Per quanto il sanguinoso conflitto in atto in Ucraina ormai da oltre cinque mesi si sia andato velocemente trasformando da guerra ibrida caratteristica del XXI secolo in un conflitto di natura prevalentemente «cinetica», proprio dell’era delle guerre convenzionali del Novecento, l’Occidente, in particolare l’Italia, sta combattendo (o forse ne è soltanto vittima) una guerra «non lineare», confronto assai moderno e avanzato che ha luogo su diversi piani, tra i quali assume un rilievo primario quello della disinformazione e della conquista delle menti.
GUERRA IN UCRAINA E CAMPAGNA ELETTORALE IN ITALIA
Si tratta di un argomento che è stato ed tuttora permane fonte di infuocate polemiche, che in questo Paese ha coinvolto esponenti della politica, del sistema mediatico e dell’intelligence, e che rinviene nella libertà di espressione e di stampa, cardine delle democrazie liberali, l’elemento dirimente e, al medesimo tempo, anche flemmatizzante delle eventuali possibili misure da adottare nei confronti di agenti di influenza consapevoli o meno che siano. Un argomento destinato a tornare centrale ora che, oltre al conflitto in Ucraina e alla collegata posizione dell’Italia, va ad aggiungersi anche la campagna elettorale determinata dalla crisi del Governo Draghi. Qualcosa che ha già preso avvio negli slogan e nella comunicazione di politici e influencer e che, con ogni probabilità, sarà determinante nelle prossime settimane estive, durante le quali le formazioni politiche cercheranno di acquisire consensi da un elettorato stanco e disaffezionato, in parte (i più vecchi e meno istruiti) condizionabile mediante i programmi televisivi (seppure d’estate se ne veda di meno), ma soprattutto nell’arena digitale dei social media, terreno paludoso nel quale si annidano le molte insidie dei negatori di verità.
GUERRA COGNITIVA PER IL CONTROLLO DELLE MENTI
Ecco perché torna di estremo interesse l’affascinante materia della cosiddetta «guerra cognitiva» per il controllo delle menti, la dezinformacija, cioè quel complesso si attività poste in essere da una data entità (Stato, organizzazione criminale o terroristica, grande corporation, eccetera) al fine di alterare e/o negare alcune fondamentali informazioni. È la manipolazione dei singoli (si pensi ai decisori politici o militari di uno Stato) o di intere opinioni pubbliche. Lo scopo è quello di modificare le loro percezioni, distaccandole da una realtà oggettiva e convincendole, al contrario, con verità alternative nella realtà dei fatti inesistenti, che tuttavia sono in grado di indurre la vittima ad agire contro i propri interessi. Le sistematiche attività di disinformazione (ad esempio quelle svolte nel corso del conflitto ucraino, anche in Italia) non sono tanto finalizzate alla persuasione dell’obiettivo (singolo individuo od opinione pubblica), quanto a ingenerare in esso uno stato di confusione cognitiva.
INGENERAZIONE DI INCERTEZZE E POLARIZZAZIONE POLITICA
Per i manipolatori delle menti è la fase propedeutica alla messa in discussione della narrativa e della contro-narrativa dell’avversario, che contestualmente produce l’effetto della relativizzazione e dello screditamento della verità, ingenerando in questo modo una serie di incertezze, appunto la confusione cognitiva. Sono strumenti utili, ad esempio, a contribuire alla polarizzazione di una società in crisi, al riguardo si pensi a quanto è avvenuto negli Stati Uniti d’America negli ultimi anni e in particolare nel periodo della presidenza di Donald Trump. Soffiare sul fuoco, ad esempio per il gruppo al potere in Russia, torna utile al perseguimento della strategia di sfaldamento dell’Occidente suo avversario. Ed è oltremodo noto come non siano soltanto gli Usa a vivere una fase acuta di polarizzazione interna caratterizzata da fratture sociali ed etniche, ma anche l’Italia, Israele e altri paesi democratici, per poi magari distaccarli dalle loro naturali aggregazioni, come l’Unione europea e la NATO.
NEUROSCIENZE E SCIENZE COGNITIVE
Una guerra combattuta senza armi da fuoco, resa possibile dagli enormi sviluppi registrati negli ultimi decenni nei campi delle neuroscienze e delle scienze cognitive, che hanno condotto alla comprensione dei meccanismi di natura neurobiologica mediante i quali l’essere umano forme le proprie idee, dunque, le proprie convinzioni, offrendo altresì su questi stessi processi di formazione una possibilità di intervento perturbatore dall’esterno, sia sui singoli individui che sulle masse. Operazioni non lineari e misure attive le definirono nell’Unione sovietica, dove tali tecniche, come quella del cosiddetto controllo riflessivo, vennero nel tempo elaborate e affinate. Esse oggi sono a disposizione del SVR e del FSB di Vladimir Putin, che può impiegarle contro i suoi nemici dell’Occidente. Di tutto questo insidertrend.it ha discusso con il professor Luigi Sergio Germani, direttore dell’Istituto di scienze sociali e studi strategici Gino Germani, che tra i suoi programmi di insegnamento e formazione rinviene anche un corso sull’attacco alla mente: strategie e tecniche di disinformazione e guerra cognitiva; una nuova sfida per l’intelligence italiana. Di seguito è possibile ascoltare la registrazione audio integrale dell’intervista (A473).