POLITICA, sovranisti italiani e timori connessi. Elezioni 2022: Parigi ha paura della Meloni

Ad avviso di Edoardo Secchi (presidente e fondatore di Italy-France Group, imprenditore, investitore e consigliere economico) che la leader del partito Fratelli d’Italia «inneschi un “mix” devastante di populismo e più debito per il Paese», con un fondo di «odio ideologico» nei confronti dei francesi. In una articolata intervista resa nella giornata di ieri la giornalista Laura Naka Antonelli di Finanza online (FOL) ha raccolto le opinioni dell’uomo d’affari

Elezioni politiche 2022: «La paura più grande in Europa è che la Meloni inneschi un mix devastante di populismo e più debito per l’Italia», così si è espresso Edoardo Secchi riguardo ai possibili esiti dell’imminente consultazione elettorale anticipata, amplificando a modo suo timori e preoccupazioni che in questi giorni che precedono l’apertura delle urne turbano ampi settori dell’economia e della società civile in Europa. Il presidente e fondatore di Italy-France Group, che svolge anche le attività di imprenditore, investitore e consigliere economico, ha rilasciato ieri un’articolata intervista a Laura Naka Antonelli, giornalista di “Finanza online”, che di seguito riportiamo in alcune sue parti e che è possibile leggere al link: https://www.finanzaonline.com/notizie/elezioni-politiche-2022-paura-piu-grande-in-europa-e-che-meloni-inneschi-un-mix-devastante-di-populismo-e-piu-debito-per-litalia

LA TENSIONE PRIMA DELLE ELEZIONI

In Europa, in Francia in particolare, «c’è molta tensione per le imminenti elezioni politiche del prossimo 25 settembre – esordisce Secchi -, la fine del governo Draghi è stata una grande sconfitta non solo per l’Italia, ma per l’Europa tutta. E di per sé il vero male oscuro non è Giorgia Meloni, ma tutto l’insieme di slogan, annunci in pompa magna, promesse irrealizzabili, che arrivano da una certa politica impregnata ormai di populismo». Secchi parla dell’inquietudine che in queste settimane, in attesa del “giorno X” dell’Italia, dunque del voto, sta pervadendo l’intera Europa, alle prese tra l’altro con una delle crisi peggiori della sua storia.

UN CHIARO MESSAGGIO

«Il messaggio è chiaro: mandando a casa Draghi, l’Italia ha fatto passi all’indietro giganteschi, proprio poco dopo essere stata finalmente promossa dal mondo delle istituzioni, dai mercati che, piaccia o meno, esistono, e che per loro natura sono destinati a sbandare ogni volta che si presenta un elemento incertezza, difficile da incastonare in una categoria predittiva ben precisa. E se l’Italia di Draghi faceva rima con diligenza, rispetto delle regole, capacità di iniziativa, visione, questa Italia che si sta avviando all’appuntamento del voto è una Italia sfiduciata, sfarinata, alla mercé dei populisti e dunque degli speculatori finanziari».

La politica sovranista fa il gioco della speculazione?

«Certo, sono proprio i populisti à la Meloni, Salvini, e M5S che, nel conquistare il potere, finiscono per fare il gioco degli squali della finanza contro cui dicono di volersi battere. Governare vuol dire prevedere. E queste persone sono incapaci di prevedere gli scenari e le minacce future. Non hanno alcuna esperienza e sono totalmente incompetenti in economia. Nessuno dei tre partiti leader populisti ha un percorso significativo, né sul piano professionale né tantomeno su quello governativo. Tutto questo mina la credibilità della nazione e offre una grande opportunità agli speculatori».

…non saremo una colonia francese

«Su Giorgia Meloni, che promette “non saremo una colonia francese”, che parla come se i francesi avessero comprato l’Italia, vorrei fare una precisazione: intanto, perché non lo dice agli Stati Uniti o alla Germania, che si sono comprati numerose imprese in Italia? Perché allora non se la prende con gli imprenditori italiani che hanno ceduto le proprie aziende? Tutto questo odio nei confronti dei francesi è patologico, non trova supporto in nessun tipo di argomentazione ragionevole. Cos’è che vuole fare Giorgia Meloni: nazionalizzare tutto in Italia? Al riguardo risultano emblematiche le dichiarazioni di Fdi su Mps».

PREGIUDIZI IDEOLOGICI E PURA DEMAGOGIA

«La Meloni stessa sa benissimo che questa è pura demagogia. Non siamo in Corea del Nord, né in Cina, sono gli italiani in primis che decidono di “vendere” le proprie imprese e, a seconda del settore, ci sono gruppi più strategici di altri. Il suo accanimento contro la Francia è ingiustificato. Se pensa di fare la sovranista si ricordi che delle tre economie più importanti d’Europa l’Italia è quella più debole: ha una crescita tra le più basse d’Europa, il livello dei salari è tra i più bassi, ha un elevato debito pubblico, un livello di burocrazia da scoraggiare qualsiasi iniziativa imprenditoriale e infine un livello di innovazione tra i più bassi d’Europa. Insomma: un’eventuale Italia di Meloni che non cambiasse atteggiamento si troverebbe in una posizione molto difficile, in quanto rischierebbe di rimanere sola, senza alleati in Europa. In sintesi: del tutto spacciata».

DEBITI ITALIANI E PAURE EUROPEE

«L’Europa guarda dunque con paura malcelata alle elezioni politiche del 2022. Il timore più grande è che l’Italia ripiombi in un mix devastante di populismi e di indebitamento. Non sono certo segnali di stabilità quegli annunci che auspicano, come nel caso del leader della Lega, lo scostamento di bilancio o che rivedono l’Italia pronta ad affilare le armi contro l’Unione europea, del tipo “in Ue è finita la pacchia”: minaccia sbandierata solo qualche giorno fa dalla Meloni. E quando ti sei indebitato fino al collo, sei il primo paese per evasione fiscale e non riesci a portare avanti alcuna riforma fondamentale pro-crescita, hai poco da alzare la cresta».

Ma, a parte la paura del default, sostanzialmente l’Italia parrebbe destinata a ricalcare sempre il medesimo schema…

«L’opinione mainstream europea è che dopo le solite scenate del politico di turno l’Italia viene sempre rimessa in riga, perché poi alla fine torna sempre davvero sovrana, è il caso di dirlo, la paura del default. Ed ecco che il paese viene commissariato e arriva il governo tecnico (…) il finale è sempre lo stesso: l’Italia si ripresenta nelle solite vesti del paese dove abbondano incapacità e incompetenza, un paese sfarinato privo di alcuna visione e non in grado di fare una cosa fatta bene, sempre vittima di guerre fratricide interne tra partiti, che finisce per dare ragione al cliché che lo vuole inaffidabile. In questo quadro desolante emerge una caratteristica  quasi sorprendente, quella che l’élite economica e culturale non riesca a trovare alcuna rappresentanza nell’attuale offerta politica. In Francia ci si pone questi interrogativi: ma l’élite italiana chi vota? Quale è il partito capace davvero di rappresentarla in Parlamento? Ne esiste uno?»

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