ALGERIA, situazione. Il Paese a un anno dall’inizio della protesta

In attesa di un reale cambiamento fortunatamente la piazza non indulge allo scontro violento. La dipendenza di Algeri dalla rendita energetica e la fondamentale importanza del Paese nordafricano per l’Italia

Un anno fa in Algeria prendeva avvio la protesta contro il gruppo di potere al governo. Abelaziz Bouteflika presidente buono per molte stagioni che aveva traghettato il Paese dalla drammatica fase della guerra civile a un periodo di relativa bonanza sociale finanziato con i soldi degli idrocarburi, era ormai divenuto un personaggio improponibile, emblema del suo clan e, più in generale, del sistema riconducibile ai militari e grandi burocrati di Stato.

La gente, vinte le paure derivanti dagli orribili ricordi del sanguinoso recente passato, aveva iniziato a scendere nelle piazze di molte città per protestare, chiedendo l’instaurazione di una democrazia fondata sullo stato di diritto.

Un movimento apparentemente spontaneo e senza capi, privo di un indirizzo politico preciso anche a fronte di una sinistra confusa. Esso con ogni probabilità ha incluso anche non pochi islamisti delusi da quello che era stata la guerra civile di trent’anni prima, desiderosi di un reale cambiamento.

Oggi, a distanza di dodici mesi da allora, l’Algeria non è più la stessa, seppure ai vertici del potere (politico ed economico) gli avvicendamenti non sono stati rivoluzionari. Comunque lo scontro è stato evitato e il potere non ha potuto non tenere conto della protesta popolare.

Si auspica dunque una soluzione negoziata del confronto, condizioni economiche del Paese – strettamente legate alla rendita petrolifera – permettendo.

L’Algeria che sta allo stesso tempo alla finestra a osservare il conflitto libico che divampa ai suoi confini e che, però, è costretta a combattere il terrorismo jihadista che permea ancora alcuni strati della sua società, seppure le cellule un tempo potenti siano state costrette a rifugiarsi nel profondo sud desertico, a cavallo di quelle frontiere saheliane che contano soltanto sulla carta.

Laddove transitano uomini e beni di contrabbando, oggetto di traffici gestiti da criminali e jihadisti.

Zone pericolose nelle mani di organizzazioni islamiste radicali che praticano la guerriglia e il terrorismo, come quella legata a Islamic State che ha rivendicato l’attentato suicida compiuto il 9 febbraio scorso contro la base militare di Bordj Badji Mokhtar, distante oltre 1.700 chilometri dalla capitale presso la frontiera col Mali, provocando due morti, un militare algerino e lo stesso attentatore.

Un attentato che per alcuni si configurerebbe come una rappresaglia, poiché mesi fa l’esercito di Algeri nel corso di una operazione antiterrorismo effettuata nella regione era stato ucciso Aboubacar ould Abidine, ritenuto uno dei capi locali della filiazione del “califfato”.

L’ultimo attacco suicida contro le forze algerine risaliva al 31 agosto del 2017.quando a perdere la vita furono due agenti di polizia.

L’Algeria è un paese chiave anche per l’Italia, che vi ha esportato 3,41 miliardi di dollari di prodotti soltanto nel 2019, facendo registrare un aumento dei flussi di merci pari all’8,13% rispetto all’anno precedente.

L’Italia è la terza fornitrice dell’Algeria, preceduta dalla Cina (7,65 miliardi di beni esportati) e dalla Francia (4,27 miliardi di dollari), mentre al quarto posto si pone la Spagna (2,93 miliardi di dollari), quindi la Germania (2,83 miliardi di dollari).

Il principale destinatario delle esportazioni del Paese nordafricano è invece la Francia, per un ammontare di 5,05 miliardi di dollari di prodotti acquistati, in aumento dello 0,52% rispetto al 2018.

L’Italia è al secondo posto, con 4,62 miliardi di dollari, in crescita del 12,9% sull’anno precedente, quindi seguono la Spagna con 3,99 miliardi di dollari (+11,15%), Regno Unito (2,29 miliardi di dollari, +6,4%) e Turchia (2,24 miliardi di dollari, +6,27%).

L’Italia dipende in modo particolare per la soddisfazione del proprio fabbisogno energetico, essendo una grande importatrice di gas naturale algerino.

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