VATICANO, Comunità di Bose. Bergoglio «allontana» il fondatore e tre membri della “setta progressista” di Santa Romana Chiesa

La conferma giunta per mezzo di una nota ufficiale dopo le indiscrezioni circolate nelle ultime ore. A seguito dell'esito di una visita apostolica ordinata dal papa, Enzo Bianchi, due frati e una suora decadono dagli incarichi finora ricoperti e dovranno trasferirsi in altri luoghi. Ora per chi rimane la Santa Sede prevede «un cammino di avvenire e di speranza»

Il fondatore della Comunità di Bose, padre Enzo Bianchi, e altri tre membri di essa (i frati Goffredo Boselli e Lino Breda e la suora Antonella Casiraghi) dovranno separarsi dalla comunità monastica piemontese e trasferirsi in altro luogo, decadendo da tutti gli incarichi attualmente ricoperti.

La decisione è stata presa a seguito della visita apostolica ordinata dal papa che ha avuto esecuzione nel gennaio scorso, una ispezione affidata ai padri Abate Guillermo León Arboleda Tamayo e Amedeo Cencini e all’abbadessa di Blauvac Anne-Emmanuelle Devéche.

La Comunità di Bose è un’aggregazione religiosa cristiana sorta alla metà degli anni Sessanta che si ispira alle tradizioni e allo spirito delle prime comunità cristiane. Il suo fondatore, padre Enzo Bianchi, è un teologo considerato al limite dell’eresia dalle frange più conservatrici della Chiesa cattolica a causa delle sue posizioni ritenute eccessivamente aperturiste riguardo a numerosi aspetti riconducibili alla morale.

Tuttavia, malgrado l’ostilità nei suoi confronti nutrita da non pochi oltre Tevere, egli nel tempo è divenuto comunque una vera e propria icona per quei settori maggiormente liberal dell’universo cattolico.

Editorialista di punta del quotidiano “La Repubblica” e amico personale di Eugenio Scalfari, nonché di numerosi intellettuali laici, ha pubblicato una serie di volumi di teologia e di storia del cristianesimo.

Nel magma delle guerre intestine vaticane che ribolle perennemente sotto una sottile crosta apparentemente raffreddatasi, l’episodio di Bose è indicativo di come procedano inesorabili le epurazioni dell’era Bergoglio.

Nel caso di specie, dalle ricostruzioni ufficiali fatte filtrare dai tre visitatori apostolici che hanno lavorato per quasi un anno a Bose emergerebbero alcuni elementi negativi sul vertice della Comunità piemontese.

Come il «carattere accentratore e forse un po’ dispotico di Fratel Enzo», che secondo gli “ispettori” di Bergoglio avrebbe contribuito a generare delle dinamiche conflittuali interne che hanno poi trasformato quella realtà in «un groviglio di cordate e correnti».

La decisione che ha portato alla drastica misura nei confronti di Bianchi e degli altri tre religiosi a lui più vicini è stata esplicata nelle forme di un decreto singolare datato 13 maggio 2020 e firmato dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità,  un atto importante dunque, che ha avuto apposta la sanzione del pontefice.

Il compito di diffonderla presso l’opinione pubblica e ai fedeli cristiani è stato quindi affidato alla stessa Comunità di Bose, che l’ha resa nota mediante un comunicato pubblicato sul proprio sito web.

«Tenendo conto della rilevanza ecclesiale ed ecumenica della Comunità di Bose e dell’importanza che essa continui a svolgere il ruolo che le è riconosciuto – è stato attraverso di essa riferito -, superando gravi disagi e incomprensioni che potrebbero indebolirlo o addirittura annullarlo, con la Visita Apostolica il Santo Padre ha inteso offrire alla medesima Comunità un aiuto sotto forma di un tempo di ascolto da parte di alcune persone di provata fiducia e saggezza».

La nota ha proseguito poi specificando che: «Con lettera del Segretario di Stato al Priore e alla Comunità, inoltre, la Santa Sede ha tracciato un cammino di avvenire e di speranza indicando le linee portanti di un processo di rinnovamento, che confidiamo infonderà rinnovato slancio alla nostra vita monastica ed ecumenica».

Il Vaticano aveva proceduto a una prima ispezione alla fine del 2014, che era stata poi seguita da un’altra nel 2019, infine, in queste ultime settimane è giunta la decisione definitiva sul caso assunta da papa Francesco.

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