TERRORISMO, «lista grigia» europea. Algeria inclusa nell’elenco degli Stati ad alto rischio per finanziamenti

La Commissione europea ha inserito ufficialmente il Paese nordafricano nell’elenco di quelli «a elevato rischio in materia di finanziamento del terrorismo e riciclaggio di denaro». La misura, annunciata martedì scorso, imporrà agli Stati membri dell’Unione europea una vigilanza rafforzata nelle transazioni finanziarie con i paesi in essa inclusi al fine di «proteggere il sistema finanziario comunitario»

Bruxelles, 13 giugno 2025 – La decisione dell’esecutivo europeo è stata assunta sulla base di una valutazione approfondita che ha tenuto conto delle informazioni più recenti disponibili, in particolare delle dichiarazioni pubbliche del Gruppo d’azione finanziaria internazionale (GAFI) e dell’elenco da quest’ultimo aggiornato sulle giurisdizioni sottoposte a monitoraggio rafforzato.

MONITORAGGIO RAFFORZATO

Il GAFI aveva già inserito lo Stato nordafricano nella propria lista nell’ottobre scorso, segnalando carenze strategiche nell’ambito della prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo, ma, sebbene il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune avesse garantito i necessari adeguamenti sul piano normativo, inclusa la chiusura del mercato parallelo dei cambi (Square), le riforme promesse non sono ancora state attuate in modo efficace. La Commissione ha inoltre illustrato che la sua decisione si fonda altresì su missioni condotte sul campo e incontri bilaterali avuti nel tempo, che avrebbero confermato l’assenza di sostanziali progressi al riguardo.

SCARSI PROGRESSI

In contemporanea, l’Ufficio per il Controllo dei Beni Esteri (OFAC) del Dipartimento del Tesoro americano ha annunciato sanzioni contro  l’organizzazione non governativa algerina, El Baraka accusata di finanziamenti dei gruppi terroristici come Hamas. El Baraka è anche molto attiva nei campi dei profughi di Tindouf e collegata al Fronte Polisario. Ma da Bruxelles viene fatto pervenire ad Algeri un serio avvertimento, poiché, in assenza di interventi concreti, il maggior produttore di gas naturale dell’Africa rischierà non soltanto una permanenza duratura nella cosiddetta «lista grigia» europea, ma anche un possibile trasferimento nella «lista nera», nella quale si trovano stati quali Iran, Corea del Nord e Myanmar (Birmania).

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