Il capitano Graziani, ufficiale del Corpo degli Arditi arruolatosi volontario e pluridecorato, viene prelevato da un maggiore dei Carabinieri dalla sua postazione presso in prima linea sulle montagne della Carnia per essere condotto a valle dove verrà fucilato con disonore. Perché? Quale grave colpa avrà mai commesso per meritare questo supplizio?
MISSIONE SUICIDA
Lo si apprende dalle pagine appassionate quanto drammatiche del volume di Silvio Villa “Un episodio di guerra, il prezzo del rifiuto”, dove si narra la drammatica vicenda di un uomo, appunto il capitano Graziani, al comando di una compagnia di Alpini, al quale viene perentoriamente ordinato di assaltare le posizioni austriache sul Col di Croce. Ma quella posizione nemica non potrà mai essere conquistata da quella ridotta e male equipaggiata unità, e Graziani, che non è un certo vigliacco, tenta in tutte le maniere di farlo capire al colonnello che comanda il suo reggimento, ma invano. «Signor colonnello – quasi lo supplica -, la posizione non può essere conquistata, la roccia è a tal punto scoscesa da essere praticamente perpendicolare… e poi, come possiamo farlo noi, che siamo una sola compagnia di duecento uomini!»
«ESEGUITE L’ORDINE SENZA DISCUTERE!»
Il capitano degli arditi è consapevole del destino al quale andrebbe incontro assieme ai suoi uomini qualora desse l’assalto alle linee nemiche in quel contesto e in quelle condizioni. «Signor colonnello – insiste disperato -, gli austriaci hanno dieci linee di reticolati, mentre la nostra compagnia dispone soltanto di mezza dozzina di cesoie…». Dalle retrovie, la risposta che giunge dal colonnello è perentoria quanto agghiacciante: «dovete eseguire l’ordine senza discutere!». Graziani contravverrà a quell’ordine insensato e per questo verrà sommariamente passato per le armi con l’accusa di insubordinazione. Lui, al pari di molti altri militari del Regio Esercito privi di alcuna colpa che nel corso della Prima guerra mondiale furono fucilati, a volte per decimazione, per «dare l’esempio agli altri» affinché il fronte non si sfaldasse a causa della paura, della stanchezza e delle privazioni dei soldati.
NOMI INCISI SUL FREDDO MARMO BIANCO
“Un episodio di guerra: il prezzo del rifiuto” è una lucida denuncia degli orrori della guerra, con tutto il suo corollario di follie e di eccessi, una carneficina che inesorabilmente travolge tutto e tutti, anche coloro i quali non c’entrano nulla, anche le persone di buon senso, poiché, quelli incisi nel freddo marmo bianco dei monumenti ai caduti di tutte le guerre presenti in ogni piazza di ogni città, non sono soltanto nomi, bensì vite spezzate. Un’opera, quella del Villa, che induce dunque a una profonda riflessione a beneficio della memoria collettiva. Non è un caso, quindi, che essa sia stata presentata nel corso di un convegno che ha avuto luogo a Roma, presso la locale sede del Fogolâr furlan, in concomitanza con la Giornata della Memoria, un evento al quale hanno presso parte Francesco Pittoni (presidente dell’associazione dei friulani nella Capitale), Franco Corleone (già senatore della Repubblica) e Guido Crainz (professore e storico); nell’occasione, alcuni passi del volume sono stati letti dall’attrice Tiziana Bagatella.
RIPARARE FINALMENTE I TORTI DEGLI INNOCENTI
Oggi in Italia non esiste ancora una legge della Repubblica che tuteli almeno la memoria di quei morti ammazzati in massa senza che avessero colpa, fucilati durante la Prima guerra mondiale. Una grave lacuna che dovrebbe venire colmata. A riparare quei torti, ma soltanto in parte, dal 2021 ha provveduto una legge regionale del Friuli Venezia Giulia, che riabilita tutti i militari passati sommariamente per le armi «per dare l’esempio» sul proprio territorio. Un primo passo, forse.