ISRAELE, politica e società. Polarizzazione e rischi tenuta democratica: tra disobbedienza civile e guerra civile

A seguito delle ultime dinamiche avviatesi a seguito dell’insediamento del governo di destra presieduto dal leader del Likud, Benjamin Netanyahu, esecutivo sostenuto anche da formazioni politiche dell’estrema destra, l’opinione pubblica israeliana si è spaccata su alcuni aspetti essenziali dell’assetto istituzionale del proprio Stato, oggi divenuto oggetto di riforma da parte del nuovo governo in carica

Ad avviso di Donniel Hartman, Yossi Klein Halevi ed Elana Stein Hain, dello Shalom Hartman Institute, il crescente livello di polarizzazione politica e sociale che caratterizza questa fase dell’esistenza dello Stato ebraico potrebbe condurre a un punto di non ritorno.

VERSO UN PUNTO DI NON RITORNO?

Infatti, a seguito delle ultime dinamiche avviatesi a seguito dell’insediamento del governo di destra presieduto dal leader del Likud Benjamin Netanyahu, esecutivo sostenuto anche da formazioni dell’estrema destra ebraica, l’opinione pubblica israeliana si è spaccata su alcuni aspetti essenziali dell’assetto istituzionale del proprio Stato, oggi divenuto oggetto di riforma da parte del nuovo governo in carica. Temi quale la Giustizia e l’esercizio di essa, ma anche rivisitazioni di competenze e autorità come quella sulle forze armate israeliane nei Territori palestinesi, vengono ritenuti a tal punto delicati da rendere addirittura possibile una frattura intestina al Paese.

CENTOMILA ISRAELIANI IN PIAZZA PER PROTESTA

Il momento è critico e cruciale al medesimo tempo, asseriscono gli analisti dell’Hartman Institute, e la riprova la si sarebbe rinvenuta nella oceanica manifestazione di protesta che ha avuto luogo a Tel Aviv due giorni fa, quando 100.000 persone sono scese in piazza per manifestare contro la temuta revisione del sistema giudiziario voluta da Netanyahu e dai partiti che assieme al suo hanno raggiunto la maggioranza dei seggi alla Knesset che ha consentito la formazione di questo esecutivo. L’opposizione afferma a gran voce che la riforma tende a indebolire l’indipendenza della magistratura.

PORSI UN INTERROGATIVO

Ora, l’interrogativo è se questa frattura in seno alla società israeliana potrà avvitarsi in qualcosa di irreparabile, una deriva che elevi la polarizzazione in atto nel Paese a un livello critico. Insomma, il punto di non ritorno, con il passaggio dalla disobbedienza civile a forme di guerra civile, qualcosa di più violento e lacerante rispetto a quanto Israele, in vario modo, ha avuto modo di vivere sulla propria pelle in passato. I rischi della tenuta democratica ai quali si trova esposto oggi lo Stato ebraico, le fratture intestine e le ragioni che spingono ormai da settimane migliaia di cittadini israeliani a scendere in piazza per manifestare contro il governo in carica, sono gli argomenti affrontati nella discussione che ha visto protagonisti i tre analisti dell’Hartman Institute, dibattito che è possibile ascoltare connettendosi al seguente link: https://www.timesofisrael.com/spotlight/between-civil-disobedience-and-civil-war/?utm_source=The+Daily+Edition&utm_campaign=daily-edition-2023-01-22&utm_medium=email

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