Venti donne, delle quali otto madri di famiglia, e trenta bambini farebbero parte del primo gruppo di ostaggi segregati nella striscia di Gaza che Hamas sarebbe disposto a rilasciare sulla base dell’accordo che l’organizzazione islamista radicale palestinese e Israele hanno raggiunto grazie alla mediazione di Stati Uniti, Egitto e Qatar.
I TERMINI DELL’ACCORDO
Per quanto concerne invece i sequestrati di cittadinanza non israeliana, essi dovrebbero venire rilasciati sulla base di accordi raggiunti da Hamas con i rispettivi Stati di appartenenza. Hamas, che non ha il controllo di tutti gli ostaggi sequestrati nel corso dell’attacco terroristico del 7 ottobre, si sarebbe impegnato ad attivarsi per localizzarne il maggior numero possibile. Queste persone sono infatti nelle mani di diversi gruppi armati, in particolare della Jihad islamica palestinese (PIJ), organizzazione filoiraniana presente nella striscia di Gaza.
PAUSA NEI COMBATTIMENTI
L’accrodo stabilisce una pausa nei combattimenti della durata di quattro giorni, periodo nel corso del quale le forze armate dello Stato ebraico permarranno sulle loro posizioni nel nord della Striscia. Inoltre, sempre durante i giorni di tregua, sia l’esercito israeliano che lo Shin Bet (servizio di intelligence interna) sospenderanno i voli dei loro velivoli a pilotaggio remoto (droni) sulla Striscia per sei ore al giorno, periodo durante il quale ovviamente le forze di difesa e le strutture della sicurezza dello Stato ebraico faranno ricorso ad altri strumenti di intelligence al fine di salvaguardare l’incolumità dei militari di Tsahal. Confermato altresì il transito dal valico di confine di Rafah (con l’Egitto) degli autocarri carichi di carburante.
LA CONTROPARTITA PRETESA DA HAMAS
Quale contropartita per il rilascio degli ostaggi, Hamas ha preteso la scarcerazione di un notevole numero di palestinesi detenuti in Israele (dai 150 ai 300), ma Gerusalemme non farà comunque uscire di prigione quelli condannati per omicidio. Durqnte la tregua non sarà poi consentito alla popolazione civile di Gaza sfollata e attualmente nella parte meridionale della Striscia di fare ritorno nelle loro zone di origine al nord. Immediatamente dopo la fine del cessate il fuoco le forze armate israeliane riprenderanno i combattimenti. Il primo ministro dello Stato ebraico ne ha poi sottoposto i termini al proprio governo per l’approvazione. L’esecutivo di emergenza nazionale presieduto da Benjamin Netanyahu, che conta trentotto elementi, ha i numeri per dare via libera all’accordo, questo malgrado l’opposizione dei partiti sionista-religioso di Bezalel Smotriche e di estrema destra Otzma Yehudit di Itamar Ben-Gvir.
IL VOTO DEL GABINETTO DI GUERRA A GERUSALEMME
Infatti, queste due formazioni poste all’estrema destra del quadro politico israeliano (risultate fondamentali al raggiungimento della maggioranza per la coalizione che ha portato alla fomazione dell’esecutivo presieduto da Netanyahu), nell’attuale situazione del Gabinetto di guerra non sono più determinanti al raggiungimento di una maggioranza, poiché il sostegno all’accordo verrebbe espresso dal Likud (19 voti), dal Partito di Unità nazionale (5 voti, formazione nata dall’unione di Tikva Hadasha di Gideon Sa’ar e Kahol Lavan di Benny Gantz) e dallo Shas (partito ultraortodosso di raccolta principalmente dei sefarditi e mizrahì); anche il partito Ebraismo della Torah Unito (Yahadut HaTora HaMeuhedet, 2 voti) potrebbe sostenere l’accordo.
OTTIMISMO DEL CAIRO
In serata fonti ufficiali del Cairo hanno confermato che sono a buon punto le trattaive per l’accordo per una tregua nella striscia di Gaza e il rilascio di donne e bambini israeliani in cambio di donne e bambini detenuti nelle carceri israeliane, accordo raggiunto, tali fonti sottolineano, grazie agli sfrozi profusi da Egitto, Stati Uniti d’America e Qatar.