MEDIO ORIENTE, guerra a Gaza. La Corte di Giustizia dell’Onu ordina nuovamente a Israele di fermare l’offensiva

Secondo le Nazioni Unite, il rischio che un proseguimento dell’attacco a Rafah comporterebbe sarebbe «immenso per la popolazione che ha cercato rifugio nella città meridionale della striscia di Gaza». Tuttavia, la stessa Corte non ha chiesto la cessazione della più ampia offensiva delle forze armate dello Stato ebraico nel resto del Territorio palestinese

a cura di Shorsh Surme, pubblicato da “Panorama Kurdo” il 26 maggio 2023, https://www.panoramakurdo.it/2024/05/26/gaza-la-corte-di-giustizia-onu-torna-a-ordinare-lo-stop-a-israele/ La Corte di Giustizia delle Nazioni Unite ha ordinato a Israele di arrestare la sua offensiva a Rafah, evocando un «rischio immenso» per la popolazione di centinaia di migliaia di palestinesi che hanno cercato rifugio nella città meridionale della striscia di Gaza. Tuttavia, la Corte non ha però chiesto la cessazione della più ampia offensiva condotta dalla forze armate dello Stato ebraico nel resto del Territorio palestinese.

L’ORDINE DELL’ONU

È la terza volta quest’anno in cui la giuria formata da quindici giudici ha emesso ordini preliminari per contenere il bilancio delle vittime e creare percorsi per l’invio di maggiori quantità di aiuti umanitari a Gaza. Allo Stato di  Israele è stato ordinato di «bloccare immediatamente la sua offensiva militare e qualsiasi altra azione intrapresa nel governatorato di Rafah, che rischierebbe di infliggere ai palestinesi di Gaza condizioni di vita in grado di portare al loro annientamento fisico totale o parziale». In risposta alla sentenza della Corte, mediante una dichiarazione ufficiale, Gerusalemme ha reso noto che il Paese intende proseguire con la sua offensiva nella città palestinese. «Israele non ha portato avanti e non porterà avanti attività militari nell’area di Rafah che creino condizioni di vita che potrebbero portare alla distruzione della popolazione civile palestinese, in tutto o in parte», afferma il comunicato diffuso dall’esecutivo presieduto da Benjamin Netanyahu.

MARGINI DI AMBIGUITÀ

Yuval Shany, docente universitario esperto di diritto internazionale e membro senior dell’Israel Democracy Institute, al riguardo afferma che la sentenza della Corte lascia un margine di notevole ambiguità che potrà mettere Israele nella sostanziale condizione di proseguire nella sua offensiva contro Hamas. Il presidente della Corte DI Giustizia dell’Onu, Nawaf Salam, ha dal canto suo osservato che le misure provvisorie ordinate all’inizio di quest’anno «non hanno inciso adeguatamente sulla situazione nella striscia di Gaza» e che le condizioni, in particolare a Rafah, sono peggiorate. Salam, citando un rapporto del Fondo internazionale per l’infanzia delle Nazioni Unite secondo il quale circa la metà degli 1,2 milioni di palestinesi rifugiatisi a Rafah sono bambini, ha ammonito che «le operazioni militari comporteranno la cessazione dei pochi servizi di base erogati e delle infrastrutture di cui hanno bisogno i palestinesi per sopravvivere».

PRESSIONI SU ISRAELE

Oltre a chiedere all’esercito israeliano di cessare immediatamente le operazioni militari a Rafah, la Corte di Giustizia internazionale ha ordinato allo Stato ebraico di mantenere aperto il valico di frontiera di Rafah con l’Egitto al fine di consentire il transito dei convogli recanti gli aiuti umanitari diretti alla popolazione palestinese e, inoltre, di permettere agli organi investigativi delle Nazioni Unite l’accesso nella stirscia di Gaza, in modo che possano portare a termine una indagine conoscitiva raccogliendo eventuali prove in sostegno all’accusa di genocidio lanicata dal Sud Africa. Infine la Corte di Giustizia ha ordinato a Israele di presentare entro un mese un rapporto nel quale dovranno venire forniti i dettagli relativi alle misure adottate allo scopo di adempiere agli ordini emanati dalla Corte medesima.

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