ECONOMIA, legge di bilancio. Problema: «Super Mario» rimarrà impantanato nella palude della politica?

Tra ministri tecnici e interessi variegati e frammentati, in Parlamento e nei suoi corridoi si gioca la partita economica italiana; tuttavia (almeno per quest’anno) il risultato di essa sembrerebbe già scritto: i partiti che appoggiano l’esecutivo guidato da Draghi voteranno una «finanziaria di transizione» che in parte li salvaguardi. Ma, allora a cosa serve il «Governo dei migliori»?

Nel 2022 il totale della spesa pubblica sarà pari a 976 miliardi di euro a fronte di un gettito nelle casse dello Stato italiano pari a 893 miliardi, è su queste cifre che inciderà la legge di bilancio approvata dal Consiglio dei ministri e che il Parlamento della Repubblica dovrà a breve votare. Ma questo in assenza della «madre di tutte le riforme», cioè la ristrutturazione del bilancio pubblico dal lato delle entrate e delle uscite.

DATI ALLA MANO…

Il prossimo anno il  Paese dovrà dunque farsi carico di quasi 90 miliardi di deficit pubblico, che comporterà l’accumulazione di ulteriore debito e una manovra di bilancio ammontante grossomodo a 23 miliardi. Di queste risorse 8 miliardi (0,4% del prodotto interno lordo) verranno stanziati per la riduzione delle imposte a lavoratori e imprese (Irpef e cuneo fiscale contributivo), mentre gli altri 15 forniranno la copertura a provvedimenti di spesa, in parte corrente, che rifinanzieranno spese previste in leggi in scadenza alla fine del 2021.

Secondo l’opinione del professor Mario Baldassarri, già viceministro dell’Economia e attualmente presidente del Centro studi economia reale, «dal punto di vista quantitativo la “riforma fiscale” muove ben poco e quindi è abbastanza difficile definirla una manovra di rilancio e sostegno della crescita».

UNA LEGGE DI BILANCIO «ORDINARIA»

Infatti, numeri alla mano la manovra del Governo Draghi muove, sì e no, l’1,2% del Pil. Baldassarri – intervenuto come ogni lunedì mattina alla trasmissione “Capire per conoscere”, condotta da Claudio Landi su Radio Radicale – ha aggiunto che con questi numeri se crescita ci sarà, essa sarà limitata allo 0,2 per cento. «In realtà, tutto è rinviato alle riforme strutturali che devono accompagnare questa manovra, perché non si può definire “riforma fiscale” l’allocazione di quegli 8 miliardi della manovra».

Dunque, quella che si appresta ad approvare il Parlamento sarà una legge di bilancio tutto sommato «ordinaria», poiché «non realizza una ristrutturazione del bilancio pubblico, così come aveva chiesto a maggio il Governatore della Banca d’Italia Visco».

DRAGHI NEL PANTANO DEI PARTITI

La materia è senza dubbio complessa e, inoltre, tutto passerà al vaglio del Parlamento che dovrà dare la sua approvazione. «A questo punto – ha affermato Baldassarri -, il Presidente Draghi dovrà operare attraverso provvedimenti “di accompagnamento” che definiscano le riforme strutturali nell’arco dei prossimi tre o quattro anni», quindi scollegandosi dal bilancio dello Stato, che è su base triennale. «Nel quadro programmatico che il Governo ha delineato nella legge di bilancio per il 2022 le riforme strutturali sono sostanzialmente assenti».

«Una situazione preoccupante – ha egli sottolineato -, poiché la Commissione europea difficilmente potrà considerare come riforme quelle appena abbozzate nella legge di bilancio italiana, tenuto bene in conto che tutti i fondi del Programma nazionale di ripresa e resilienza sono legati, sì alla realizzazione dei progetti, ma anche al varo delle riforme».

FUNESTI PRESAGI

E allora? Se non le vara adesso un esecutivo come quello guidato da Mario Draghi, chi mai lo potrà fare in futuro? Sulla base dei presupposti alla sua formazione, le funzioni fondamentali di questo esecutivo dovrebbero essere quelle dell’efficace contrasto alla pandemia e dell’avvio del PNRR, però, alla luce degli ultimi sviluppi, essendo  la legge di bilancio direttamente incidente rispetto al conseguimento del secondo obiettivo, l’interrogativo è su cosà potrà accadere nel prossimo futuro.

Bisogna riflettere sul fatto che tra due o tre anni la Banca centrale europea cesserà di acquistare titoli di Stato e, contestualmente, ci si attende che aumentino i i tassi di interesse, anche a causa della crescita dell’inflazione, una congiuntura che coglierà il Paese con un debito pubblico ancora a quasi il 150% del Pil, restando pericolosamente esposto alle conseguenti mutevoli condizioni dei mercati finanziari internazionali.

TUTTI «APPESI» ALLA POLITICA

«Il nodo della questione è la riforma fiscale – ha chiarito Baldassarri -, che dovrebbe muovere una quantità di risorse sufficiente a stimolare realmente la crescita economica del Paese, ma per esserlo dovrebbe ammontare a cinquanta miliardi di euro», cioè, la sola riforma fiscale dovrebbe ammontare al doppio dell’attuale manovra di bilancio.

Esiste poi una seconda condizione, quella che una manovra di tali dimensione non può venire varata in deficit, poiché dovrà trovare delle coperture finanziarie, ed è proprio qui che emergono i contrasti politici nella maggioranza che sostiene il Governo, nei luoghi di rinvenimento dei fondi necessari all’abbassamento delle tasse. «Logica vorrebbe che essi venissero rinvenuti in tutti quei capitoli relativi finanziati con erogazioni “a pioggia”, tax expenditure e così via, un’azione che, però, andrebbe a toccare i nervi sensibili della politica italiana, di lobby e logge trasversali che fino a oggi hanno impedito a tutti i governi di questa Repubblica di varare una riforma fiscale seria».

A384 – ECONOMIA, LEGGE DI BILANCIO: «SUPER MARIO» RIMARRÀ IMPANTANATO NELLA PALUDE DELLA POLITICA? Tra ministri tecnici e interessi variegati e frammentati, in Parlamento e nei suoi corridoi si gioca la partita economica italiana; tuttavia (almeno per quest’anno) il risultato di essa sembrerebbe già scritto: i partiti che appoggiano l’esecutivo guidato da Draghi voteranno una «finanziaria di transizione» che in parte li salvaguardi. Ma, allora a cosa serve il «Governo dei migliori»?
Una preoccupazione della quale hanno discusso nel corso della trasmissione “Capire per conoscere”, andata in onda lunedì 1 novembre 2021 sulle frequenze di Radio Radicale, che ha visto la partecipazione del professor MARIO BALDASSARRI (già viceministro dell’Economia e attualmente presidente del Centro studi economia reale) e CLAUDIO LANDI (giornalista, conduttore della trasmissione).
Nel 2022 il totale della spesa pubblica sarà pari a 976 miliardi di euro a fronte di un gettito nelle casse dello Stato italiano pari a 893 miliardi, è su queste cifre che inciderà la legge di bilancio approvata dal Consiglio dei ministri e che il Parlamento della Repubblica dovrà a breve votare. Ma questo in assenza della «madre di tutte le riforme», cioè la ristrutturazione del bilancio pubblico dal lato delle entrate e delle uscite. Tuttavia, ad avviso di Baldassarri il nodo della questione è proprio questo, una riforma strutturale che dovrebbe muovere una quantità di risorse sufficiente a stimolare realmente la crescita economica del Paese, ma per farlo dovrebbe ammontare a cinquanta miliardi di euro», cioè, il doppio dell’attuale manovra di bilancio.
Nel corso della trasmissione è stato affrontato anche il tema relativo al vertice mondiale del G20 che aveva avuto luogo a Roma nel fine settimana precedente.
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