AMMINISTRAZIONE PUBBLICA, corruzione. Palermo, sette arresti tra funzionari comunali e imprenditori edili

L’Operazione «Giano bifronte» di Carabinieri e Guardia di Finanza ha portato alla scoperta di un comitato d’affari composto da imprenditori e professionisti che avrebbe inciso sulle scelte gestionali dei pubblici dirigenti e degli amministratori locali.

I militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza e i Carabinieri del Reparto Operativo-Nucleo Investigativo di Palermo, nel quadro di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica del capoluogo siciliano, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, hanno proceduto nei confronti dei consiglieri comunali palermitani Sandro Terrani (membro della Commissione Bilancio, Finanza e Tributi) e Giovanni Lo Cascio (Presidente della Commissione Urbanistica, Lavori pubblici, Edilizia privata e residenziale pubblica) i funzionari comunali Mario Li Castri (già dirigente dell’Area tecnica della riqualificazione urbana e delle infrastrutture), Giuseppe Monteleone (già dirigente dello Sportello unico Attività produttive), il professionista Fabio Seminerio (architetto) e gli imprenditori agrigentini Giovanni Lupo e Francesco La Corte, rispettivamente amministratore di fatto e di diritto della Bocasa s.r.l., società operante nel settore edilizio con sede a Palermo.

Tutte queste persone si trovano attualmente agli arresti domiciliari, mentre all’architetto Agostino Minnuto è stato invece notificato l’obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria.

I reati loro contestati, a vario titolo, sono corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione e falso ideologico in atto pubblico.

L’ipotesi accusatoria concerne l’esistenza di un comitato d’affari composto da imprenditori e professionisti in grado di incidere sulle scelte gestionali dei pubblici dirigenti e degli amministratori locali, i quali avrebbero asservito la pubblica funzione esercitata a interessi privati, consentire di lucrare indebiti vantaggi economici nel settore dell’edilizia privata.

Nel corso del 2016, il Seminerio e altre persone a lui riconducibili hanno presentato per conto di numerosi imprenditori tre progetti finalizzati alla lottizzazione di aree industriali dismesse del Comune di Palermo – via Maltese, via Messina Marine e via San Lorenzo – e alla conseguente realizzazione di 350 unità abitative di edilizia sociale residenziale convenzionata.

Per derogare al piano regolatore generale era però necessario che il Consiglio comunale attestasse il pubblico interesse di tali iniziative.

L’istruttoria sulle proposte di deliberazione è stata curata dal Li Castri (all’epoca a capo dell’Area tecnica del Comune) il quale, da un lato, si trovava in situazione di incompatibilità – essendo stato socio in affari con Seminerio, col quale manteneva assidua frequentazione -, dall’altro, rilasciava parere favorevole anche in mancanza di alcuni requisiti di ammissibilità in materia di edilizia convenzionata.

In cambio, Li Castri accettava la promessa (formulata da La Corte e Lupo, interessati all’approvazione dei piani costruttivi) di assegnare al Seminerio la direzione dei lavori edilizi da realizzarsi, che a sua volta avrebbe destinato al Li Castri una parte dei profitti percepiti a seguito dell’approvazione da parte del Consiglio comunale delle tre proposte di deliberazione.

Anche Monteleone si adoperava per il buon esito della delibera relativa all’ex area industriale di via San Lorenzo.

I consiglieri comunali, destinatari del provvedimento, in cambio della promessa di utilità di varia natura, si sarebbero adoperati per una rapida calendarizzazione ed approvazione delle tre proposte di costruzione in deroga al piano regolatore.

Il 7 novembre 2019 il Consiglio comunale ha comunque espresso parere contrario alle proposte relative alle costruzioni.

In un’altra vicenda Li Castri, sempre nel suo ruolo di dirigente comunale, avrebbe accordato una variante a una concessione edilizia della Biocasa, consentendo di aumentare le unità abitative da realizzarsi da 72 a 96.

Anche in questo caso il progetto era stato redatto dal suo ex socio in affari, cioè il Seminerio, al quale veniva assegnato l’incarico di direttore dei lavori.

Monteleone, già dirigente dell’Area tecnica, curava alcune pratiche di concessione edilizia presentate dalla Biocasa anche per la realizzazione di un ulteriore complesso immobiliare, sempre a Palermo, avallando varianti in aumento allo scopo di consentire la realizzazione di un maggior numero di unità abitative da 96 a 133.

In cambio gli venivano promessi 15.000 euro.

Inoltre, due esponenti della Biocasa assegnavano a una strettissima amica di Monteleone molteplici incarichi professionali, corrispondendole cospicue somme di denaro.

Le ipotesi delittuose sono state avvalorate anche dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Filippo Salvatore Bisconti, imprenditore edile nell’area metropolitana di Palermo, arrestato dai Carabinieri per associazione mafiosa il 4 dicembre del 2018 nel quadro dell’operazione Cupola 2.0.

Egli, quale capo-mandamento di Misilmeri-Belmonte Mezzagno, è stato in grado di riferire circostanze e dinamiche interne agli uffici tecnici comunali, con particolare riguardo agli interessi coltivati per anni dai Li Castri, Seminerio e Monteleone, in particolare «alle numerose cointeressenze economiche che effettivamente i tre soggetti coltivavano insieme nel settore dell’edilizia».

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