempi brevi l’attrazione di capitali di investimento.

Negli Usa – ha proseguito l’ospite americano – l’investimento nello sviluppo culturale si è rivelato estremamente pagante in termini economici, basti prendere a esempio il fatturato annuale del settore “cultura” (al netto delle branche entertainment cinema e televisione), pari a 166,3 miliardi di dollari, una cifra superiore a quella del settore agricolo.

In quel caso la percolazione nel sociale, che ha significato quattro milioni di lavoratori americani occupati, ha contribuito anche alla stabilizzazione delle comunità.

In molti casi la strada percorsa è stata quella  dei distretti culturali. In essi, attraverso le opportunità generate la cultura da passiva diviene attiva anche per la popolazione residente, che viene coinvolta nei progetti.

I paradigmi sono quelli del Brooklin Cultural District Development Project e del Pittsburgh Cultural Trust, due città dunque. Nel XXI Secolo l’importanza delle città si è accresciuta notevolmente, ormai oltre la metà della popolazione mondiale vive in centri urbani, spesso degradati.

Ma è attraverso l’intersezione delle sue varie attività  che la città assume importanza e l’Italia ha una radicata e antica tradizione cittadina, le sue città sono spesso a misura d’uomo, trasudano cultura.

Per realizzare tutto questo l’ipotesi esplorata ieri è stata quella della governance condivisa, cioè dell’accesso alle risorse attraverso lo sforzo comune profuso da settori culturali, economici, del mecenatismo e di chiunque possa apportare un utile contributo.

In Italia però, nella realizzazione dei distretti culturali sono state incontrate delle inerzie e sono stati esperiti soltanto alcuni tentativi nei centri storici e nelle periferie di grandi centri urbani.

La crescita economica che ha interessato i Paesi emergenti ha consentito la formazione di nuove classi medie che esprimono sempre più le loro esigenze in termini di mobilità e turismo, un turismo, per altro, sempre più digitalizzato. Oggi si prevede dunque un incremento dei flussi turistici dall’estero, anche da questi Paesi, la sfida sarà quindi quella dell’intercettazione di questa domanda, per farlo sarà tuttavia necessario affinare le relative capacità.

Fortunatamente oggi il Colosseo è tornato a essere l’Anfiteatro Flavio e non più, come era stato fino a qualche tempo fa, una rotatoria impegnata quotidianamente dagli automobilisti romani a bordo delle loro vetture. La mentalità è cambiata, però molto si può ancora fare.

La registrazione audio del dibattito (A159) è fruibile di seguito.

 

A159AB – ECONOMIA, ITALIA: PATRIMONIO ARCHITETTONICO, ARTISTICO E CULTURALE, UN’INDUSTRIA DA VALORIZZARE. Partnership4Growth2020, Promoting Cultural Heritage for Economic Growth: partnering to boost economic growth and create jobs through the promotion of the cultural industry. Dibattito organizzato dall’Associazione Civita in collaborazione con l’ambasciata degli Stati Uniti d’America, UTOPIA, Cultura Italiae, Amerigo, Global Investor Aliance, Roma, Associazione Civita, Piazza Venezia 11.

Interventi di: MARIO DE PIZZO (giornalista Rai, TG1, moderatore), SIMONETTA GIORDANI (Associazione Civita), RODNEY FORD (Addetto culturale dell’Ambasciata degli Usa in Italia), MASSIMO CUGUSI (Segretario generale dell’Associazione Amerigo, ANDREA GUMINA (Vicepresidente dell’Associazione Amerigo), STEVEN A. WOLFF (Founding Principal of AMS Planning & Research Corporation for the Arts and Entertainment Industries),  TIZIANA COCCOLUTO (Capo di Gabinetto presso il Ministero per i Beni e le Attività culturali) GIANFRANCO DI VAIO (Responsabile Area ricerca e studi di Cassa Depositi e Prestiti), VALERIO DE LUCA (Presidente Global Investor Alliance), ENRICO ESPOSITO (Capo Ufficio legislativo del Ministero dello Sviluppo Economico), VALERIO DE PAOLIS (Ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo), ANGELO ARGENTO (Presidente di Cultura Italiae).

Condividi: