CINEMA, lungometraggi. Lady Cobra, una killer in blues

Nella sala romana della sede dell’Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive digitali è stata proiettata alla stampa e alla critica l’opera prima del regista genovese Fabio Giovinazzo, che di essa è anche produttore, nonché (assieme ad Antonio Lusci e Alessandra Chiodi) sceneggiatore. È un intimo psicodramma, quello che consuma la donna per tutta la durata della narrazione. Ella è alla ricerca della sopravvivenza da una dimensione autolesionistica e autodistruttiva nella quale è precipitata a causa di una serie di traumi subiti, non ultimo (almeno così lasciano intravedere il regista e l’attrice che interpreta il ruolo) dall’impulso erotico insoddisfatto, che nel suo percorso costellato di morte la porterà anche a tentare il suicidio. Il regista gioca con le proprie profonde e drammatiche suggestioni all’interno di una dimensione ludica, sì, ma altresì allucinante. Nel suo film la morte non fa esclusivamente da sfondo, non è una mera particolarità resa necessaria dalla caratterizzazione delle esistenze dei personaggi, la morte è bensì l’elemento che impregna l’intera esistenza di Lady Cobra e che, giocoforza, cattura lo spettatore fin dai primi istanti. Il lungometraggio è stato proiettato in anteprima per la stampa e la critica il 12 aprile 2024; ne è seguito un incontro con i protagonisti, insidertrend.it era presente con i propri microfoni (registrazioni audio A631AB)

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Il titolo del film è certamente evocativo, frutto di ben precisi riferimenti, rischia tuttavia di condurre fuori strada lo spettatore alla ricerca di un action movie con venature splatter e tinte forti mozzafiato da romanzo criminale. Egli, qualora dovesse rimanere attratto dall’accattivante immagine della sicaria in spider vedrà andare probabilmente deluse le proprie aspettative, poiché la dinamica rappresentata (intensa seppure a tratti estremamente intimistica e rallentata mediante una intensa lirica) ha prevalentemente luogo sul piano interiore della tormentata protagonista, appunto Lady Cobra.

LO PSICODRAMMA CHE CONSUMA LA PROTAGONISTA

Si tratta di un intimo psicodramma, quello che consuma la donna per tutta la durata della narrazione. Ella è alla ricerca della sopravvivenza da una dimensione autolesionistica e autodistruttiva nella quale è precipitata a causa di una serie di traumi subiti, non ultimo (almeno così lasciano intravedere il regista e l’ottima attrice che interpreta il ruolo) dall’impulso erotico insoddisfatto, che nel suo percorso costellato di morte la porterà anche a tentare il suicidio. Il regista gioca con le proprie profonde e drammatiche suggestioni all’interno di una dimensione ludica, sì, ma altresì allucinante. Nel suo film la morte non fa esclusivamente da sfondo, non è una mera particolarità resa necessaria dalla caratterizzazione delle esistenze dei personaggi, la morte è bensì l’elemento che impregna l’intera esistenza di Lady Cobra e che, giocoforza, cattura lo spettatore fin dai primi fotogrammi.

MORTE INCOMBENTE, SEPPURE SPLENDA IL SOLE

La morte si è detto. Già, molto della rappresentazione è ambientato nel cimitero monumentale genovese di Staglieno, dove la protagonista lavora (è una copertura oppure un rifugio?) come fioraia presso un banco di rivendita. È nota negli ambienti criminali e in quelli del potere (servizi segreti inclusi) come «Lady Cobra» perché lei, ex appartenente a un’unità di forze speciali, è una killer che offre i suoi servizi ai propri committenti concordandone modalità e corrispettivi in denaro a bordo della sua spider Shelby Cobra. Gli incontri avvengono sempre a bordo di questa potente autovettura degli anni Sessanta nei viali deserti del cimitero, tra statue di angeli della morte, lapidi ed erbosi campi a terra. L’atmosfera, specchio dell’animo della donna, è a tratti lapideo, tuttavia l’atmosfera non è affatto mortifera.

ALLA RICERCA DELLA LIBERAZIONE

Infatti, nel clima mortifero dove ha ambientato la sua opera il regista genovese ha lavorato bene con la fotografia e il commento musicale, sicché, proprio dalle immagini, forti e inquietanti, si trae il senso del viaggio che compie la tormentata protagonista, della sua ricerca. Il cimitero stesso, luogo principe della storia, attraverso l’obiettivo della macchina da presa di Giovinazzo rende di sé una intensità vitale che non collide con la tragedia della protagonista e dei suoi comprimari. È la quotidinità che accomuna la morte alla vita, a cominciare dal cadavere medesimo, luogo di generazione di batteri e organismi viventi dopo la fine dell’esistenza terrena della persona alla quale era appartenuto.

VITALITÀ DEL QUOTIDIANO A STAGLIENO

Carri funebri dalle carrozzerie metallizzate e fiammanti, composti spallini che sollevano, trasportano e inumano la bara del defunto, dipendenti comunali alle prese con piccoli escavatori dalla benna affondata nella grassa terra nera, intenti a scavare fosse, fiori vecchi di corone, mazzi e cuscini ammucchiati in attesa di veire spazzati via, marmisti al lavoro ai loro macchinari. È in questo animato microcosmo che si muove Lady Cobra, personaggio tanto glamour quanto dimesso, che dopo ogni assassinio si sente sporca, al pari di una donna stuprata, che si fa la doccia per ore poiché vorrebbe togliersi di dosso lo sporco dell’uomo che ha abusato di lei.

UNA DONNA FRAGILE E SOLA

Malgrado tutto Lady Cobra è una donna fragile e sola che non è riuscita a metabolizzare i suoi tremendi traumi divenendo una disadattata idealista. Il naufragio sentimentale con un uomo del quale è ancora innamorata la precipita nella nevrosi che la porterà a ribellarsi, a modo suo, alle ingiustizie di una società sempre più depravata. Questa viene simbolicamente (chissà, magari oniricamente) raffigurata da efficaci personaggi che fanno da sfondo, si tratta della marcatura pop di Giovinazzo: maschere e colori, figure inquietanti e a tratti grottesche. Sarà la protagonista, alla fine, a seguito di un passaggio risolutivo, a indirizzarsi verso la soluzione del problema della sua vita. Il film è un prodotto indipendente che guarda alle ossessioni per la cultura pop di Quentin Tarantino, filtrandole attraverso l’espressionismo simbolico di David Lynch.

LADY COBRA, UNA KILLER IN BLUES

«Il film è un intimo psicodramma su strada – afferma il regista -, filtrato da un forte sapore blues in musica che ha le forme cangianti di una vocazione che non può fare a meno di scendere a patti con un disturbo mentale nascosto. Donna e società: ho lavorato su una contrapposizione dai tratti fumettistici e onirici verso una forma di schiavismo legalizzato fin dalla nascita con la capacità di far annegare nella disperazione o nella follia omicida coloro che maggiormente sarebbero disponibili al Bene. Alla fine il colpo fantastico è un ideale di giustizia feroce ma obbligato». Lady Cobra, una killer in blues è un film prodotto e distribuito da Fabio Giovinazzo e Nicoletta Tanghèri; ne è protagonista Nicoletta Tanghèri, affiancata da Adriano Aprà, Gabriele Bartoletti, Paola Bazurro, Andrea Benfante, Raffaele Casagrande, Paolo Drago, Anna Giarrocco e Fabio Taddi, più le voci di Davide Aloi e Antonio Carletti. Fotografia di Andrea Bertero, montaggio a cura di Lucio Basadonne, A.B. e Fabio Giovinazzo, musiche di Joe Valeriano e Silvia Tavascia.

A631A – CINEMA, LUNGOMETRAGGI: LADY COBRA, UNA KILLER IN BLUES, proiettata in anteprima per la stampa e la critica l’opera prima del regista genovese Fabio Giovinazzo.
L’evento ha avuto luogo il 12 aprile 2024 presso la sala interna della sede dell’Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive digitali (ANICA). Il contributo introduttivo alla proiezione di FABIO GIOVINAZZO, regista e co-produttore del lungometraggio).
A631B – CINEMA, LUNGOMETRAGGI: LADY COBRA, UNA KILLER IN BLUES, proiettata in anteprima per la stampa e la critica l’opera prima del regista genovese Fabio Giovinazzo.
L’evento ha avuto luogo il 12 aprile 2024 presso la sala interna della sede dell’Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive digitali (ANICA), a esso hanno preso parte, tra gli altri, il regista e alcuni attori protagonisti: ANDREA RENFANTE (attore della compagnia teatrale Il Teatrino di Bisanzio), NICOLETTA TANGHÈRI (attrice interprete del personaggio di Lady Cobra oltreché co-produttrice del lungometraggio), ANNA GIARROCCO (attrice della compagnia teatrale Il Teatrino di Bisanzio), FABIO GIOVINAZZO (regista e co-produttore del lungometraggio); ha moderato l’incontro con la stampa FRANCESCO LOMUSCIO (giornalista).
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