CONFLITTI, Israele-Iran. L’attacco alla petroliera Mercer Street: ora si attende la risposta dello Stato ebraico; i dubbi sollevati su questa eventualità

La necessità o meno di una guerra navale tra Israele e Iran, nonché la sua eventuale concreta efficacia, è un tema che ha generato disaccordi tra gli esperti di Difesa e Sicurezza e le Istituzioni competenti in tali materie. Pertanto – sostiene il professor Ely Karmon dell’IDC di Herzliya - «al momento l'enfasi dovrebbe venire concentrata sull'azione politica, impedendo ovviamente al contempo alle Guardie rivoluzionarie di portare a termine altri attacchi

Prosegue la guerra non dichiarata e senza esclusione di colpi combattuta (anche) nelle acque dell’Oceano Indiano, stavolta a nord dell’isola omanita di Masirah, dove si è consumato l’ultimo episodio di rilievo in ordine di tempo, cioè l’attacco compiuto nella notte tra giovedì e venerdì scorsi ai danni della petroliera Mercer Street, nave battente bandiera liberiana che è stata successivamente scortata da unità della marina militare statunitensi nel porto di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti.

Israele non ha avuto dubbi in merito alle responsabilità dell’azione portata a termine mediante il ricorso a due «droni kamikaze»: sono stati gli iraniani. L’attacco ha provocato la morte di due membri dell’equipaggio della petroliera, un marittimo britannico e un rumeno.

IN ATTESA DELLA RISPOSTA DI ISRAELE

Al riguardo, il premier israeliano Naftali Bennett ha dichiarato che «Israele si aspetta che la comunità internazionale chiarisca al regime iraniano che ha commesso un grave errore e, in ogni caso, sapremo noi come trasmettere il messaggio a Teheran».

Dal canto suo, nella serata di venerdì il ministro della difesa Benny Gantz ha convocato una conferenza urgente che ha visto la partecipazione del capo di stato maggiore, il generale Aviv Kochavi, oltre ad altri ufficiali, nel corso della quale sono state analizzate le possibili forme di «risposta appropriata» all’attacco subito.

Va rilevato che quello del 30 luglio è stato il primo caso di attacco effettuato contro una nave mediante il ricorso un sistema a pilotaggio remoto (SAPR, o più comunemente drone) «suicida» e, secondo gli analisti della materia, l’evento sarebbe indice di una nuova dimensione dello scontro bellico.

UNA NUOVA DIMENSIONE DEL CONFLITTO

Intanto si è trattato del primo attacco diretto con droni armati effettuato dagli iraniani ai danni di una nave mercantile israeliana, un’azione portata a termine grazie alla concomitante partecipazione di altri velivoli a pilotaggio remoto in supporto a quelli «suicidi», macchine la cui presenza è stata confermata anche da un rapporto reso pubblico dalla società di intelligence marittima privata Dryad Global, che le aveva rilevate in prossimità della petroliera prima dell’attacco.

Secondo fonti della Repubblica Islamica, la nave israeliana sarebbe stata attaccata in rappresaglia allo strike dell’aeronautica militare israeliana del 22 luglio scorso contro le basi delle Guardie rivoluzionarie iraniane situate a Qusayr, località della Siria occidentale situata a 25 chilometri da Aleppo, operazione nel corso della quale alcuni pasdaran erano rimasti uccisi.

Sempre nella stessa sera dell’attacco alla Mercer Street anche un’altra nave mercantile, stavolta un’unità saudita che incrociava nelle acque del Mar Rosso, sarebbe stata attaccata da droni armati teleguidati dai ribelli yemeniti Houthi sostenuti dall’Iran.

LA STRANA ENFASI DI GERUSALEMME SULLA RITORSIONE

Di seguito il commento espresso dal professor Ely Karmon, Senior Research Scholar, International Institute for Counter-Terrorism (ICT), Interdisciplinary Center (IDC), Herzliya, Israel – L’Iran ha attaccato la nave Mercer Street nel Golfo di Oman nella notte tra giovedì e venerdì. Questa nave non ha niente a che vedere con Israele, poiché si tratta di una petroliera battente bandiera liberiana appartenente a una compagnia britannica che opera a Monaco, petroliera noleggiata a una compagnia giapponese e al suo partner commerciale, l’israeliano Eyal Ofer, allo scopo di effettuare un trasporto di petrolio dagli Emirati Arabi Uniti alla Tanzania.

La Mercer Street, precedentemente salpata da Dar es Salaam, stava facendo rotta verso Fujairah. Eyal Ofer, che vive a Londra, è titolare di un impero ammontante a decine di miliardi di dollari, appare dunque strano che il ministro della difesa israeliano Gantz e quello degli esteri Lapid abbiano fretta di discutere riguardo a una «risposta appropriata» da dare alla mossa aggressiva iraniana.

La necessità o meno di una guerra navale tra Israele e Iran, nonché la sua eventuale concreta efficacia, è un tema che ha generato disaccordi tra gli esperti di Difesa e Sicurezza e le Istituzioni competenti in tali materie. Pertanto, l’enfasi al momento dovrebbe venire concentrata sull’azione politica, questo mentre si chiede alla comunità internazionale, in particolare alla Regno Unito e al Giappone, non soltanto di condannare l’attacco, ma anche di adottare misure che garantiscano che gli iraniani frenino le loro Guardie rivoluzionarie nelle loro attività navali e in altre attività terroristiche.

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Iran attacked the ship Mercer Street in the Gulf of Oman on the night between Thursday and Friday. This ship has nothing to do with Israel. The ship, a tanker carrying the Liberian flag, belongs to a British company operating in Monaco, was leased to a Japanese company and its partner, the Israeli Eyal Ofer, to transport oil from the Emirates to Tanzania.

The ship made its way from Dar es Salaam to Fujairah. Eyal Ofer has an empire of tens of billions of dollars and lives in London. It is therefore  strange that Israeli Defense Minister Benny Gantz and Foreign Minister Yair Lapid are in hurry to discuss an «appropriate response» to the Iranian aggressive move.

The naval war between Israel and Iran has led to disagreements between experts and the security establishment regarding its necessity or effectiveness.

Therefore, the emphasis at the moment should be on political action while demanding from the international community, and especially from Britain and Japan, not only to condemn, but also to take measures to ensure that the Iranians curb the Revolutionary Guards in their naval, and other, terrorist activities.

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