AFRICA, Senegal. Si infiamma la campagna elettorale. Il rischio di violenze incombe sulle presidenziali


Escalation di provocazioni e intolleranza. Il governo di Dakar e l’opposizione della coalizione C25 invitano i propri militanti alla calma.

   In Senegal paese africano spesso preso a modello come esempio di democrazia nella regione occidentale dell’Africa, oggi regna la paura. Lo riferisce “Le Monde Afrique” di ieri, in un articolo a firma Matteo Maillard. Secondo il corrispondente, a Dakar nella notte di giovedì 24 gennaio una squadraccia di picchiatori ha fatto irruzione nella sede del Pastef, il partito di opposizione guidato da Ousmane Sonko, candidato alle elezioni presidenziali indette per il prossimo 24 febbraio. Dopo aver aggredito l’agente di sorveglianza all’edificio, hanno distrutto gli uffici a colpi di machete e hanno successivamente inseguito un attivista rivale che, fortunatamente, è riuscito a scampare all’aggressione. Undici giorni dopo, stavolta nel nord del Paese, a Saint-Louis, un corteo di simpatizzanti del Pastef è stato attaccato all’arma bianca da un gruppo di militanti rivali e nell’azione sono rimaste gravemente ferite diverse persone. Le vittime di queste violenze hanno ascritto le responsabilità dei misfatti a gruppi di picchiatori che agirebbero su istigazione della coalizione presidenziale.

   Si tratta degli ultimi episodi nell’escalation di provocazioni e violenze innescatasi in Senegal, che vede protagoniste, in negativo, le formazioni politiche al potere nel Paese. Una situazione che riporta alla mente il clima esacerbato dagli scontri di piazza che aveva caratterizzato la campagna elettorale per le presidenziali del 2012, quando nei disordini persero la vita almeno una dozzina di giovani che erano stati reclutati per compiere violenze da entrambe le parti politiche in competizione.

   Gli imam musulmani, il clero cattolico e varie altre associazioni che formano la locale società civile hanno implorato un calo della tensione. «Questo aumento di tensione è preoccupante nel periodo pre-elettorale – ha affermato Seydi Gassama, direttore della sezione senegalese di Amnesty International, aggiungendo poi che – la fazione oggi al governo ha reclutato centinaia di giovani nei sobborghi di Dakar e l’opposizione ha fatto lo stesso. Il timore è che alla minima provocazione queste persone si rendano responsabili di ulteriori violenze».

   «Abbiamo il dovere di difenderci – ha eccepito Moussa Taye, consigliere politico di Khalifa Sall -, di recente Les Marrons du feu (gli uomini del servizio d’ordine del presidente Macky Sall), protetti dalla polizia, hanno lanciato pietre contro i manifestanti a Thiaroye. In seguito, nella località di Mbour, gli stessi hanno attaccato gli abitanti del villaggio, cittadini che avevano inscenato una protesta in occasione dell’inaugurazione di una strada alla quale aveva preso parte Macky Sall.»

Les marrons du feu – appellativo derivantegli dal fatto che indossano tutti delle magliette di colore marrone – sono una formazione paramilitare affiliata all’Alleanza per la Repubblica (APR), il partito di Macky Sall, attuale presidente ricandidatosi alla carica. Si tratta di un gruppo costituito nel 2011 dal ministro della gioventù Papa Gorgui Ndong al fine di proteggere gli incontri dell’allora candidato alla presidenza dopo che questi aveva subito un’aggressione.

    Dal 28 gennaio si è attivata la missione degli osservatori dell’Unione europea, che dovrà vigilare sulla regolarità delle prossime consultazioni elettorali. Gli osservatori hanno immediatamente invitato gli esponenti politici locali a mantenere il clima il meno teso possibile evitando il ricorso alla violenza. «È importante consentire la partecipazione degli aventi diritto al voto garantendo loro condizioni di pace e tranquillità», lo ha affermato la spagnola Elena Valenciano, vicesegretario del PSOE e attualmente capomissione in Senegal.

Oggi il confronto politico permane duro, sebbene il partito al potere e quello di opposizione hanno chiesto ai loro attivisti di mantenere la calma. Per il momento le proteste si svolgono nuovamente in modo pacifico, tuttavia sotto la cenere le tensioni covano ancora. I sostenitori del presidente in carica accusano i militanti dell’opposizione di avere messo in scena l’aggressione alla sede Pastef è stato “un saccheggio messo in scena dai militanti stessi di Sonko” per scaricarne la colpa sui loro avversari.

   In Senegal la situazione è confusa. A seguito dell’invalidazione delle candidature presentate da numerosi esponenti dell’opposizione, stabilita dal Consiglio costituzionale il 20 gennaio scorso, gli esclusi – tra cui figurano due tra i principali leader politici, Karim Wade e Khalifa Sall – venticinque di essi hanno preso la decisione coalizzarsi con l’obiettivo di contrastare Macky Sall.

Nel corso della campagna elettorale, però, le frange più radicali di militanti del C25 si sono resi protagonisti di atti di intolleranza e di violenza, e diversi di loro sono stati arrestati della polizia.

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